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Ciascuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo (P. G. Vannucci OSM)

Una passo del Vangelo per te

UN PASSO DEL VANGELO PER TE
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Primi Nove Venerdì del Mese al Sacro Cuore di Gesù

La devozione al Sacro Cuore di Gesù
Nacque nella seconda metà del XIII secolo all'interno dei movimenti mistici tedeschi, in cui si ricordano due figure particolarmente devote al Sacro Cuore: Matilde di Magdeburgo (Santa per la Chiesa Anglicana), e Santa Gertrude di Hefta. In tempi più recenti, questa devozione trovò ancora maggiore impulso grazie all'opera di San Francesco di Sales.
La Festa del Sacro Cuore fu celebrata per la prima volta a Paray-le-Monial, città in cui sorgeva il monastero di suor Margherita, ed estesa a tutta la Chiesa da Pio IX nel 1856. Fu poi Papa Leone XIII nel 1899, ad approvare le Litanie e la pratica del 1° venerdì del mese, a consacrare l’umanità e il mondo al Sacro Cuore e a disporre che l’Anno Santo del 1900 fosse dedicato a questa devozione.
Santa Margherita Maria Alacoque
Fu suora dell’ordine della Visitazione fondato da S. Francesco di Sales e dalla baronessa S. Giovanna di Chantal. Definita la “messaggera del Sacro Cuore”, ebbe una serie di apparizioni del Sacro Cuore di Gesù. “Il Divino Cuore mi fu presentato come in un trono di fiamme, più sfolgorante di un sole e trasparente come un cristallo, con la piaga adorabile; esso era circondato da una corona di spine e sormontato da una Croce.”

La Devozione al Sacro Cuore di Gesù

La grande fioritura della devozione al Sacro Cuore di Gesù si ebbe dalle rivelazioni private della visitandina Santa Margherita Maria Alacoque che insieme a San Claude de la Colombière ne propagarono il culto.
Sin dal principio, Gesù fece comprendere a S. Margherita Maria Alacoque che avrebbe sparso le effusioni della sua grazia su tutti i devoti al suo Sacratissimo Cuore, promettendo di riunire le famiglie divise e di riportare la pace in quelle in difficoltà.

Ecco ciò che scrisse S. Margherita M. Alacoque alla Madre de Saumaise, il 24 agosto 1685:
«Egli (Gesù) le ha fatto conoscere, di nuovo, la gran compiacenza che prende nell'essere onorato dalle sue creature e le sembra che Egli le promettesse che tutti quelli che si sarebbero consacrati a questo sacro Cuore, non perirebbero e che, siccome Egli è la sorgente d'ogni benedizione, così le spanderebbe, con abbondanza, in tutti i luoghi dove fosse esposta l'immagine di questo amabile Cuore, per esservi amato e onorato.
Così riunirebbe le famiglie divise, proteggerebbe quelle che si trovassero in qualche necessità, spanderebbe l'unzione della sua ardente carità in quelle comunità dove fosse onorata la sua divina immagine e ne allontanerebbe i colpi della giusta collera di Dio, ritornandole nella sua grazia, quando ne fossero decadute».

Litanie del Sacro Cuore di Gesù

La devozione al Sacro Cuore di Gesù
Nacque nella seconda metà del XIII secolo all'interno dei movimenti mistici tedeschi, in cui si ricordano due figure particolarmente devote al Sacro Cuore: Matilde di Magdeburgo (Santa per la Chiesa Anglicana), e Santa Gertrude di Hefta. In tempi più recenti, questa devozione trovò ancora maggiore impulso grazie all'opera di San Francesco di Sales.
La Festa del Sacro Cuore fu celebrata per la prima volta a Paray-le-Monial, città in cui sorgeva il monastero di suor Margherita, ed estesa a tutta la Chiesa da Pio IX nel 1856. Fu poi Papa Leone XIII nel 1899, ad approvare le Litanie e la pratica del 1° venerdì del mese, a consacrare l’umanità e il mondo al Sacro Cuore e a disporre che l’Anno Santo del 1900 fosse dedicato a questa devozione.
Santa Margherita Maria Alacoque
Fu suora dell’ordine della Visitazione fondato da S. Francesco di Sales e dalla baronessa S. Giovanna di Chantal. Definita la messaggera del Sacro Cuore, ebbe una serie di apparizioni del Sacro Cuore di Gesù: “Il Divino Cuore mi fu presentato come in un trono di fiamme, più sfolgorante di un sole e trasparente come un cristallo, con la piaga adorabile; esso era circondato da una corona di spine e sormontato da una Croce.”

Autobiografia di S. Margherita Maria Alacoque - Parte III di III

76. Il refettorio come luogo di punizione
Si accorsero che non mangiavo e ricevetti molti rimproveri dalla superiora e dal confessore, che mi ordinarono di mangiare tutto quanto mi veniva presentato a tavola. Quest’obbedienza era al disopra della mie forze, ma Colui che, nel bisogno, mai faceva mancare il suo aiuto, mi diede anche in quell’occasione la forza di sottomettermi senza repliche e scuse. Dopo che avevo mangiato, però, dovevo vomitare quanto avevo ingerito e, protraendosi a lungo tale situazione, finii per avere sempre mal di stomaco. I dolori erano terribili, al punto che non riuscivo a trattenere quel poco che avevo ingerito. Decisero allora di modificare l’obbedienza e mi permisero di mangiare secondo le mie possibilità.
Devo confessare che, da quel momento in poi, il cibo è sempre stato per me un supplizio e andavo al refettorio come a un luogo di punizione, cui mi aveva condannata il peccato. Per quanti sforzi facessi nel prendere con indifferenza il cibo che mi veniva presentato, non riuscivo a fare a meno di scegliere quello più comune, essendo il più conforme alla mia povertà e al mio nulla, come pane e acqua, che per me bastavano. Il resto era di troppo.

77. Temono che sia posseduta dal demonio
Tornando al mio stato di sofferenza, che si protraeva, anzi aumentava sempre più, a causa di altre penose umiliazioni, in casa iniziarono a credere che fossi posseduta dal demonio.

Autobiografia di S. Margherita Maria Alacoque - Parte II di III

41. Lotta eroica contro una ripugnanza naturale
Racconterò solo una di queste occasioni di mortificazione superiori alle mie forze, attraverso cui mi fece provare davvero l’efficacia delle sue promesse. Si tratta di una cosa per la quale tutta la nostra famiglia provava una grande avversione naturale, al punto che mio fratello aveva ottenuto, nel contratto che regolava la mia entrata in convento, che non sarei mai stata costretta su questo punto. La cosa era stata concessa, essendo di per sé insignificante, ma dovetti adattarmi a farla, perché su ciò fui attaccata con tale veemenza, che non sapevo più cosa fare. Mi pareva mille volte più facile sacrificare la mia vita e, se non avessi amato la mia vocazione più della mia vita, l’avrei sacrificata piuttosto che costringermi a fare ciò che volevano farmi fare.
Invano opponevo resistenza, perché il mio Sovrano voleva questo sacrificio, da cui dipendevano tanti altri. Rimasi tre giorni a combattere con tanta violenza, che facevo compassione, soprattutto alla mia maestra, davanti alla quale mi sentivo in dovere di fare quanto lei chiedeva, ma il coraggio mi mancava e morivo di dolore perché non riuscivo a piegare il mio carattere, e le dicevo: «Mi tolga la vita piuttosto che farmi venir meno al voto di obbedienza!». E lei: «Vattene», mi disse, «non sei degna di praticarla e ora ti proibisco di fare ciò che ti avevo ordinato». Questo mi parve troppo. Dissi subito: «Bisogna morire o vincere». Andai davanti al santissimo Sacramento, mio solito rifugio, dove rimasi per tre o quattro ore a piangere e a gemere, nella speranza di trovare la forza di vincermi: «Ahimè! Mio Dio, mi avete dunque abbandonata? Come, c’è ancora qualcosa nel mio sacrificio che deve essere consumato fino al completo olocausto?».

Autobiografia di S. Margherita Maria Alacoque - Parte I di III

1. Viva Gesù
Comincio questo scritto per obbedienza. È quindi per amore di Voi solo, o mio Dio, che mi sottometto a scrivere, al fine di obbedirvi, domandandovi perdono se ho opposto resistenza ai vostri voleri. Ma poiché solo Voi conoscete la grande ripugnanza che m’ispira, Voi solo potete darmi la forza di superarla, avendo io accolto questa obbedienza come un vostro cenno, come una punizione per l’eccesso di gioia e di zelo che mi ha guidata nel seguire la grande inclinazione da sempre avuta di seppellirmi in un eterno oblio delle creature viventi. D’improvviso, dopo avere ottenuto promesse da chi pensavo avrebbe potuto aiutarmi, e dopo avere distrutto quanto avevo scritto per obbedienza, o meglio, la parte che me n’era stata lasciata, ho ricevuto quest’ordine. O mio supremo bene, fate che io non scriva nulla se non per la vostra maggiore gloria e per la mia maggiore vergogna.

2. Orrore del peccato e voto di castità
Oh, mio unico amore, quanto vi sono grata per avermi protetta sin dalla prima gioventù, divenendo signore e padrone del mio cuore, pur sapendo che questo vi avrebbe opposto una strenua resistenza! Non appena ho appreso a conoscermi, Voi avete mostrato alla mia anima la bruttezza del peccato, così imprimendo un tale orrore nel mio cuore, che ogni minima macchia mi causava un tormento insopportabile; e per acquietare la vivacità della mia infanzia bastava che mi dicessero che offendeva Dio.