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Ciascuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo (P. G. Vannucci OSM)

Una passo del Vangelo per te

UN PASSO DEL VANGELO PER TE

Lui e io: diario spirituale di Gabrielle Bossis - Capitolo XIII°

18 agosto 1949
Mi dovevo sottoporre ad un’operazione chirurgica:
«Che importa quel che può succedere? Poiché mi appartieni, poiché abiti nel mio amore? Poiché il tuo cammino terreno sfocerà in una vita senza fine? Che tutto ti ci conduca! Invitami a fare accanto a te quest’ultimo tratto di strada. Che sia soprattutto il più intimo e il più lieto, poiché noi avremo sempre lo stesso passo. Hai la tua canzone di strada, la volontà di Dio? Nessuna avvince di più. La canteremo a due.
Puoi star sicura che non mi allontano quando i miei amici soffrono. E la mia Presenza è un tale conforto che essi arrivano a desiderare di soffrire sempre. Dunque, tienimi stretto a te, perché possiamo camminare meglio. Oh! la bella via che conduce all’Eternità. Non essere triste, ne soffrirei. Poiché morire è venire a me. Poiché perdendoti tu mi trovi… Vuoi che finalmente siamo uniti?».

8 settembre 1949
In clinica, dopo l’operazione:
«Vedi, avrei potuto venire a prenderti e tu ti saresti lasciata portar via con gioia. Ma vuoi lavorare ancora un po’ per la mia Gloria? E lietamente? Non è forse vero che a nulla vale vivere, se non per servirmi? E credi che sono io che ti servo perché tu possa servirmi? Ti darò ancora tutto quel che serve al tuo cuore e alla tua intelligenza.
Quando ti sono venuto meno? Tu, non venirmi meno. E, insieme, scorreremo le maglie di quel che ti rimane da vivere sulla terra. Insieme, sempre.
È una parola forte, non è vero? Quando senti la tua debolezza, come oggi, impadronisciti della forza di tuo Fratello, per amare, per lodare, per ringraziare il Padre comune. Non privarlo di alcun sorriso: è un “Amen” felice. Allo stesso modo, dai al prossimo. Ha tanto bisogno di gioia e di benevolenza. Non rimpiangere mai di esserti data senza risparmio. Vai a dritto. Vai forte. Vai come quando si va a Dio».

29 settembre 1949
Convalescenza:
«Non è vero che vedi la differenza fra la vita che mi offrivi prima di questa prova e la vita che vuoi offrirmi ora? Non è vero che ti ha fatto bene avvicinarti all’orlo della vita per guardare con gli occhi della verità che cosa è la terra, che cosa è la Vita eterna? Non credi che sia stata una nuova maniera del tuo Dio per attirare la tua attenzione e farsi afferrare più da vicino? Figlia mia, come è pieno di inventiva il mio Amore! Come desidera potervi catturare mentre correte… Quanti mi schivano e mi sfuggono! Tu, lasciati prendere. E senza più fiato, ora che hai sofferto, riposa sul mio Cuore. Credi che non sappia la prova che ti ho chiesto? Ciò che più conta, vedi, è che tu non abbia dubitato dell’Amore, nonostante tutto. È che tu abbia detto: “Fiat” e ti sia abbandonata a qualunque cosa potesse arrivare. Ed è questa la vostra forza sulla potenza del vostro Dio. Siete voi che guidate il cielo con il vostro totale abbandono, perfettamente fiducioso. Ora, noi non ci lasciamo più. Io racchiudo la tua vita. Sono il tuo globo.
Se tu ardi, è nel mio fuoco. Se tu procedi, è nel mio passo. Se tu respiri, è per mio tramite.
Vedi, come la gioiosa accettazione della mia volontà può fondere un’anima in uno stato superiore, un gradino impensabile! Vedi, come bisogna dire “Grazie” con tutta la forza del tuo cuore! Vedi, come bisogna lasciarmi fare nelle vostre vite, poiché io ho svolte improvvise, che non erano nelle vostre previsioni! E quando la Fede o lo sguardo dell’Amore ve le fa comprendere, voi date una gioia indicibile al Padre vostro, a Lui che, nel tempo delle vostre tristezze o in quello delle vostre gioie, è sempre e soltanto Amore».

13 ottobre 1949
Ora santa: “Cristo diletto, eccomi ricaduta nel solito orgoglio e nel solito egoismo”.
«Perché stupirtene, figlia mia? La tua vita non è sempre stata un incessante ricominciare? Io ti amo così, umiliata, ma pronta a far meglio per amore mio. È allora, che io vengo a te. È allora, che ti aiuto. Lo Spirito ti riempie perché ora, vuota di te, disillusa su quello che vali, finalmente tu gli lasci tutto il posto dentro di te.
Riconosci la tua abituale incapacità. Ammetti la tua povertà di giudizio, il tuo poco zelo per il sacrificio, come se tu ti disinteressassi della mia Gloria.
Esponimi le tue miserie, soprattutto le più scoraggianti, come la mancanza di continuità nel tenere a bada il tuo difetto abituale. Dimmi la tua pena, ma che questa pena nasca soprattutto al pensiero del mio dolore.
Poi, tenta di riparare: hai le parole del tuo amore, hai i silenzi, hai gli slanci, hai i rimpianti nella tua semplice sincerità. E hai decisioni nuove: confidati con mia Madre. Essa sorveglierà le circostanze insieme a te. Non credi che è più facile in due? E inoltre, guardami lungamente. Non è vero che fa piacere contemplare il viso di un amico unico? e che questo dà forza? E se questo amico è un ideale di virtù, se risplende di perfezione, non è vero che i tuoi occhi, ogni volta che lo guardi, attingeranno forza da Lui, per imitarlo? Sarà come una benefica spinta che tu riceverai come un’emanazione della sua dolcezza e della sua affettuosa compassione. Ama! Vedi, ogni vita cristiana ritorna sempre all’amore. Non ne conosci ancora tutte le tonalità, tutte le sinfonie, non dico incompiute… ma neppure incominciate. Trova per ogni giorno un amore nuovo, quello che non si è ancora espresso a parole: risveglierà in te impulsi che non avevi, come se ti rivolgessi a un Dio nuovo, adorato sotto un’altra luce, che sia diverso per te ogni mattina, per saziare il tuo cuore con eloquenti concerti. Poiché Dio è infinito… Entra in Lui come in una foresta profonda dove i silenzi pieni di mistero risuonano nelle profondità dell’essere».

27 ottobre 1949
Ora santa, in camera mia: [UNICO COLLOQUIO DI GABRIELLE CON DIO PADRE]
«Quando vedo che mi cerchi, ti sfuggirò? Quando mi chiami ansiosamente, non ti risponderò? Forse che non sono più lo stesso Dio dei primi mattini della Creazione? di quando il primo uomo, magnifico e buono, che mi attendeva per aprirmi il suo cuore, trovava un’ineffabile appagamento in quelle prime conversazioni? E Mosè sul Sinai? e i Profeti? e l’Uomo-Dio, nelle sue solitudini di notte e di giorno? Puoi dire che non mi avvicinavo a loro con il conforto della mia Paternità?
E dopo che l’Uomo-Dio si è lasciato crocifiggere nell’orrore dei tormenti, per causa vostra, non lo rivedo forse in ognuno di voi? Il mio Cristo, il mio Unico Figlio...
La vostra voce è la Sua… Giacobbe che prende il posto di Esaù. La mia benedizione discende su di voi per sempre, se la vostra fedeltà mi è assicurata. Credilo dunque! e non privarmi delle tue implorazioni. Non soffriresti se io scomparissi dalla tua vita? Puoi concepire anche solo una mezza giornata senza di me? o un mattino senza Comunione? o una gioia senza condividerla con me? o un dispiacere che non tu potessi più raccontarmi?
Pensa che, in questo istante, ci sono nel mondo creature che vogliono essermi del tutto estranee… Per loro, così povere, prega con le ricchezze che tu hai ricevuto proprio per aiutare gli altri. Prega per loro come se tu pregassi per il Cristo. Cosa strana, non è vero?… Ma pensa che ognuna delle mie creature è un altro Cristo.
Ora, voi non pensate alle conversioni, perché non le vedete; ma verrà un giorno in cui queste anime, entrate in Cielo con il vostro aiuto, vi grideranno la loro riconoscenza e il loro amore: perché in Cielo ci si ama.
Oh! figlia mia, onora il Corpo di Cristo. Prendi cura delle sue membra, glorifica la sua Sposa, la Chiesa. Non vi è nulla al mondo di più grande, di più prezioso, di più eccellente della santità dello Sposo e della Chiesa, sua Sposa, se non lo splendore della Trinità che racchiude e illumina tutto ciò che le appartiene».

3 novembre 1949
Ora santa:
«A che punto sei del nostro amore? Ti avvicini maggiormente a me nel pensiero del tuo cuore? con maggiore frequenza e maggiore intimità? Provi gioia a offrirmi un sacrificio? Desideri più fortemente il mio Regno? La tua bontà è ancora limitata quando si tratta del prossimo?
Vedi: si fanno spesso domande ai bambini per sapere quanto si applicano. Tu, che sai di essere debole e misera, chiediti se le tue poche forze resistono ancora e come puoi aumentarle. Quando ci si pesa e ci si misura, si può fare il punto. Oh! il punto dell’anima tua… come ti è necessario farlo! Soprattutto, fatti coraggio! Com’è necessario un elogio ai principianti!… Ma sì, mia povera piccola, tu sei sempre una principiante... ma con la ferma volontà di crescere. Sei sempre una aspirante, come quelle giovani religiose che vorrebbero affrettare gli anni che ancora le separano dalla professione.
Immaginati un’aula numerosa, composta da bambini indisciplinati e da bambini volonterosi. Non credi che il maestro farà di tutto per assecondare il lavoro e l’applicazione di quelli che mirano ad arrivare? Il tuo maestro è il tuo Dio. Il tuo lavoro, è il suo Amore.
Quand’eri piccola, ti guidavano la mano per scrivere. Il tuo Dio ti guiderà il cuore per amare. Con gioia tanto più grande quanto più spesso glielo chiederai, poiché tu conosci la pochezza dei tuoi mezzi… Nessun maestro sarà così attento ai palpiti del suo diligente allievo».
“Signore, vi amo da tanto tempo, e ancora non so amarvi”.
«Per amare il Padre e lo Spirito, prendi in prestito il mio Cuore; e per amare il tuo Cristo, offrigli la sua Passione».

6 dicembre 1949
Cercavo un modo nuovo di amarlo:
«Non trovi che la Delicatezza sia il fascino dell’amore?».

9 dicembre 1949
«Non potresti sopprimere tutti quei piccoli pensieri inutili che non servono né a te, né al prossimo, né a Dio? e mettere, al loro posto, un’adorazione amorosa, il desiderio del mio Regno, lo zelo per la salvezza dei tuoi fratelli? Sarebbero come le piante d’appartamento che abbelliscono i saloni».

11 dicembre 1949
Chiusura della novena dell’Immacolata. Ero estasiata dalla Messa cantata a cinque voci:
«Cosa dirai in Cielo, ascoltando cantare le mie lodi in miliardi di voci? Ogni anima santa ha la sua».
Udivo riflessioni entusiastiche da parte di lettori di «Lui e io»: “Grazie, Mio Signore, di tutte queste grazie intime che spandete in segreto”.
«E tu non sai tutto. Non lo saprai che in Cielo. E con quale gioia… Mi compiaccio a percorrere la via dei cuori con il nostro piccolo libro. Tanti leggono e sono trafitti da una delle mie frecce. Alcuni non osano credere a tanto amore e rimangono sull’orlo della Verità. Altri chiudono il libro senza voler comprendere. Ma credi che molti, profondamente stupiti, tentano di ricalcare il loro modo di amare sull’intimità che non abbandona, che non trascura, che si ingegna a piacere, a consolare, a rallegrare con una tenerezza nuova. Ti ho detto che, nell’amarmi, voi non esagererete mai. Anche fino alla follia: non ho fatto lo stesso io, per voi? Potrete mai rispondere allo stesso modo?
Vicino ai vostri cuori, io sono così povero… Tante indifferenze, tante avversioni… Almeno quelli che comprendono, cerchino di farmi ricco ogni giorno, non foss’altro che con un sentimento di commiserazione. Anche poca pietà da parte vostra mi è già di sollievo. Un semplice desiderio di avvicinarsi a me, mi calma. Un atto d’amore, sia pur breve, in mezzo alle vostre occupazioni, mi accontenta. E se un cuore arriva a non vivere più che per me, io lo appago fin da questa vita, poiché egli mi offre sulla terra un luogo in cui mi rifugio. Non credere che ce ne siano molti!
Leggete il Vangelo. Guardate il Modello. Attingetevi l’amore per gli altri, lo zelo nel servizio al Padre, l’unione con lo Spirito affinché Egli soffi quando vorrà, quanto vorrà. E se Egli vi manda una prova, non dite: “Basta!”. Tendetegli il vostro essere, affinché Egli lo porti dove vuole… E sarà sulle cime.
Tu, che mi hai trovato, non desideri onorarmi del tuo delicato amore? Anche in mezzo alle visite, alle distrazioni, ai viaggi, apri l’interno del tuo cuore: io vi risiedo».
Ultimi giorni del 1949
«Che l’amore egoistico di te, esca da te. Che l’amore sacrificato del tuo Dio, abiti in te!».

1950
1° gennaio 1950
«Parola d’ordine: “La speranza nel tuo Dio: una speranza sconfinata!”».
“Signore, che queste parole, fissate da Te su queste pagine bianche come su solide muraglie, siano altrettante sorgenti d’Amore a cui verranno ad abbeverarsi i miei fratelli e le mie sorelle della terra!”.

5 gennaio 1950
A Le-Fresne, di passaggio, davanti a una Loira e a un cielo di piombo:
«Vedi come i tuoi alberi, i tuoi fiori aspettano la linfa che si prepara a ricondurre la vita: tutto è grigio, tutto è morte. Poi, dolcemente, verrà la primavera.
Abbandonati alla Grazia. Lei e tu: la vela gonfiata dal vento e la barca: o dolce alleanza! Tu senti il rumore della Loira che passa lungo le tue muraglie, e l'aria che sfiora le tue finestre. Ma tu non scorgi la forza divina che ti sospinge quando ti abbandoni a lei. Qualche volta ti fermi e pensi: “ È forse Lui?” Sono sempre Io... Allora, anche tu, come i tuoi alberi, come i tuoi fiori, attendi la Linfa, ma domandala. Cerca di raggiungermi. Tendimi la tua vita: ha ancora pagine bianche. Domandami di tenerti la mano, e noi le scriveremo insieme. Sarà come quando eri piccola: perché tu sei sempre piccola.».

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