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Ciascuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo (P. G. Vannucci OSM)

Una passo del Vangelo per te

UN PASSO DEL VANGELO PER TE

Lui e io: diario spirituale di Gabrielle Bossis - Capitolo XI°

2 ottobre 1947
«Non credi che la mia silenziosa Madre lasciasse dovunque un solco eloquente di santità?».

9 ottobre 1947
«Dimmi che in certi momenti sei sicura di me. Questo mi consolerà degli altri momenti…».

17 ottobre 1947
Parigi, Boulevard Raspail. Pensavo che era ben monotono ricominciare ogni volta a offrire la propria giornata. Lui, vivamente:
«E io, non ricomincio forse ogni mattina a offrirmi nella messa? Ho forse mai pensato che bastasse unavolta sola? Ti costa tanto darti spesso a me, che ti aspetto sempre? L’amore moltiplica le sue parole senzaripetersi».
23 ottobre 1947
“Signore, io sono così poca cosa... Perfino quello che ho, me l’hai dato tu”.
«Chiedi di più. Chiedi meglio. E benché tu sia molto lontana dalla perfezione, chiedimela incessantemente per avvicinarti a me. Quante grazie non ottenete, perché non me le domandate!».

30 ottobre 1947
Ora santa:
«Ciò che è triste, è l’assenza di comunicazione fra il Creatore e la sua creatura. È come un silenzio di morte. Io sono la Vita e la dono. Attendila. Desiderala. La vita che dono va fino all’eternità. I beati lo sanno: riconoscono le mie vie in se stessi.
Tu, cerca di cogliere la mia azione nella tua attività. Io ti dico spesso: “Agirò tramite te, se acconsenti”. Perché io non costringo, vengo su invito. Nulla ti turbi. Donati a me come sei. Perché dovresti aspettare? Come è amabile la fretta di venire a me… essa avrà la sua ricompensa speciale. Quando si cammina, si fa poca strada; verso Dio, bisogna correre!».

9 novembre 1947
Durante la messa, guardavo entrare una persona:
«Non potresti sacrificarmi i tuoi occhi? Fa’ che guardino me. Temi ciò che ti allontana dal pensiero di me, cerca ciò che ci avvicina… Tante cose scaturiscono da uno sguardo! Tante cose scaturiscono dal pensiero… Giustamente, tu diffidi meno della tua volontà che del tuo pensiero. Fa’ di tutto per conservare il ricordo di me. Riporta tutto a me».

13 novembre 1947
«Come ignorate la forza del vostro Dio!… Avete paura di conoscerlo? Voi che lo cercate così poco?… La gioia delle vostre anime risiede nella relazione abituale con il vostro Creatore, il vostro Salvatore. Abbandonatevi a Dio qualsiasi cosa faccia. Lasciatevi sospingere e assecondate il suo Soffio con il vostro zelo. Tu, vieni a Lui con entusiasmo; poiché Egli possiede ogni risposta ai tuoi bisogni di tenerezza, di riposo, di comprensione.
Ma i vostri pensieri sono brevi… Prolungate almeno i vostri desideri… Per giungere al gradino superiore, al gradino nuovo dove lo Spirito vi aspetta per farvi salire ancora più in alto.
Ma che tutto sia fatto nella gioia, quella gioia che aumenta la gloria di Dio. Un padre di famiglia sarebbe forse contento se i suoi figli venissero a trovarlo per timore, di malavoglia? Quando ti avvicini a me dilata il tuo cuore, figliolina mia, come una fanciulla felice. Tu pensi: “Lui mi chiede sempre dei sorrisi interiori”. Lo crederesti che, pur essendo Dio, ho bisogno del sorriso degli uomini, perché ho un bisogno estremo della vostra felicità? Chi può capirlo? Chi può anche sostenerne il pensiero? Credi. Poiché è il mio Amore che parla e bisogna ascoltare la mia Voce in modo diverso dalle altre voci».

20 novembre 1947
Ora santa:
«Voi vi abituate a essere amati. Io non mi abituo al vostro affetto: mi commuovete sempre come se fosse la prima volta. Ah! se ne foste più convinti, moltiplichereste le parole che mi rallegrano, forse quelle, le più semplici, che non avete cercato: sono sgorgate guardandomi nel vostro cuore.
Oh! fai tutto ciò che puoi per il mio Regno, nell’intimità dei cuori. Ci sono alcuni a cui sono stato presentato, ma non mi ricevono… E io, che vorrei tanto vivere la vostra vita quotidiana, semplicemente!».

25 novembre 1947
Dopo la Comunione:
«Il tuo motto per oggi: “Per Dio e contro di me”». (Intende contro se stessa).

26 novembre 1947
Dopo la Comunione:
«In te, io prego il Padre».

27 novembre 1947
Ora santa. Tornavo da un tè in casa del conte di S...
«Adesso, dimentica il mondo e guardami. Sono stato contento di sentirti parlare della solitudine fruttuosa dei prigionieri, una solitudine che li avvicinava al contatto divino. Hai notato come il corso della conversazione si è andato elevando fino alla fine? In questo, tu sei stata mio strumento. Che tu lo sia spesso. Vedi, ho pochi strumenti sulla terra… Chiedi allo Spirito di guidare il tuo spirito. Non parlare secondo te stessa, parla secondo me, in vece mia. Sai quando è che tu parli come me, figliolina mia? Quando dài prova di bontà e grazia. Quando commuovi. Quando rispondi con dolcezza a una riflessione acerba. Quando scusi, quando servi, quando dài. Quando plachi un carattere irascibile. Quando consoli. Quando mantieni inalterato il tuo umore. Quando rimani umile senza cercare di prendere il sopravvento. Quando sei riconoscente per l’amabilità altrui. Quando sei generosa. Chi fu più generoso di me? e più dolce? e più umile? Tutto questo è tuo: tu, fa’ parte del mio Corpo mistico».

11 dicembre 1947
«Il peso del mio amore per gli uomini aumenta sempre. È così fino alla fine dei tempi. Chi mi crederà? Quanti ne rideranno? Tu sapessi quanti cattivi mi sciupano, non solo nell’anima loro, ma in quella degli altri… e in quella dei bambini! Se tu lo sapessi… mi ospiteresti in te: nella tua memoria, nel tuo intelletto, nella tua volontà.
Ricordi? Dicevo a Zaccheo: “Vieni, abiterò nella tua casa”. Pensa, se dicessi a te e ad ogni anima di buona volontà: “Resterò sempre in voi fino al vostro ultimo respiro...” e poi vi conducessi nella mia dimora, quella del Cielo, dove non saremo mai più separati… Comprendi il programma dell’Amore concepito da tutta l’eternità?…».

25 dicembre 1947
«Non bisogna temere di guardare la perfezione perché lì ci sono io, perché io l’ho vissuta, perché l’occuparmi di voi è la mia delizia. Allora, non siete più soli, avete me.
Ricordi una volta, quando avevi i cavalli? Ti piacevano i tiri schierati a freccia… Ebbene, io cammino in testa e tu, tu segui, un po’ da lontano, ma segui.
Il buon ladrone ha compreso l’amore, e ha lanciato il suo grido di rimpianto. Pochi istanti dopo, riposava sul mio petto. L’amore chiama l’amore. Tu, rispondimi.
Ho sete di te. Che cosa t’intimidisce? Le tue ripetute negligenze? Le tue insufficienze? La tua mancanza di precisione? Il tuo pensiero assente? I ricordi negativi? Io mi faccio carico di tutto. Io raccatto le miserie. Ne fo degli splendori.
Dona tutto. Osi dirmi che qualcosa potrebbe non essere mia nella tua vita? Quando non si è che uno…».

31 dicembre 1947
Dopo la Comunione: “La parola d’ordine per il 1948, mio Signore?”.
«Vicinissima», invitando all’unione».

1948

3 gennaio 1948
«Riprendi fiducia e ricomincia il tuo umile cammino, sempre più vicina a me. Sai che non hai solidità e che i tuoi fondamenti non possono essere che in me. Quando crolli, io prendo le macerie e rifaccio un tempio nuovo più bello, perché ti sei umiliata. Pensa a questo per riuscire ad amare l’umiliazione. Non l’ho vissuta io stesso per tutta la mia vita terrena? Io, Dio! Quale compagna, figlia mia!… Vedi, ciò che affligge l’amore è l’indifferenza, è l’apatia, è l’inerzia: molte anime sono con me come se io fossi ancora morto. Ma sono vivo, figlia mia, e sono vicino a loro, dentro di loro, aspettando che mi parlino, che mi sorridano e che il loro cuore batta un po’ per me. Esigo così poco! Sono contento così presto…Chiedo solo di essere invitato e m’incarico io della festa».

19 gennaio 1948
Con intima dolcezza:
«Al momento della morte dei miei amici, non credi che io venga a prenderli dolcemente? con le delicatezze che tu conosci? per introdurre l’anima loro nel mio Regno? Non faresti altrettanto tu, per godere della loro sorpresa e della loro gioia, all’ingresso di una delle tue belle case? Allora io, Dio, che amo di più, che possiedo di meglio, come potrei disinteressarmi della loro uscita dal tempo? Tutto quel che puoi immaginare sul fascino del mio cuore innamorato, neppure si avvicina alla realtà!
Ricorda che ho voluto la vostra gioia tanto da essere disceso a conoscere la sofferenza. E quando vi vedo soffrire, e soffrire uniti a me, raccolgo ognuna delle vostre sofferenze con grande amore, come se le vostre avessero superato le mie, come se le vostre avessero un valore che il mio cuore vorrebbe rendere infinito. Ed è per questo che, quando me lo permettete, io voglio fondere la vostra vita nella mia».

22 gennaio 1948
«Io sono il Dio di tutti i momenti della tua vita perché sono l’anima della tua anima».
Per strada:
«I sacrifici si fanno sempre nella volontà».
La sera:
«Va’ oltre la bellezza e il fascino. Arriva a me».

12 febbraio 1948
“Signore, voglio essere sempre vicino a voi, è soltanto il mio pensiero che se ne va”.
«Richiamalo dolcemente, senza irritarti: perché io, io non mi irrito mai. Io vi conosco. Vi amo nella vostra buona volontà. È la pace che hanno cantato gli angeli quando sono venuto a rinnovare il mondo. Quanto spesso io sono più indulgente con voi, di quanto voi lo siate con voi stessi! Dammi la gioia di vedertelo credere».

19 febbraio 1948
«Umiliati per i tuoi sbagli. Sono i vostri difetti che vi rendono infelici. Riconoscete i vostri torti. Riconoscete le vostre superficialità, il vostro poco coraggio e la vostra poca energia per migliorare, la vostra abitudine ad una certa oziosità, la vostra negligenza a guardare il Modello che è la mia vita, la vostra fatuità soddisfatta nel vedere ciò che siete a qualunque gradino siate, il vostro atteggiamento indifferente nei confronti dei miei Sacramenti.
Avete lo zelo di venire a purificarvi nella Penitenza? Cercate di eccitare la vostra fame per la mia Eucaristia d’amore, che vuole aiutarvi a camminare? Non vivete forse come se doveste restare sempre sulla terra? Di rado voi date uno sguardo anche furtivo all’Aldilà, alla vostra dimora di domani! Quando invece il vostro cuore dovrebbe esserci già, ringraziando, lodando, adorandomi in tutti i giorni e in tutte le azioni del giorno…
Tu almeno, hai l’anima colma di me? Respiri soltanto per me? Continui a guardare ai tuoi interessi prima che ai miei, o mi poni davanti a te, come un fanale sul tuo cammino? Ti sei rivestita delle mie preoccupazioni? Hai preso parte alla conversione del mondo? Accanto ai miei martiri, puoi dire: “C’ero anch’io”, non fosse che con i tuoi desideri? Chi mi aiuterà, se voi, miei comunicati, non vi stringete a me?».

11 marzo 1948
«…Vi sono alcuni poveri di cui nessuno s’interessa. Se sono in mezzo alla strada, li si guarda e si passa oltre. Ma se una persona attenta si ferma davanti a uno di loro, per una parola benevola, un’elemosina, il conforto gli dà coraggio e speranza. Io sono questo povero. Siate il mio conforto».

20 maggio 1948
“Signore, quante cose sulla terra sono noiose! Non pensate che starei meglio da Voi?”.
«Poiché la tua vita è per me, fammi la grazia di mantenere il tuo sorriso. Poiché hai da fare del Bene, desidera proseguire. Poiché è la mia volontà, sii felice di compierla. Ingegnati a dare gioie intorno a te, senza cambiare nulla nelle tue abitudini, semplicemente “come va fatto”. Non ne senti tutta la differenza? Parlare con affetto, parlare senza unzione: sono le stesse parole, non è lo stesso tocco. E poiché puoi farlo, perché non farlo? Ti sarebbe facile intenerire un cuore inacidito. Poiché io sono negli altri, perché non te ne dovresti prendere cura? Servimi dunque là dove sono. Non saresti felice di inseguirmi fin là, tu che mi cerchi? Tu mi cerchi nella bellezza delle rose, nel canto dell’usignolo sulla terrazza, in quello del cuculo che ti arriva dall’isola sulla Loira, nelle stelle lucenti delle notti di maggio e fin nei lontani arabeschi delle paludi.
Ma non sono io innanzi tutto nelle anime,create a mia immagine? In questi esseri umani di cui sono il fratello Salvatore? E non avresti motivo, dunque, di raggiungermi attraverso di loro? Essi non si accorgeranno nemmeno che tu hai mirato a me, ma ne sentiranno il conforto. E io, io lo estenderò...».
“Signore, con X… non ho trattenuto il giudizio poco caritatevole che volevo tenere nascosto”.
«Un fiore di meno… Ti assicuro che avrei potuto utilizzarlo per la mia Gloria. La mia Misericordia si servirà del tuo rimpianto. Umiliati riconoscendo le tue mancanze e io ti farò salire più in alto che se tu non fossi caduta».

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