Il peccato distrugge le tue forze fisiche e morali, ma non può distruggere la potenza della misericordia e dell’amore di Dio. “Dio è più forte degli uomini” (1Corinzi 1,25). Dio continua sempre ad amarti, prima, durante e dopo il peccato. La preghiera, in quanto relazione fra te e Dio, ti mette in relazione con la sua misericordia che rimette anche le colpe più gravi. Per sua natura, la preghiera è una manifestazione di pentimento e di ritorno a Dio. E Dio è sempre disposto ad accogliere chi ritorna a lui, poiché egli non desidera la morte del peccatore, ma che si
converta e viva (cfr. Ezechiele 18,23).
Se è vero che il peccato distrugge gran parte della forza acquisita mediante la preghiera, non può tuttavia sradicare completamente quanto hai ottenuto nella preghiera. Se dopo aver pregato soccombi, qualunque sia il tipo di peccato, conservi però sempre in te un resto della potenza acquisita attraverso la preghiera. E questa potenza finisce per prendere di nuovo il sopravvento. Anche dopo le colpe più grandi resta sempre nel tuo cuore e nella tua coscienza un fondo di potenza spirituale, che si è formato in te mediante la preghiera offerta a Dio con un cuore sincero e una coscienza che rifiuta il peccato.
Con la preghiera assidua tu acquisisci progressivamente un tesoro di potenza spirituale che alla fine arriva non solo ad annullare ogni peccato, ma anche a purificare la tua coscienza dal senso di malessere causato dal peccato. La gioia della remissione e della salvezza viene a sostituirsi all’afflizione e al dolore causati dal peccato. La preghiera si rivela così come la piena guarigione dell’anima.
Tutto questo, però, non si compie in un giorno, e neppure in un anno. È solo nel corso di lunghi anni che la preghiera realizza la sua opera di maturazione, lenta ma continua, che mira a distruggere il desiderio del peccato e a purificare progressivamente la coscienza.
Quando la vita di preghiera è sufficientemente matura, la luce della salvezza comincia a brillare in un modo intenso e inatteso all'interno dell’anima, con una gioia indicibile che si estende a tutto il tuo essere interiore. Questa luce interiore, che appare soltanto più tardi e che sembra qualcosa di improvviso, è in realtà il risultato di lunghi anni, il frutto di migliaia di preghiere.
Se è vero che il peccato distrugge gran parte della forza acquisita mediante la preghiera, non può tuttavia sradicare completamente quanto hai ottenuto nella preghiera. Se dopo aver pregato soccombi, qualunque sia il tipo di peccato, conservi però sempre in te un resto della potenza acquisita attraverso la preghiera. E questa potenza finisce per prendere di nuovo il sopravvento. Anche dopo le colpe più grandi resta sempre nel tuo cuore e nella tua coscienza un fondo di potenza spirituale, che si è formato in te mediante la preghiera offerta a Dio con un cuore sincero e una coscienza che rifiuta il peccato.
Con la preghiera assidua tu acquisisci progressivamente un tesoro di potenza spirituale che alla fine arriva non solo ad annullare ogni peccato, ma anche a purificare la tua coscienza dal senso di malessere causato dal peccato. La gioia della remissione e della salvezza viene a sostituirsi all’afflizione e al dolore causati dal peccato. La preghiera si rivela così come la piena guarigione dell’anima.
Tutto questo, però, non si compie in un giorno, e neppure in un anno. È solo nel corso di lunghi anni che la preghiera realizza la sua opera di maturazione, lenta ma continua, che mira a distruggere il desiderio del peccato e a purificare progressivamente la coscienza.
Quando la vita di preghiera è sufficientemente matura, la luce della salvezza comincia a brillare in un modo intenso e inatteso all'interno dell’anima, con una gioia indicibile che si estende a tutto il tuo essere interiore. Questa luce interiore, che appare soltanto più tardi e che sembra qualcosa di improvviso, è in realtà il risultato di lunghi anni, il frutto di migliaia di preghiere.
Tratto da "Consigli per la preghiera" di Matta el Meskin
CAPITOLI PUBBLICATI
MATTA EL MESKIN (Matteo il povero) 1919-2006.
Umile monaco eremita, fu il rinnovatore della vita monastica originale dei padri del deserto e Igumeno (Abate) del monastero di San Macario a Scete in Egitto. I suoi preziosi scritti costituiscono una guida alla preghiera sul modo di intrattenersi con Dio nell'autentica preghiera del cuore, quella preghiera che ristabilisce la confidenza dei figli che chiamano Dio “Abbà, Padre”.
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