Image Cross Fader Redux
Ciascuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo (P. G. Vannucci OSM)

Una passo del Vangelo per te

UN PASSO DEL VANGELO PER TE
Visualizzazione post con etichetta Vite straordinarie. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Vite straordinarie. Mostra tutti i post

Gesù rivela a Catalina Rivas come chiedere grazie

Chi è Catalina Rivas?
Catalina vive a Cochabamba, in Bolivia. Dall'ottobre 1994, ogni Venerdì Santo Catalina porta su di sé le stigmate del Signore. Nella prima metà degli anni 90, mentre si trovava in pellegrinaggio a Conyers, negli Stati Uniti, ebbe la visione della Croce di Cristo avvolta da una grande luce e fu pervasa da un travolgente desiderio di offrire sé stessa e la sua vita al Signore. Ella vide "quattro raggi di luce che uscivano dalle mani, dai piedi e dal costato di Gesù Crocifisso", che le penetrarono come saette nelle mani, nei piedi e nel proprio cuore. In questo modo Catalina fu "chiamata a condividere la passione di Gesù", che successivamente iniziò anche a comunicarle gli insegnamenti da trasmettere al mondo intero.
I dialoghi che seguono sono tratti da alcuni libri che raccolgono tutti gli insegnamenti trasmessi da Gesù a Catalina.
Il 2 aprile 1998 queste pubblicazioni ricevettero l’imprimatur dell’Arcivescovo di Cochabamba, Mons. René Fernàndez Apaza, il quale scrive: "Abbiamo letto i libri di Catalina e siamo sicuri che il loro unico obbiettivo è quello di condurci tutti attraverso la strada dell’autentica spiritualità, la cui fonte è il Vangelo di Cristo. Per questo, autorizzo la loro stampa e diffusione, raccomandandoli come testi di meditazione e orientamento spirituale, al fine di ottenere molti frutti per il Signore che ci chiama a salvare anime, mostrando loro che Egli è un Dio vivo, pieno di amore e misericordia".

Biografia breve di Gabrielle Bossis

Gabrielle Bossis (Nantes: 1874 - 1950) apparteneva alla nobiltà francese e non le mancavano i mezzi per vivere secondo le sue inclinazioni e i suoi talenti. Si dedicò alla musica, al teatro e alle belle lettere. Era amante della caccia, dello sport, delle danze e dei viaggi. Ciò nonostante si mantenne fervente, umile e amante di Dio e tutte le sue attività ebbero come scopo il bene della società.
Nel periodo tra le due guerre mondiali, si dedicò alla composizione di drammi e commedie per divertire ed edificare la gente con temi di vita cristiana vissuta. La sua compagnia teatrale in giro per la Francia le portò tale fama, che una volta ebbe un rammarico: “Se avessi fatto del cinema, invece che teatro, chissà quale fama a quest’ora...”. Una Voce l’interruppe: “Tu appartieni esclusivamente a me”.
Il suo confessore scoprì le virtù nascoste in quell'anima semplice e a più riprese cercò di suggerirle la vita consacrata in un convento, ma Gabrielle non si arrese mai a una vocazione a cui non si sentiva chiamata, come si oppose decisamente a ogni proposta di matrimonio. Era stata chiamata da Dio a una vita di santità cui sono invitati tutti, non solo i religiosi, ma anche i laici.
Qualche rara volta durante la gioventù fu sorpresa da una voce misteriosa che la lasciava titubante, ma non essendone sicura, non ci badava.

Lui e io: diario spirituale di Gabrielle Bossis

Il diario spirituale di Gabrielle Bossis è un dialogo permanente d’amore tra Gesù e Gabrielle; in questo rapporto confidenziale risalta tutta la bellezza e la delicatezza insite nel desiderio di Cristo di unirsi spiritualmente con le sue creature.
La ricorrente “sete” d'amore da parte di Dio nei confronti delle anime viene qui esaltata dalle continue manifestazioni d'amore di Gesù nei confronti di Gabrielle.
L'attenzione di Dio verso ognuno di noi è sempre mirata e personale, non è mai casuale o generica e nessuno di noi è uno qualsiasi per lui. Non è un caso il titolo del diario "Lui e io", e in questo “io” ciascuno di noi può riconoscere se stesso come unico e irripetibile: unicamente cercato, unicamente amato.
Il diario di Gabrielle Bossis inizia nel 1936, con i dialoghi trascritti sul transatlantico che la portava in Canada per una tournée teatrale. Sono pagine che donano l’emozione di poter ascoltare la Voce di Cristo, che giunge con la nobiltà di un Mistero sacro rappresentato con semplice essenzialità.

"Il diario spirituale di Gabrielle Bossis inviterà i lettori a entrare nell'intimità del Signore, che parla a coloro che sanno ascoltare".
(San Giovanni Paolo II)

Biografia del Santo Padre Francesco

Il primo Papa giunto dalle Americhe è il gesuita argentino Jorge Mario Bergoglio, 76 anni, arcivescovo di Buenos Aires dal 1998. È una figura di spicco dell’intero continente e un pastore semplice e molto amato nella sua diocesi, che ha girato in lungo e in largo, anche in metropolitana e con gli autobus.
«La mia gente è povera e io sono uno di loro», ha detto una volta per spiegare la scelta di abitare in un appartamento e di prepararsi la cena da solo. Ai suoi preti ha sempre raccomandato misericordia, coraggio e porte aperte. La cosa peggiore che possa accadere nella Chiesa, ha spiegato in alcune circostanze, «è quella che de Lubac chiama mondanità spirituale», che significa «mettere al centro se stessi». E quando cita la giustizia sociale, invita a riprendere in mano il catechismo, i dieci comandamenti e le beatitudini. Nonostante il carattere schivo è divenuto un punto di riferimento per le sue prese di posizione durante la crisi economica che ha sconvolto il Paese nel 2001.
Nella capitale argentina nasce il 17 dicembre 1936, figlio di emigranti piemontesi: suo padre Mario fa il ragioniere, impiegato nelle ferrovie, mentre sua madre, Regina Sivori, si occupa della casa e dell’educazione dei cinque figli.
Diplomatosi come tecnico chimico, sceglie poi la strada del sacerdozio entrando nel seminario diocesano. L’11 marzo 1958 passa al noviziato della Compagnia di Gesù. Completa gli studi umanistici in Cile e nel 1963, tornato in Argentina, si laurea in filosofia al collegio San Giuseppe a San Miguel. Fra il 1964 e il 1965 è professore di letteratura e psicologia nel collegio dell’Immacolata di Santa Fé e nel 1966 insegna le stesse materie nel collegio del Salvatore a Buenos Aires. Dal 1967 al 1970 studia teologia laureandosi sempre al collegio San Giuseppe.

La preghiera di lode, di adorazione e di contemplazione del Volto glorioso di Cristo

La preghiera è l’occasione di scoprire le qualità e la vita stessa di Dio.
“Il Signore sarà con voi, se voi sarete con lui; se lo ricercherete, si lascerà trovare da voi, ma se lo abbandonerete, vi abbandonerà” (2Cronache 15,2).
“Di questo il Signore ha parlato quando ha detto: A chi si avvicina a me mi mostrerò santo” (Levitico 10,3).
“Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Giovanni 14,21).
Perciò, quando il tuo cuore si interessa delle qualità trascendenti di Dio e si avvicina a lui mediante la preghiera, tu cominci a gustare il sapore divino. Ogni volta che ti viene rivelata una nuova qualità divina, ne ricevi qualcosa; perché Dio non ti si manifesta attraverso una conoscenza teorica, bensì attraverso la comunicazione misteriosa di una potenza divina. Durante la preghiera Dio libera il tuo cuore dal fitto velo della ragione umana e ti rivela il suo disegno, l’economia secondo la quale egli guida la creazione intera e la tua stessa vita attraverso i vari avvenimenti e il succedersi degli anni. Ne riceverai allora una chiara percezione delle qualità di Dio, ma mediante un’intuizione interiore accompagnata da una comunicazione di potenza. Allora tu gusti Dio e lo assapori, così come puoi assaporare un favo di miele. Se il miele, che pur è deperibile, ha la proprietà di rianimare il corpo, quanto più Dio non infiammerà il tuo essere interiore? Sentirai allora il fuoco di Dio ardere in te, ora per purificarti, ora per consolarti e rallegrarti, ora per suscitare in te un desiderio ardente del regno, ora per spingerti all'azione e al dono di te stesso.

"Come si fa a pregare" di Benoît Standaert

Inizia qui la pubblicazione a capitoli dell'opera di Benoît Standaert "Come si fa a pregare".
Vi propongo questa lettura perché, al pari dell'opera di Matta el Meskin "Consigli per la preghiera", anche quest'opera di Benoît Standaert potrà essere di nutrimento per molte anime. Entrambi gli autori possiedono il grande dono di saper arrivare diretti al cuore, entrando nel merito della preghiera per mezzo di parole semplici, comprensibili da chi ha in cuor suo il desiderio autentico d'intrattenersi intimamente con Dio.

Introduzione

Il dono della preghiera
(Sulla soglia)
Signore, insegnaci a pregare: tutto ha inizio con questa umile richiesta. Noi non riusciamo a pregare, dobbiamo imparare a farlo. E nessuno è in grado di insegnarci, all'infuori del Signore. I discepoli vedevano Gesù pregare. Una volta, quando ebbe finito, gli chiesero: «Signore, insegnaci a pregare». In cosa precisamente consisteva la preghiera di Gesù? E cos'è la preghiera in sé? Dobbiamo ammettere di non saperlo: la preghiera come tale ci è sconosciuta. Chi vuole pregare, si trova innanzi tutto di fronte a una realtà inafferrabile. La via della preghiera comincia nell'oscurità, si avanza a tentoni.

La preghiera per gli altri è una grave responsabilità

La necessità della preghiera viene sentita in tre gradi diversi: all'inizio, avverti tale necessità come un atto di fedeltà, la fedeltà del servo nei confronti del suo padrone o del suo creatore. Gli rendi grazie, lo lodi e lo glorifichi in risposta ai benefici che hai ricevuto da lui. Senti che è dalla sua mano che ricevi ogni cosa e che è a lui che devi ridare tutto (cfr. 1Cronache 29,14). È per questo che è grave smettere di pregare. Il servo può forse smettere di essere fedele e restare ancora nella casa del padrone?
Se progredisci nella preghiera, ne percepisci meglio l’essenza stessa, in quanto essa esprime la relazione vivificante che ti unisce al tuo Signore. Se preghi, tu vivi della vita di Dio, se invece trascuri la preghiera, non vivi più che per te stesso e non ricevi in te i segni manifesti della vita divina.
Se all'inizio, dunque, la preghiera esprime la fedeltà del servo, in seguito essa diventa un segno di vita eterna. Se poi continui a progredire nella preghiera, scoprirai una nuova dimensione importante: la preghiera diviene il canale attraverso il quale passa la tua relazione con i fratelli. Sperimenterai infatti che la tua preghiera ha cominciato a diventare anche per gli altri una sorgente di vita e di potenza. “Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato..., preghi e gli darà la vita” (1Giovanni 5,16).
Se dunque preghi per gli altri, rialzerai e farai rivivere anime morte o moribonde, secondo la parola del Signore: “Risuscitate i morti” (Matteo 10,8).
E qui la preghiera comincia a diventare una grave responsabilità: perché, se per un motivo qualsiasi, tu smetti di pregare per i peccatori che vivono attorno a te e tralasci di supplicare in loro favore, essi moriranno nel loro peccato. Qui la negligenza nella preghiera raggiunge il suo culmine e provoca le più gravi conseguenze. Il peccatore muore nel proprio peccato per non aver avuto l’anima risvegliata, rianimata dalla preghiera degli altri. Come potrai giustificarti, allora, se avrai trascurato di pregare per lui e l’avrai così privato della sorgente di vita di cui Dio ti ha reso responsabile? Vedi quale gravità ha la preghiera?

Biografia del Venerabile Fulton John Sheen (Arcivescovo)

Aveva otto anni: vivace e buono. Un giorno serviva la S. Messa all'illustre Vescovo John Spalding: al ragazzino sfuggì di mano l’ampollina del vino, che si ruppe sul pavimento della cattedrale, con un gran fracasso. Fu portato altro vino e la Messa continuò, devota e solenne. Il piccolo, in sacristia, si aspettava un terribile rimprovero da parte del Vescovo, che invece, tutto amabile, gli domandò: “Giovanotto, a che scuola andrai quando sarai grande?” Il bambino nominò la scuola superiore cattolica della sua città. Il Vescovo sottolineò: “Ho detto, quando sarai grande!”. E aggiunse: “Dì a tua madre che un giorno andrai a studiare a Lovanio e poi diventerai Vescovo come me”. Rientrato in casa, il ragazzino, riferì tutto alla mamma, ma presto dimenticò completamente il discorso.

Sacerdote e docente
Fulton Sheen, il buon chierichetto, era nato a El Paso nell’Illinois (Stati Uniti) l’8 maggio 1895, da una famiglia di origine irlandese. Qualche anno dopo, i suoi genitori si trasferirono a Peoria, centro della diocesi, affinché il loro figli potessero frequentare le scuole cattoliche. Ebbene, proprio a Peoria, Fulton, dopo le elementari, intraprese gli studi letterari e filosofici. Al centro della sua giovinezza, già c’era Gesù, che lo occupava e lo avvinceva a Sé, ispirandogli una grande voglia di essere simile a Lui. Quando scoprì in modo chiaro la sua chiamata al sacerdozio, entrò in Seminario e studiò con passione teologia: destinazione, diventare un vero “alter Christus”. Nella cattedrale di Peoria, il 20 settembre 1919, a 24 anni, fu ordinato sacerdote.

♥ Amorismi del Venerabile Fulton John Sheen (Arcivescovo)

  • Conosco solo due filosofie di vita: la prima comincia con il digiuno e termina con la festa; la seconda comincia con la festa e termina con una forte emicrania.
  • Tre sono i mezzi per comunicare l'amore: parola, vista e tatto. Il più importante è la parola. Non saprai mai infatti quanto una persona ti ama se non te lo dice.
  • Il sacerdote non s'appartiene.
  • Ai piedi del Cristo si apprende ciò che Platone non poté insegnare e ciò che Socrate non imparò mai.
  • Chiedere la salvezza senza vigilare è dimenticare le parole di Gesù: "Non tenterai il Signore Dio tuo".
  • I miracoli non possono guarire chi non crede.
  • Il proselitismo è mutamento di etichetta, la conversione di carattere.

Anche tu hai un grande bisogno che si preghi per te

Non sono solo i peccatori e gli sbandati che hanno bisogno che si preghi per loro, affinché si convertano e giungano alla conoscenza di Dio; ma anche tu, come anch'io del resto, hai bisogno delle preghiere degli altri. Perché troppo spesso trascuriamo di esaminare la nostra coscienza e lasciamo che vi si trascinino gravi colpe: per lunghi anni omettiamo di accusarcene, e queste contribuiscono a indebolire la nostra vita spirituale. Per questo motivo la nostra anima si trova sprovvista della potenza di Dio e dell’azione manifesta della grazia. Noi parliamo dei peccati degli uomini, preghiamo per gli altri, e intanto il peccato cova nelle nostre membra, contamina i nostri pensieri e alimenta le nostre passioni.
Abbiamo un estremo bisogno che si preghi per noi con fervore, affinché lo Spirito ci sveli i peccati che si trascinano e si nascondono nel nostro cuore, e la nostra coscienza sia presa dal pentimento e si converta. Potremo allora ricevere in noi la potenza di Dio, e le nostre preghiere e tutte le nostre azioni saranno ravvivate dal dinamismo della grazia. Le preghiere degli altri, quando sono dirette verso di te con forza e discernimento, risvegliano il tuo essere interiore. Diventano come raggi infuocati, sfavillanti, che ti illuminano la coscienza e infiammano il cuore, affinché tu cerchi la conversione e la salvezza. Le preghiere degli altri, quando sono ferventi, diventano per te uno dei fattori più importanti per rinnovare la tua vita e acquisire maggiore energia spirituale.
Anche i santi, i profeti e gli apostoli avevano bisogno delle preghiere degli altri. Se Cristo non avesse pregato per lui, Pietro con il suo rinnegamento si sarebbe perduto per sempre e la sua fede sarebbe venuta meno senza possibilità di ritorno (cfr. Luca 22,32). Ugualmente, se non ci fosse stata la preghiera instancabile della chiesa per lui, egli avrebbe terminato la sua vita in prigione, al tempo di Erode (cfr. Atti 12,5). Anche Paolo aveva una coscienza acuta dell’importanza della preghiera degli altri perché gli fosse dato di “aprire la bocca” per annunciare il messaggio dello Spirito e per poter perseverare nel proprio ministero. Perciò non cessava mai di chiedere a ogni chiesa di pregare per lui (cfr. Efesini 6,19; Colossesi 4,3; Romani 15,30; ecc.).

La ricerca di te stesso nella preghiera la contamina

La preghiera giunge al suo grado di purezza autentica quando in essa dimentichi totalmente te stesso, quando cioè smetti deliberatamente di interessarti di te stesso e preferisci occuparti unicamente dei bisogni, delle ansie e della salvezza degli altri. Il grado di purezza perfetta della preghiera corrisponde al grado dell’amore perfetto.
Ora, l’amore è veramente autentico solo quando “non cerca il proprio interesse” (1Corinzi 13,5).
Interessarti di te stesso, dei tuoi bisogni – siano essi spirituali oppure materiali – denota un’imperfezione dell’amore e, di conseguenza, un’imperfezione della preghiera. La causa di tutto ciò sta nell'imperfezione della tua conoscenza interiore di Cristo e della tua unione con lui. Cristo ha detto: “Non cerco la mia volontà...” (Giovanni 5,30). “Non v’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Giovanni 15,13). “Chi ama la propria vita la perde” (Giovanni 12,25). “Amate i vostri nemici, pregate per i vostri persecutori” (Matteo 5,44).
L’oblio di te stesso comincia con uno sforzo della volontà. Ma quando vi perseveri con sincerità dinanzi a Dio, Dio te lo concede come un dono gratuito. È con spontaneità, allora, che non ricercherai più il tuo interesse, ma penserai piuttosto a quello degli altri (cfr. Filippesi 2,4).
Se nella preghiera trascuri deliberatamente i tuoi bisogni e trovi la gioia unicamente nel domandare, nel supplicare e nel prodigarti a vantaggio degli altri, allora Dio stesso comincerà a occuparsi di te e a farsi carico di tutta la tua vita, sia sul piano materiale che su quello spirituale, fin nei minimi dettagli. In altri termini i quando ti occupi degli altri, Dio si occupa di te; e quando ti limiti a pregare e a supplicare per i bisogni degli altri, Dio soddisfa i tuoi bisogni senza che tu glielo chieda. In questo modo si realizza, per mezzo della preghiera, il disegno salvifico di Dio, a proposito del quale Cristo disse ai suoi apostoli: “Andate, fate discepole tutte le nazioni” (Matteo 28,19).

La comunione con Cristo e la condivisione delle sofferenze degli uomini

La capacità di prender parte alle sofferenze di coloro che soffrono, che sono malati o tribolati, e di condividere i loro pesi, non ti viene da una semplice filantropia umana, da una compassione passeggera o dal desiderio di essere benvisto o di ricevere elogi: una tale compassione infatti sarebbe votata a diminuire ben presto, e poi a scomparire. Ma è attraverso la preghiera perseverante, pura, sincera, che puoi ricevere questi sentimenti, come un dono di Dio che ti rende capace non solo di perseverare in tale comunione con i più deboli, ma anche di progredirvi a tal punto da non poter più vivere senza di loro (cfr. 1Tessalonicesi 3,8) e da non trovare riposo se non nella condivisione delle loro pene e delle loro sofferenze.
Il segreto di questo carisma sta nella tua comunione con Cristo, nella tua partecipazione alla sua natura e alle sue qualità divine, così che è lui ormai che suscita in te il volere e l’operare (cfr. Filippesi 2,13). Cosi la condivisione delle sofferenze degli uomini e la comunione con Cristo dipendono strettamente l’una dall'altra; cosicché portare la croce di Cristo significa già di per sé prendere parte alla croce degli uomini, senza riserve, fino in fondo.
Quando diminuisce l’intimità del tuo rapporto con Cristo nella preghiera, è il sintomo che una grave malattia ha colpito la preghiera nella sua stessa essenza. Se operi per gli altri, se sei al loro servizio e preghi per loro, questo significa una perdita grave, un insuccesso sicuro: comincerai allora a intiepidirti, a sentire stanchezza; solo con sforzo riuscirai a compiere quei doveri che prima ti erano così cari; in seguito arriverai a trascurarli e a desiderare di evitarli, e infine ad astenertene e a rifiutarti di compierli. Perché senza Cristo è impossibile continuare a servire gli altri con un’azione feconda, sostenuta ed efficace; e Cristo, non lo raggiungi se non nella preghiera.

Dio si serve delle tue preghiere per la salvezza degli altri

Devi sapere che, quando Dio ti attira alla preghiera, non prende in considerazione unicamente la tua salvezza, ma desidera servirsi delle tue preghiere anche per la salvezza degli altri. Perciò la preghiera è una delle opere più preziose e fondamentali agli occhi di Dio. Se ti applichi nella vita di preghiera e progredisci rapidamente nello spirito di abbandono e di obbedienza alla volontà di Dio, diventerai “un buon soldato di Cristo Gesù” (2Timoteo 2,3).
Il Signore stesso ti chiama tutti i giorni a stare alla sua presenza e ti esercita a intercedere a favore degli altri, fino a essere esaudito. Riceverai ben presto dal Signore la capacità di salvare numerose persone e di ricondurle dalla via della morte verso il seno di Dio. Il progresso della tua vita di preghiera dipende dal fervore del tuo amore. E un tale fervore è la conseguenza diretta sia della gioia che prova Dio nei tuoi riguardi, nella sua condiscendenza verso la tua debolezza, sia dell’ampiezza dell’orizzonte della tua umanità [Con questa espressione l’A. vuole indicare la coscienza che abbiamo di non essere dei semplici individui isolati gli uni dagli altri, ma di essere membra della stessa natura umana (n.d.t.)].
Questa ampiezza corrisponde alla coscienza che hai del tuo dovere assoluto nei confronti degli altri, della tua responsabilità spirituale nei riguardi dei peccatori e di coloro la cui fede o la cui carità sono fragili, di coloro che soffrono o sono oppressi, di coloro che predicano e annunciano la Parola.

Gesù e Gabrielle

Ecco ciò che rivelò Gesù a Gabrielle Bossis a proposito dei Santi: «Fai attenzione al Santo del giorno. C'è festa per lui in cielo. Ha grazie da donare in quel giorno, se gli si chiedono. Unisciti alle feste del cielo ... mentre aspetti».

Gabrielle Bossis (Nantes: 1874 - 1950) apparteneva alla nobiltà francese e non le mancavano i mezzi per vivere secondo le sue inclinazioni e i suoi talenti. Si dedicò alla musica, al teatro e alle belle lettere. Era amante della caccia, dello sport, delle danze e dei viaggi. Ciò nonostante si mantenne fervente, umile e amante di Dio e tutte le sue attività ebbero come scopo il bene della società. Gabrielle ebbe un rapporto intimamente confidenziale con Gesù, un dialogo fatto esclusivamente di parole d’amore, un dialogo permanente d’amore.

Alcuni estratti dal diario di Gabrielle Bossis “Lui e io”
Qualche volta Gabrielle si lamentava bonariamente che era stanca di muovere la penna. Un giorno si mise a tavolino un po restia, mormorando: "So già che mi vuol parlare d’amore". E Gesù: "Già pensavo anch'io, quando potrò incominciare a parlarle d’amore?".

La preghiera, fonte di potenza per gli altri

Quando avverti in te la gioia della comunione con Cristo durante la preghiera e sei giudicato degno di portare la sua croce, non vuol dire che la tua preghiera sia giunta al termine. Al contrario, è un invito per te a cominciare l’iniziazione al mistero della preghiera che supera l’intelletto umano: scopri allora che le tue preghiere diventano per gli altri una sorgente di potenza spirituale.
Colui al quale Cristo affida i segreti del suo cuore e la sua missione verso i peccatori riceve dallo stesso Cristo la potenza di portare a compimento la sua opera e di vivere il suo amore. Colui che ama i peccatori come Cristo li ama, che compatisce la sofferenza dei poveri e dei malati, e che è disposto a spendere le proprie energie per loro, è proprio chi è capace di pregare per loro e di ottenere la loro guarigione, la loro consolazione e il loro conforto.
Se la tua preghiera s’innalza al livello dell’amore divino mediante un’obbedienza assidua allo Spirito e si dilata in comunione con Cristo, essa diventa allora potente ed efficace, al punto di essere per gli altri una fonte di assistenza spirituale, di conforto e di consolazione: diventa persino capace di ottenere per gli altri la remissione dei peccati. Se infatti ti unisci a Cristo mediante la preghiera, diventi capace di metterti al posto del peccatore, in quanto disposto a prendere su di te il suo peccato e tutta la sua debolezza, e a sopportare al posto suo ogni correzione e ogni castigo.
Diventi allora, proprio in virtù di questa disposizione e della tua unione a Cristo, capace di domandare per gli altri il perdono dei loro peccati, e di ottenerlo. La tua preghiera comincia ad avere un ruolo estremamente importante per la salvezza degli altri, per il perdono dei loro peccati e la manifestazione della misericordia divina in coloro che sono lontani da Dio per indifferenza o per ignoranza.

Il sacrificio, pienezza dell’obbedienza

Il progresso nella preghiera determina il progresso nell'obbedienza. E la pienezza dell’obbedienza è in se stessa la pienezza dell’amore. Quando il cuore diventa sensibile all'amore di Cristo, quando ne è toccato e vi risponde con docilità, diventa degno di essere iniziato al suo mistero. Il sacrificio è il mistero dell’amore di Cristo. In altre parole, quando ami la preghiera e trovi in essa il tuo equilibrio spirituale, entri in comunione spirituale con Cristo: cominci a compatire con lui la miseria dei peccatori, degli oppressi e dei poveri; il tuo cuore diviene simile a quello di Cristo. La preghiera perseverante e fedele comporta quindi una comunione reale alla vita di Cristo e una partecipazione alla sua missione essenziale. Se sei assiduo alla preghiera, non tarderai a ricevere nel tuo cuore il fuoco di Cristo e la sua missione propria, cioè il desiderio ardente della salvezza degli uomini, l’amore per i peccatori, il dono di sé per sollevare gli altri, l’impoverimento volontario per arricchire i fratelli e la scelta generosa della croce come segno di amore autentico.
Nella preghiera, dunque, cominci con l’incontrare Cristo, poi lo ami ed entri in comunione con lui, infine partecipi realmente alla sua vita e alla sua croce. Se desideri far tua la missione di Cristo, annunciare le sue sofferenze e la sua croce, devi quindi cominciare con il dedicarti alla preghiera con tutto il cuore, allo scopo di impregnarti della volontà di Cristo, prima di abbracciare la missione.

La preghiera, capacità di abbandono alla volontà di Dio

Lo spirito di abbandono che ricevi durante la preghiera è in realtà un abdicare alla tua volontà. Perciò non ci puoi arrivare facilmente, ma solo al termine di un lungo conflitto fra l’io umano con le sue false speranze – sia religiose che temporali – e la volontà divina, che non desidera altro che la tua salvezza.
La volontà propria – l’”io” – viene distrutta solo per mezzo delle contrarietà inviate da Dio per turbare la falsa quiete dell’”io” e abbattere i monumenti d’illusione che questi innalza a propria gloria dinanzi agli uomini.
Se durante questo conflitto tu smetti di pregare, perdi il tuo attaccamento e la tua sottomissione alla volontà divina e non discerni più lo scopo della lotta e della vita spirituale, che è unicamente la tua salvezza. Ti schiererai allora dalla parte della tua volontà, del tuo “io”, e comincerai a mormorare contro le prove che Dio ti manda per la tua salvezza. Rifiuterai le contrarietà e gli oltraggi che Dio, nella sua somma sapienza e provvidenza, dispone per te al fine di liberarti dalla vanagloria. Troverai il colmo dell’amarezza al punto di desiderare la morte piuttosto di vederti cosi umiliato dinanzi agli uomini e al mondo, perché il tuo “io” assumerà ai tuoi occhi un’importanza maggiore che non Dio stesso, il Signore della vita!

La preghiera, scuola di obbedienza

Se desideri imparare a obbedire alla voce di Dio, in modo concreto, nella tua vita, devi cominciare con una pronta docilità allo Spirito della preghiera, fin dal momento in cui il richiamo di Dio si fa sentire nel tuo cuore.
In questo modo l’obbedienza a Dio diventa lieve per te, pur nelle circostanze più dure e più difficili. Se non hai imparato, per prima cosa, a obbedire a Dio attraverso la preghiera continua, non puoi, nelle circostanze difficili, improvvisare un’obbedienza pronta, facile e serena.
L’obbedienza a Dio, mediante la preghiera del cuore continua, offre l’occasione al tuo spirito di diventare più forte e di prevalere sulle tentazioni, sui piaceri e sulle sollecitudini della carne. A poco a poco la carne perde tutto il suo potere su di te e tu diventi estremamente docile all'appello divino.
Se non impari a essere docile a Dio mediante la preghiera, ti illudi di poter obbedire in qualsiasi occasione; ma non appena Dio ti chiamerà al dono di te e al sacrificio, ti troverai preso alla sprovvista di fronte alla ribellione della carne, che s’impenna e avanza sempre mille falsi pretesti per sfuggire all'appello di Dio. In definitiva, sarai ridotto a sottometterti alla carne, perdendo la grazia, e dovrai ritirarti tutto triste, con il capo chino.

Teologia dell'amore

Aida, angelo mio
Ricordo di Aida nel quarto anniversario del suo transito - 2 dicembre 2015.

Aida, angelo mio, pensavo stamattina venendo a salutarti al Camposanto, che io ho avuto una vita ricca e serena della quale posso solo ringraziare il Signore e il regalo più bello che il Signore mi ha fatto in questa vita, come ricordo ogni mattina nel mio canto di lode, è quello di avere conosciuto te, di essermi innamorato di te e che tu hai ricambiato il mio amore.
Certo avrei desiderato potere condividere la tua compagnia anche nella vecchiaia, che non è una stagione triste, ma particolare perché il ritmo si rallenta: c’è più tempo a disposizione, si possono meglio gustare gli eventi e le relazioni con le persone che si amano e per le quali si desidera tutto il bene possibile. Invece questa stagione dobbiamo viverla separati. Da separati o a distanza? Come quando eravamo fidanzati e io vivevo a Pavia e tu a Lipari, e ci incontravamo solo le settimane in estate e qualche volta nelle vacanze di Natale e di Pasqua. Ma quella era una distanza relativa perché avevamo dei canali di comunicazione: prima le cartoline e poi le lettere e una telefonata alla settimana, con le tue lunghe attese all'ufficio postale dove era allora il telefono pubblico, perché non avevi ancora il telefono in casa. E poi anche da sposati, i mesi in cui tu eri a Pavia e io a Roma, anche se allora non avevamo più problemi col telefono. Certo ora non ti posso né scrivere, né telefonare, ma ci sono altre forme di comunicazione che la fede ci offre, come la preghiera e l’eucarestia, una sorta di "internet dello spirito".