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Ciascuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo (P. G. Vannucci OSM)

Una passo del Vangelo per te

UN PASSO DEL VANGELO PER TE
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L'orazione adorante unisce ai cori del Cielo

"La preghiera meditata, lenta, è primizia che suggo da mammella divina. L'adorazione mi coglie mentre mi svuoto. E la Presenza mi avvolge, mi prende, mi fa parte di Lei. Prego, amo. L'appagamento è una pace spossante, tanto è il Padre, tanto è il Figlio, tanto è lo Spirito Santo.
La preghiera non è voce, giacché è in Dio, da Lui viene e a Lui torna. E mi porta con sé."
La preghiera è fucina di cuori nella fornace ardente dello Spirito Santo, è gorgoglio di fonte di grazia che sgorga nel racconto di un libro iniziato col battesimo; ma ricordiamo sempre: "Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati". (Mc 11,25)
Medjugorje, messaggio del 1° marzo 1986 lasciato al gruppo di preghiera: "All'inizio della preghiera (e della Messa) bisogna essere già preparati: se ci sono dei peccati bisogna riconoscerli per estirparli, altrimenti non si può entrare nella preghiera. Ugualmente, se si hanno preoccupazioni, bisogna affidarle a Dio. Durante la preghiera non dovete sentire il peso dei vostri peccati e delle vostre preoccupazioni. Durante la preghiera i peccati e le preoccupazioni dovete lasciarveli alle spalle". Ciò vale ancor più per la S. Messa, che sta senza pari sopra ogni preghiera.

La preghiera di lode, di adorazione e di contemplazione del Volto glorioso di Cristo

La preghiera è l’occasione di scoprire le qualità e la vita stessa di Dio.
“Il Signore sarà con voi, se voi sarete con lui; se lo ricercherete, si lascerà trovare da voi, ma se lo abbandonerete, vi abbandonerà” (2Cronache 15,2).
“Di questo il Signore ha parlato quando ha detto: A chi si avvicina a me mi mostrerò santo” (Levitico 10,3).
“Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Giovanni 14,21).
Perciò, quando il tuo cuore si interessa delle qualità trascendenti di Dio e si avvicina a lui mediante la preghiera, tu cominci a gustare il sapore divino. Ogni volta che ti viene rivelata una nuova qualità divina, ne ricevi qualcosa; perché Dio non ti si manifesta attraverso una conoscenza teorica, bensì attraverso la comunicazione misteriosa di una potenza divina. Durante la preghiera Dio libera il tuo cuore dal fitto velo della ragione umana e ti rivela il suo disegno, l’economia secondo la quale egli guida la creazione intera e la tua stessa vita attraverso i vari avvenimenti e il succedersi degli anni. Ne riceverai allora una chiara percezione delle qualità di Dio, ma mediante un’intuizione interiore accompagnata da una comunicazione di potenza. Allora tu gusti Dio e lo assapori, così come puoi assaporare un favo di miele. Se il miele, che pur è deperibile, ha la proprietà di rianimare il corpo, quanto più Dio non infiammerà il tuo essere interiore? Sentirai allora il fuoco di Dio ardere in te, ora per purificarti, ora per consolarti e rallegrarti, ora per suscitare in te un desiderio ardente del regno, ora per spingerti all'azione e al dono di te stesso.

La preghiera per gli altri è una grave responsabilità

La necessità della preghiera viene sentita in tre gradi diversi: all'inizio, avverti tale necessità come un atto di fedeltà, la fedeltà del servo nei confronti del suo padrone o del suo creatore. Gli rendi grazie, lo lodi e lo glorifichi in risposta ai benefici che hai ricevuto da lui. Senti che è dalla sua mano che ricevi ogni cosa e che è a lui che devi ridare tutto (cfr. 1Cronache 29,14). È per questo che è grave smettere di pregare. Il servo può forse smettere di essere fedele e restare ancora nella casa del padrone?
Se progredisci nella preghiera, ne percepisci meglio l’essenza stessa, in quanto essa esprime la relazione vivificante che ti unisce al tuo Signore. Se preghi, tu vivi della vita di Dio, se invece trascuri la preghiera, non vivi più che per te stesso e non ricevi in te i segni manifesti della vita divina.
Se all'inizio, dunque, la preghiera esprime la fedeltà del servo, in seguito essa diventa un segno di vita eterna. Se poi continui a progredire nella preghiera, scoprirai una nuova dimensione importante: la preghiera diviene il canale attraverso il quale passa la tua relazione con i fratelli. Sperimenterai infatti che la tua preghiera ha cominciato a diventare anche per gli altri una sorgente di vita e di potenza. “Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato..., preghi e gli darà la vita” (1Giovanni 5,16).
Se dunque preghi per gli altri, rialzerai e farai rivivere anime morte o moribonde, secondo la parola del Signore: “Risuscitate i morti” (Matteo 10,8).
E qui la preghiera comincia a diventare una grave responsabilità: perché, se per un motivo qualsiasi, tu smetti di pregare per i peccatori che vivono attorno a te e tralasci di supplicare in loro favore, essi moriranno nel loro peccato. Qui la negligenza nella preghiera raggiunge il suo culmine e provoca le più gravi conseguenze. Il peccatore muore nel proprio peccato per non aver avuto l’anima risvegliata, rianimata dalla preghiera degli altri. Come potrai giustificarti, allora, se avrai trascurato di pregare per lui e l’avrai così privato della sorgente di vita di cui Dio ti ha reso responsabile? Vedi quale gravità ha la preghiera?

Anche tu hai un grande bisogno che si preghi per te

Non sono solo i peccatori e gli sbandati che hanno bisogno che si preghi per loro, affinché si convertano e giungano alla conoscenza di Dio; ma anche tu, come anch'io del resto, hai bisogno delle preghiere degli altri. Perché troppo spesso trascuriamo di esaminare la nostra coscienza e lasciamo che vi si trascinino gravi colpe: per lunghi anni omettiamo di accusarcene, e queste contribuiscono a indebolire la nostra vita spirituale. Per questo motivo la nostra anima si trova sprovvista della potenza di Dio e dell’azione manifesta della grazia. Noi parliamo dei peccati degli uomini, preghiamo per gli altri, e intanto il peccato cova nelle nostre membra, contamina i nostri pensieri e alimenta le nostre passioni.
Abbiamo un estremo bisogno che si preghi per noi con fervore, affinché lo Spirito ci sveli i peccati che si trascinano e si nascondono nel nostro cuore, e la nostra coscienza sia presa dal pentimento e si converta. Potremo allora ricevere in noi la potenza di Dio, e le nostre preghiere e tutte le nostre azioni saranno ravvivate dal dinamismo della grazia. Le preghiere degli altri, quando sono dirette verso di te con forza e discernimento, risvegliano il tuo essere interiore. Diventano come raggi infuocati, sfavillanti, che ti illuminano la coscienza e infiammano il cuore, affinché tu cerchi la conversione e la salvezza. Le preghiere degli altri, quando sono ferventi, diventano per te uno dei fattori più importanti per rinnovare la tua vita e acquisire maggiore energia spirituale.
Anche i santi, i profeti e gli apostoli avevano bisogno delle preghiere degli altri. Se Cristo non avesse pregato per lui, Pietro con il suo rinnegamento si sarebbe perduto per sempre e la sua fede sarebbe venuta meno senza possibilità di ritorno (cfr. Luca 22,32). Ugualmente, se non ci fosse stata la preghiera instancabile della chiesa per lui, egli avrebbe terminato la sua vita in prigione, al tempo di Erode (cfr. Atti 12,5). Anche Paolo aveva una coscienza acuta dell’importanza della preghiera degli altri perché gli fosse dato di “aprire la bocca” per annunciare il messaggio dello Spirito e per poter perseverare nel proprio ministero. Perciò non cessava mai di chiedere a ogni chiesa di pregare per lui (cfr. Efesini 6,19; Colossesi 4,3; Romani 15,30; ecc.).

La ricerca di te stesso nella preghiera la contamina

La preghiera giunge al suo grado di purezza autentica quando in essa dimentichi totalmente te stesso, quando cioè smetti deliberatamente di interessarti di te stesso e preferisci occuparti unicamente dei bisogni, delle ansie e della salvezza degli altri. Il grado di purezza perfetta della preghiera corrisponde al grado dell’amore perfetto.
Ora, l’amore è veramente autentico solo quando “non cerca il proprio interesse” (1Corinzi 13,5).
Interessarti di te stesso, dei tuoi bisogni – siano essi spirituali oppure materiali – denota un’imperfezione dell’amore e, di conseguenza, un’imperfezione della preghiera. La causa di tutto ciò sta nell'imperfezione della tua conoscenza interiore di Cristo e della tua unione con lui. Cristo ha detto: “Non cerco la mia volontà...” (Giovanni 5,30). “Non v’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Giovanni 15,13). “Chi ama la propria vita la perde” (Giovanni 12,25). “Amate i vostri nemici, pregate per i vostri persecutori” (Matteo 5,44).
L’oblio di te stesso comincia con uno sforzo della volontà. Ma quando vi perseveri con sincerità dinanzi a Dio, Dio te lo concede come un dono gratuito. È con spontaneità, allora, che non ricercherai più il tuo interesse, ma penserai piuttosto a quello degli altri (cfr. Filippesi 2,4).
Se nella preghiera trascuri deliberatamente i tuoi bisogni e trovi la gioia unicamente nel domandare, nel supplicare e nel prodigarti a vantaggio degli altri, allora Dio stesso comincerà a occuparsi di te e a farsi carico di tutta la tua vita, sia sul piano materiale che su quello spirituale, fin nei minimi dettagli. In altri termini i quando ti occupi degli altri, Dio si occupa di te; e quando ti limiti a pregare e a supplicare per i bisogni degli altri, Dio soddisfa i tuoi bisogni senza che tu glielo chieda. In questo modo si realizza, per mezzo della preghiera, il disegno salvifico di Dio, a proposito del quale Cristo disse ai suoi apostoli: “Andate, fate discepole tutte le nazioni” (Matteo 28,19).

La comunione con Cristo e la condivisione delle sofferenze degli uomini

La capacità di prender parte alle sofferenze di coloro che soffrono, che sono malati o tribolati, e di condividere i loro pesi, non ti viene da una semplice filantropia umana, da una compassione passeggera o dal desiderio di essere benvisto o di ricevere elogi: una tale compassione infatti sarebbe votata a diminuire ben presto, e poi a scomparire. Ma è attraverso la preghiera perseverante, pura, sincera, che puoi ricevere questi sentimenti, come un dono di Dio che ti rende capace non solo di perseverare in tale comunione con i più deboli, ma anche di progredirvi a tal punto da non poter più vivere senza di loro (cfr. 1Tessalonicesi 3,8) e da non trovare riposo se non nella condivisione delle loro pene e delle loro sofferenze.
Il segreto di questo carisma sta nella tua comunione con Cristo, nella tua partecipazione alla sua natura e alle sue qualità divine, così che è lui ormai che suscita in te il volere e l’operare (cfr. Filippesi 2,13). Cosi la condivisione delle sofferenze degli uomini e la comunione con Cristo dipendono strettamente l’una dall'altra; cosicché portare la croce di Cristo significa già di per sé prendere parte alla croce degli uomini, senza riserve, fino in fondo.
Quando diminuisce l’intimità del tuo rapporto con Cristo nella preghiera, è il sintomo che una grave malattia ha colpito la preghiera nella sua stessa essenza. Se operi per gli altri, se sei al loro servizio e preghi per loro, questo significa una perdita grave, un insuccesso sicuro: comincerai allora a intiepidirti, a sentire stanchezza; solo con sforzo riuscirai a compiere quei doveri che prima ti erano così cari; in seguito arriverai a trascurarli e a desiderare di evitarli, e infine ad astenertene e a rifiutarti di compierli. Perché senza Cristo è impossibile continuare a servire gli altri con un’azione feconda, sostenuta ed efficace; e Cristo, non lo raggiungi se non nella preghiera.

Dio si serve delle tue preghiere per la salvezza degli altri

Devi sapere che, quando Dio ti attira alla preghiera, non prende in considerazione unicamente la tua salvezza, ma desidera servirsi delle tue preghiere anche per la salvezza degli altri. Perciò la preghiera è una delle opere più preziose e fondamentali agli occhi di Dio. Se ti applichi nella vita di preghiera e progredisci rapidamente nello spirito di abbandono e di obbedienza alla volontà di Dio, diventerai “un buon soldato di Cristo Gesù” (2Timoteo 2,3).
Il Signore stesso ti chiama tutti i giorni a stare alla sua presenza e ti esercita a intercedere a favore degli altri, fino a essere esaudito. Riceverai ben presto dal Signore la capacità di salvare numerose persone e di ricondurle dalla via della morte verso il seno di Dio. Il progresso della tua vita di preghiera dipende dal fervore del tuo amore. E un tale fervore è la conseguenza diretta sia della gioia che prova Dio nei tuoi riguardi, nella sua condiscendenza verso la tua debolezza, sia dell’ampiezza dell’orizzonte della tua umanità [Con questa espressione l’A. vuole indicare la coscienza che abbiamo di non essere dei semplici individui isolati gli uni dagli altri, ma di essere membra della stessa natura umana (n.d.t.)].
Questa ampiezza corrisponde alla coscienza che hai del tuo dovere assoluto nei confronti degli altri, della tua responsabilità spirituale nei riguardi dei peccatori e di coloro la cui fede o la cui carità sono fragili, di coloro che soffrono o sono oppressi, di coloro che predicano e annunciano la Parola.

La preghiera, fonte di potenza per gli altri

Quando avverti in te la gioia della comunione con Cristo durante la preghiera e sei giudicato degno di portare la sua croce, non vuol dire che la tua preghiera sia giunta al termine. Al contrario, è un invito per te a cominciare l’iniziazione al mistero della preghiera che supera l’intelletto umano: scopri allora che le tue preghiere diventano per gli altri una sorgente di potenza spirituale.
Colui al quale Cristo affida i segreti del suo cuore e la sua missione verso i peccatori riceve dallo stesso Cristo la potenza di portare a compimento la sua opera e di vivere il suo amore. Colui che ama i peccatori come Cristo li ama, che compatisce la sofferenza dei poveri e dei malati, e che è disposto a spendere le proprie energie per loro, è proprio chi è capace di pregare per loro e di ottenere la loro guarigione, la loro consolazione e il loro conforto.
Se la tua preghiera s’innalza al livello dell’amore divino mediante un’obbedienza assidua allo Spirito e si dilata in comunione con Cristo, essa diventa allora potente ed efficace, al punto di essere per gli altri una fonte di assistenza spirituale, di conforto e di consolazione: diventa persino capace di ottenere per gli altri la remissione dei peccati. Se infatti ti unisci a Cristo mediante la preghiera, diventi capace di metterti al posto del peccatore, in quanto disposto a prendere su di te il suo peccato e tutta la sua debolezza, e a sopportare al posto suo ogni correzione e ogni castigo.
Diventi allora, proprio in virtù di questa disposizione e della tua unione a Cristo, capace di domandare per gli altri il perdono dei loro peccati, e di ottenerlo. La tua preghiera comincia ad avere un ruolo estremamente importante per la salvezza degli altri, per il perdono dei loro peccati e la manifestazione della misericordia divina in coloro che sono lontani da Dio per indifferenza o per ignoranza.

Il S. Rosario: più cuori, una sola voce

Il Rosario si recita come si canta nel coro
Aperti alla Grazia che sempre effonde su quelli che lo amano, Dio ci doni di poter comprendere come lo Spirito Santo ispiri deliziosamente nella recita del S. Rosario, giacché questa preghiera così inebriante e articolata, quando viene recitata in gruppo risulta spesso disturbata da personalismi quali il voler primeggiare, il sovrastare di tono, o l'insistere caparbiamente nella recita coi propri tempi. Ciò è realmente mancanza di umiltà di fronte a Dio e agli altri partecipanti, poiché è preghiera pura (1) soltanto quella in cui si dimentica noi stessi, [«Io vivo, ma non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me» Gal. 2,20], quella in cui Dio medesimo si fa preghiera in noi.

Nella preghiera Dio si manifesta nella gloria dell'amore
Il Santo Rosario è preghiera meditativa e anche contemplativa, è l'arma potente contro satana che la Madonna sempre invita a recitare, è un'intimità d'amore a doppio senso nella quale Ella ci offre il Figlio. E' una preghiera complessa, cioè composta da più preghiere, al tempo stesso facile e difficile, che induce alla (la) presenza struggente di Dio, della Madonna, dei Santi, degli Arcangeli, degli Angeli... E' facile perché si compone di preghiere ben conosciute, è difficile perché, per lo stesso motivo, è possibile cedere ad altri pensieri quel tempo riservato a Dio.

Il sacrificio, pienezza dell’obbedienza

Il progresso nella preghiera determina il progresso nell'obbedienza. E la pienezza dell’obbedienza è in se stessa la pienezza dell’amore. Quando il cuore diventa sensibile all'amore di Cristo, quando ne è toccato e vi risponde con docilità, diventa degno di essere iniziato al suo mistero. Il sacrificio è il mistero dell’amore di Cristo. In altre parole, quando ami la preghiera e trovi in essa il tuo equilibrio spirituale, entri in comunione spirituale con Cristo: cominci a compatire con lui la miseria dei peccatori, degli oppressi e dei poveri; il tuo cuore diviene simile a quello di Cristo. La preghiera perseverante e fedele comporta quindi una comunione reale alla vita di Cristo e una partecipazione alla sua missione essenziale. Se sei assiduo alla preghiera, non tarderai a ricevere nel tuo cuore il fuoco di Cristo e la sua missione propria, cioè il desiderio ardente della salvezza degli uomini, l’amore per i peccatori, il dono di sé per sollevare gli altri, l’impoverimento volontario per arricchire i fratelli e la scelta generosa della croce come segno di amore autentico.
Nella preghiera, dunque, cominci con l’incontrare Cristo, poi lo ami ed entri in comunione con lui, infine partecipi realmente alla sua vita e alla sua croce. Se desideri far tua la missione di Cristo, annunciare le sue sofferenze e la sua croce, devi quindi cominciare con il dedicarti alla preghiera con tutto il cuore, allo scopo di impregnarti della volontà di Cristo, prima di abbracciare la missione.

La preghiera, capacità di abbandono alla volontà di Dio

Lo spirito di abbandono che ricevi durante la preghiera è in realtà un abdicare alla tua volontà. Perciò non ci puoi arrivare facilmente, ma solo al termine di un lungo conflitto fra l’io umano con le sue false speranze – sia religiose che temporali – e la volontà divina, che non desidera altro che la tua salvezza.
La volontà propria – l’”io” – viene distrutta solo per mezzo delle contrarietà inviate da Dio per turbare la falsa quiete dell’”io” e abbattere i monumenti d’illusione che questi innalza a propria gloria dinanzi agli uomini.
Se durante questo conflitto tu smetti di pregare, perdi il tuo attaccamento e la tua sottomissione alla volontà divina e non discerni più lo scopo della lotta e della vita spirituale, che è unicamente la tua salvezza. Ti schiererai allora dalla parte della tua volontà, del tuo “io”, e comincerai a mormorare contro le prove che Dio ti manda per la tua salvezza. Rifiuterai le contrarietà e gli oltraggi che Dio, nella sua somma sapienza e provvidenza, dispone per te al fine di liberarti dalla vanagloria. Troverai il colmo dell’amarezza al punto di desiderare la morte piuttosto di vederti cosi umiliato dinanzi agli uomini e al mondo, perché il tuo “io” assumerà ai tuoi occhi un’importanza maggiore che non Dio stesso, il Signore della vita!

La preghiera, scuola di obbedienza

Se desideri imparare a obbedire alla voce di Dio, in modo concreto, nella tua vita, devi cominciare con una pronta docilità allo Spirito della preghiera, fin dal momento in cui il richiamo di Dio si fa sentire nel tuo cuore.
In questo modo l’obbedienza a Dio diventa lieve per te, pur nelle circostanze più dure e più difficili. Se non hai imparato, per prima cosa, a obbedire a Dio attraverso la preghiera continua, non puoi, nelle circostanze difficili, improvvisare un’obbedienza pronta, facile e serena.
L’obbedienza a Dio, mediante la preghiera del cuore continua, offre l’occasione al tuo spirito di diventare più forte e di prevalere sulle tentazioni, sui piaceri e sulle sollecitudini della carne. A poco a poco la carne perde tutto il suo potere su di te e tu diventi estremamente docile all'appello divino.
Se non impari a essere docile a Dio mediante la preghiera, ti illudi di poter obbedire in qualsiasi occasione; ma non appena Dio ti chiamerà al dono di te e al sacrificio, ti troverai preso alla sprovvista di fronte alla ribellione della carne, che s’impenna e avanza sempre mille falsi pretesti per sfuggire all'appello di Dio. In definitiva, sarai ridotto a sottometterti alla carne, perdendo la grazia, e dovrai ritirarti tutto triste, con il capo chino.

La preghiera, atto di obbedienza

Questa sottomissione allo Spirito d’amore e alla sua azione purificatrice all’interno del cuore durante la preghiera è la prima e la più importante manifestazione di obbedienza a Dio, di obbedienza al suo amore. La docilità pronta al primo invito alla preghiera che avverti nel cuore rappresenta di fatto la risposta generosa di un’obbedienza sollecita alla voce dell’amore divino: l’amore ti invita alla preghiera, e il tuo cuore obbedisce a questo invito.
Il criterio di sincerità della preghiera, in quanto obbedienza a questo richiamo d’amore, è che essa sia contrassegnata da sentimenti di pentimento e di conversione per ogni peccato commesso, per quanto insignificante esso sia, poiché la conversione è il primo effetto dell’amore divino. La preghiera sincera è di per se stessa un atto di obbedienza a Dio.
L’assiduità alla preghiera, la sollecitudine nell’osservare i tempi che le sono consacrati e tutte le sue esigenze, rappresentano davvero la fedeltà dell’obbedienza a Dio. Se ti sforzi ogni giorno di pregare con maggior fedeltà, scoprirai di essere più fedele nella tua obbedienza a Dio.

La preghiera, scambio d’amore con Dio

La preghiera, quale che ne sia l’aspetto di afflizione e di compunzione, e quale che sia il sentimento che avverti della tua mediocrità e dell’indegnità di intrattenerti con Dio, a causa dei tuoi sbagli e dei numerosi peccati, la preghiera è, al di sopra di tutto ciò, l’espressione di un amore profondo che intercorre tra te e Dio: l’amore di Dio vi si è manifestato nell'attirare il tuo cuore a pregare alla sua presenza, e il tuo amore è consistito nel presentare a Dio il tuo cuore, fosse pure unicamente sotto l’aspetto dell’afflizione e della compunzione.
La preghiera è una manifestazione d’amore, timida all'inizio, così che non riesci a esprimerla con parole d’amore, ma piuttosto con parole di rincrescimento, di pentimento e di contrizione. La maturità della preghiera è il segno manifesto della maturità dell'amore. Allora non incontrerai più difficoltà a esprimere il tuo amore con parole d’amore.
Dio è amore, solo amore. Egli è l’origine e la sorgente di ogni amore. Se il tuo cuore non si apre all'amore divino, resta lontano da Dio, privato dei favori della sua natura radiosa. Il primo segno che il tuo cuore è stato toccato dall'amore di Dio è un’aspirazione a dirigerti verso Dio per intrattenerti con lui: esattamente questo è la preghiera.

La preghiera è più potente del peccato

Il peccato distrugge le tue forze fisiche e morali, ma non può distruggere la potenza della misericordia e dell’amore di Dio. “Dio è più forte degli uomini” (1Corinzi 1,25). Dio continua sempre ad amarti, prima, durante e dopo il peccato. La preghiera, in quanto relazione fra te e Dio, ti mette in relazione con la sua misericordia che rimette anche le colpe più gravi. Per sua natura, la preghiera è una manifestazione di pentimento e di ritorno a Dio. E Dio è sempre disposto ad accogliere chi ritorna a lui, poiché egli non desidera la morte del peccatore, ma che si converta e viva (cfr. Ezechiele 18,23).
Se è vero che il peccato distrugge gran parte della forza acquisita mediante la preghiera, non può tuttavia sradicare completamente quanto hai ottenuto nella preghiera. Se dopo aver pregato soccombi, qualunque sia il tipo di peccato, conservi però sempre in te un resto della potenza acquisita attraverso la preghiera. E questa potenza finisce per prendere di nuovo il sopravvento. Anche dopo le colpe più grandi resta sempre nel tuo cuore e nella tua coscienza un fondo di potenza spirituale, che si è formato in te mediante la preghiera offerta a Dio con un cuore sincero e una coscienza che rifiuta il peccato.
Con la preghiera assidua tu acquisisci progressivamente un tesoro di potenza spirituale che alla fine arriva non solo ad annullare ogni peccato, ma anche a purificare la tua coscienza dal senso di malessere causato dal peccato. La gioia della remissione e della salvezza viene a sostituirsi all’afflizione e al dolore causati dal peccato. La preghiera si rivela così come la piena guarigione dell’anima.

La preghiera di comunione, di unione con il Signore

La preghiera, all'inizio, è la porta attraverso la quale hai accesso al Signore, e il Signore viene verso di te per risvegliare e correggere la tua coscienza e per esortarti a riceverlo nella tua vita e ad aderire a lui per sempre, per una vita eterna. Perciò, all'inizio, la preghiera richiede uno sforzo notevole contro la natura della carne e dell’”io” terreno, che non vogliono perdere nessuno dei piaceri di questo mondo in vista di un’altra vita che non procurerà loro alcun vantaggio.
Se la tua preghiera è perseverante e arriva a sottomettere allo spirito la natura della carne in modo tale che ogni tentativo da parte di quest’ultima di sfuggire, di sottrarsi per pigrizia, di differire o di resistere all'appello dello Spirito sia completamente spezzato dalla preghiera, ciò testimonia sicuramente la vittoria dello spirito e il completo dominio di Dio sull'anima. La preghiera diventa allora il segno evidente che si è realizzata con successo una comunione con il Signore e l’inizio di un’unione con lui, sul piano della sua volontà, del suo desiderio e della sua obbedienza totale al Padre.
E questo si manifesta con un amore che disprezza le sofferenze, fino alla morte. La preghiera di comunione o di unione con il Signore non fa parte delle opere di questo mondo. E il tempo che le consacri non fa parte delle ore di questo mondo. Sono dei bagliori fugaci durante i quali puoi godere già del regno di Dio in anticipo. Avvertirai interiormente con certezza la presenza spirituale del Signore Gesù, come una vita eterna che si riversa in tutto il tuo essere, come una luce che risplende nel mezzo delle tenebre, le tenebre delle passioni, delle tentazioni del mondo, della malvagità dell’uomo e dell’impero del demonio.

La preghiera ti trasforma fin nel più profondo del tuo essere

La preghiera frequente, a cui ti dedichi nelle varie ore del giorno e della notte in cui la chiesa ti invita a pregare, come pure ogniqualvolta ti senti spinto dallo Spirito santo, è uno dei mezzi più efficaci che possiedi per rinnovarti trasformando la tua mente (cfr. Rm 12,2).
Questa verità è manifesta a chi è iniziato al mistero di Cristo. Se preghi spesso, di giorno e di notte, venti, trenta volte, ogni qualvolta lo Spirito ti ispira parole d’amore, fosse pure per soli cinque minuti o addirittura per un solo minuto, questa preghiera assidua opera, nel più profondo della tua mentalità, del tuo cuore, del tuo carattere e del tuo comportamento, un mutamento fondamentale. Tu stesso non ne prendi facilmente coscienza, ma chi ti è vicino può notarlo senza difficoltà.
Quando volgi lo sguardo a Cristo con perseveranza nella preghiera, la sua immagine mistica e invisibile si imprime segretamente nel tuo essere interiore. Ricevi allora le sue qualità, vale a dire il riflesso della sua infinita bontà e dolcezza, e la “luce del suo volto” (Salmi 4,7) . È a proposito di questa trasformazione che Paolo dice: “Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi” (Galati 4,19). La frequenza del tuo dialogo con Cristo nella preghiera fa sì che la sua immagine sublime si imprima segretamente in te senza che tu nemmeno lo sospetti. “E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore” (2Corinzi 3,18).

Le preoccupazioni: come presentarle nella preghiera?

La preghiera non è l’occasione per domandare a Dio ciò che concerne la carne (cfr. Romani 8,7; Giacomo 4,3), ciò che ottiene il benessere, che facilita il tuo lavoro e procura il successo alle tue iniziative temporali.
La preghiera invece è l’occasione per lo spirito di accedere al regno, è la finestra luminosa attraverso la quale contempli già la vita eterna, verso la quale sarai rapito dopo aver restituito il tuo corpo alla polvere, mentre tutti i tuoi lavori e tutte le tue attività saranno terminate per sempre. Tutto ciò che ti preoccupa sulla terra è effimero, a differenza della preghiera. Ogni minuto trascorso in preghiera viene dall’eternità, in quanto è partecipazione alla preghiera eterna di Cristo [In quanto è partecipazione alla preghiera di Cristo; cfr. sopra il paragrafo “La preghiera e il tempo”.] e vi fa ritorno.
Devi quindi presentare le tue preoccupazioni nella preghiera in una prospettiva spirituale. Vale a dire che tutte le tue necessità materiali, le attività, le responsabilità e le preoccupazioni devono da te essere presentate a Dio nella preghiera, affinché egli le spogli della loro forma mortale, effimera, e le rivesta di un carattere divino, rendendole conformi al suo disegno di benevolenza, e siano così santificate.
Nella preghiera non devi chiedere che i tuoi lavori siano prosperi, che le tue iniziative abbiano una buona riuscita e si accrescano, cosi da ricavarne una gloria terrena e una buona reputazione, oppure la tranquillità e il benessere materiali.

La preghiera, invito divino al ritorno della creatura esiliata

La preghiera autentica, nella quale hai accesso al Padre e parli alla sua presenza, non è un semplice atto umano: è essenzialmente un invito divino, al quale tu non fai che rispondere. Dio è sempre e in ogni tempo disposto a riceverti e non cessa di invitarti a venire a lui: “Tutto il giorno ho steso le mani...” (Romani 10,21).
“Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Matteo 11,28). “Colui che viene a me, non lo respingerò” (Giovanni 6,37). Perché Dio si rallegra di averti accanto a sé; e, se possibile, in modo permanente.
Quando stai dinanzi a Dio, alla sua presenza, realizzi di fatto il ritorno della creatura esiliata verso il seno del suo Creatore, il ritorno di Adamo nel paradiso. Così la preghiera è, di per se stessa, una riparazione per le lunghe ore passate lontano da Dio, in mezzo alle preoccupazioni della terra e agli affanni della vita temporale (cfr. Luca 21,34). Per sua natura, la preghiera rappresenta un ritorno a Dio, una vera conversione.
Dio, un tempo, ha cacciato Adamo dalla sua presenza, ed ecco che ora ti chiama senza sosta, “tutto il giorno”, a entrare alla sua presenza e a restare con lui. Una volta che sei entrato presso di lui mediante la preghiera, Dio desidera che tu non ne esca mai più. Perciò la preghiera autentica, che è riuscita a rispondere al desiderio pieno di benevolenza di Dio, deve continuare segretamente in fondo al cuore, con uno scambio senza parole, anche dopo che hai lasciato il luogo della preghiera. Puoi allora andare alle tue diverse occupazioni, ma intanto la preghiera non cessa il suo lavoro segreto all'interno del tuo cuore.

Come invocare lo Spirito Santo?

Lo Spirito santo è di una semplicità estrema. Egli risponde subito al tuo appello, per poco che tu lo invochi con cuore sincero, pieno di fede e di semplicità. È sufficiente che lo inviti semplicemente a venire – come farebbe un bambino semplice e innocente – perché egli ascolti e risponda.
Nella preghiera di Terza la chiesa ci insegna a invocarlo con queste parole: “Degnati di venire a dimorare in noi”. [Citazione del tropario dell’ora di Terza. Il testo copto di questa preghiera allo Spirito santo è leggermente diverso dal greco: “Re celeste e Consolatore, Spirito di verità presente in ogni luogo, tu che riempi tutto l’universo, Tesoro di tutti i beni e Sorgente della vita, degnati di venire a dimorare in noi, purificaci da ogni macchia, o Buono, e salva le nostre anime”.]
Lo Spirito santo viene nel cuore ripieno di una fede semplice e fiduciosa nella misericordia di Dio. La venuta dello Spirito non è accompagnata da alcuna sensazione materiale. Egli non trova riposo in mezzo a grida o nel disordine, e neppure in un cuore duro, ingiusto, pieno di rancore, di collera o di sufficienza.
Ugualmente, non trova riposo nell'uomo “mondano”, cioè attaccato alle cose di questo mondo (cfr. Giacomo 4,4;1 Giovanni 2,15), attirato dalla bellezza effimera o ambiziosa della gloria di questo mondo. Lo Spirito santo ama e incoraggia la preghiera del povero che è riconoscente verso Dio, così come quella del ricco amico dei poveri: egli è il Consolatore degli inferiori oppressi e dei superiori misericordiosi, la Luce degli afflitti e la Vita di coloro che si prodigano a servizio dell'Evangelo e per amore dei piccoli e degli umili.