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Ciascuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo (P. G. Vannucci OSM)

Una passo del Vangelo per te

UN PASSO DEL VANGELO PER TE

Lui e io: diario spirituale di Gabrielle Bossis - Capitolo X°

18 ottobre 1945
«Mettiti di fronte al mio volto. Ora, svolgi la tua anima. Distendila come un tessuto dispiegato ricordando le tue colpe. Quelle di ieri, quelle di oggi. Tu me le mostri senza dire nulla. E tuttavia, è una preghiera; te ne stai umile dinanzi alla tua miseria ostentata ed è la preghiera più eloquente.
La voce del giusto si leva durante il giorno e durante la notte. Qual è il suo grido, se non quello dell’umiltà?
Vedi? Anche le tue mancanze possono avvicinarti a me. Sèrvitene per farne amore di riparazione, amore di contrizione. Tutto deve portare all’amore.
E mi incontrerai. Non avrò fatto, io, più che metà del cammino?».

8 novembre 1945
«Consideri la morte come una festa che vuoi preparare fin d’ora? Con quanta cura prepari i tuoi ricevimenti terreni? E la riunione di Lassù, non vale forse tutte le delicatezze? Affrettati, mia diletta!
Le foreste degli anni sono ingiallite come l’oro. La tua anima, piena di linfa, arriverà agli ultimi sprazzi di luce, poi rientrerà nella sua sorgente, lasciando lo sguardo di quaggiù per un sole più bello».

1946
19 settembre 1946
«Non vuoi lasciarmi prendere gioia da te? Tu mi credi infinitamente felice; ma pensa alla gioia contingente che voi potete procurarmi e che mi è negata in tanti cuori! Questa è la tua occasione di consolarmi.
Un uomo aveva molti figli che amava d’un affetto misurato su ciascuno. Prevedeva ogni dettaglio e cercava solo di renderli felici. Alcuni si stancarono d’un tale amore e lo lasciarono con insolenza. Altri trascinati da questo esempio, se ne andarono con meno scalpore ma con la stessa ingratitudine. Altri ancora furono tentati dal piacere dell’indipendenza e si allontanarono pieni di orgoglio. Quest’uomo rimase solo con l’ultima delle sue figlie, che gli dimostrò una devozione così fedele, una tale volontà di riparare le ferite causate dai fratelli che quest’uomo, per la presenza di questa unica figlia, per il suono puro della sua voce, per i suoi gesti che cercavano soltanto di piacergli, dimenticò le colpe ingiuriose e il proprio dolore.
Vuoi essere tu questa presenza per me? Vuoi donarmi tutte le tue azioni?».
“Signore, sono così piccola”.
«Unisciti a me. Ti farò grande».

24 ottobre 1946
Scendevo sulla terrazza dicendogli: “Vieni con me”.
«Dimmelo spesso e nel tuo lungo viaggio verso la morte ti accompagnerò ancora».
Ma io pensavo che, in quel momento supremo, avrei avuto bisogno anche della Santa Vergine.
«Come potrebbe, Lei, non essere vicina a coloro che recitano l’intero rosario, ogni giorno della loro vita? Tu le chiedi centocinquanta volte al giorno di pregare per te nell’ora della tua morte…».
Ora santa. “Mio Dio, ti ho amato oggi come desideravi che ti amassi?”.
«Mi hai amato soprattutto quando non hai fatto la tua volontà, come stamani quando ti hanno pregata di andare a fare il catechismo in Parrocchia, e avresti preferito rimanere con me nella tua camera. Ma, al servizio degli altri, sei al mio servizio. Mi è gradito che tu sia duttile nell’ubbidienza. Non esitare mai. Va’ avanti. Credi. Così, mi proverai che il tuo amore non è fatto di sole parole. È come un amore sostanziale che mi è dolcissimo. I santi si ingegnavano a calpestare la loro volontà per amor mio. Per loro, questo era “fare la prova”. Prova anche tu. Tutto ti sorriderà quando tutto sarà per me».

21 novembre 1946
«Ogni anima ha il suo modo di amare. Non privarmi del tuo. Io vi conosco e apprezzo i vostri modi peculiari. Dal principio del mondo, nessuna anima assomiglia ad un’altra: è questo che forma la sinfonia delle mie delizie. Non ne ho diritto? Ma non esigo nulla. Aspetto. E quando mi appagate, la mia gioia è grande. Dunque, non aver paura di darmi. Impara a farmi doni. Molto semplicemente, come una figliolina. Sii piccola e rimani vicina al tuo “Grande Amico”. Entra in me, tanto da perdere perfino il ricordo di te.
Considera tanto i miei interessi, che i tuoi non ti occupino più se non in rapporto con la mia Gloria».

12 dicembre 1946
«Pensa ai miei pensieri, e dirai le mie parole. Quale edificazione, figlia mia. Quale leva… Prova».

19 dicembre 1946
«Io aspetto ciò che tu vuoi donarmi come un povero alla tua porta… Cerca qual è il momento in cui mi hai fatto più piacere oggi. Non sarà forse quello in cui sei stata più semplicemente piccola con i piccoli?».

1947
2 gennaio 1947
Ora santa. Lo adoravo e gli auguravo dei cuori:
«Mai tu mi augurerai sufficiente amore da placare la mia sete! Sì, dammi dei cuori per mezzo della tua amabilità verso tutti. Anche verso i peccatori. Attirali a te con l’intenzione di darmeli. Fa’ l’opera mia, mia piccola collaboratrice. Non perdere nulla della nostra unione, figlia mia, in nessun momento».

16 gennaio 1947
Pensavo al 5 % di sconto e mi domandavo: “La santità sarà più accessibile?”.
«La santità non è un’addizione: un solo atto d’amore può fare un santo nell’istante della morte, nell’abbandono e nella fiducia più assoluta. Questa fiducia mi onora tanto! Io sono come Sansone. Perdo la mia forza di Giudice quando un’anima mi esprime la fedeltà del suo amore. Non che questo amore sia un grande amore, ma è il più grande che essa è in grado di offrirmi. Allora essa mi tocca sul vivo e sono incline a piegarmi alla sua volontà, che adotto come mia».

16 febbraio 1947
«Te ne prego, vivi ininterrottamente nel mio amore! Io non ti costringo. Non vi costringo mai, nemmeno ad accogliere i miei doni. Siete liberi. Quante volte la vostra libertà mi ha crocifisso!...
Allora, aspetto… aspetto per secoli… Non credi che ti attendo da molto tempo?… Nessuna anima è simile alle altre. Nessuna mi darà ciò che attendo da te».

18 febbraio 1947
Ora santa:
«Io sono più presente a te che tu a te stessa, ma vi sono momenti in cui la pienezza di me si fa sentire con un sovrappiù d’amore; e quando dici a te stessa: “È Lui!”, mi rallegro di essere stato riconosciuto.
Ciò che mi fa male, è restare presso di voi come un estraneo, quasi un indesiderabile… Non essere voluto, ah! Come il mio atteggiamento è costretto a dipendere dalla vostra accoglienza! Mentre io vorrei essere sempre per ogni anima il Prodigo dell’amore… Come farò, se avete la porta chiusa? Stavo per dire: lo sguardo ostile? diffidente?… Alcuni temono che io chieda troppo. Se sapessero, come sarebbero felici di darmi tutto, in un perfetto e gioioso abbandono. Il vostro dono più bello è la gioia nel servirmi.
Anche quando avete il pensiero della morte, non siate tristi poiché io ho preso lo stesso vostro cammino. Anche mia Madre ha voluto prenderlo: è spesso questa la grande riparazione per la vostra lunga vita di spensierati egoismi».

26 febbraio 1947
Mentre ero in visita:
«Non dire ciò che si deve tacere. E non tacere ciò che si deve dire».

6 marzo 1947
«Ogni anima attira da me un amore speciale. Ecco perché sono così riconoscente a coloro che s’ingegnano a ricondurmi dei peccatori. Pensa! ho dato la mia vita per loro! nelle più spaventose torture…Povere, care anime che amo! Un umile pentimento… e siete già nel mio Cuore.
Parla loro con dolcezza. Con tenerezza. Un movimento brusco potrebbe allontanarle di più».
“Domani, Signore, incontrerò un peccatore”.
«Ti dirò io come procedere. Sarò in te come sempre. Tu mi guarderai, mi chiamerai, mi dirai: “Parla per mezzo mio”. Io sarò il Fratello che ascolta».

20 marzo 1947
Ora santa:
«Ti preoccupi del passaggio della morte? Ma poiché è la più grande prova d’amore che tu possa darmi, rallegrati! Offrimela sin d’ora con un distacco assoluto. Dilata il tuo spirito fino all’eroismo. Di’: “Anche se non dovessi subire la morte, la sceglierei per unirmi a Lui, perché Lui è morto per me e per amore”. E così, mi darai la gloria più grande che una creatura possa dare al suo Creatore.
Oh! la preziosa morte dei santi, che ha la sua risonanza sino nelle regioni celesti della Casa del Padre! Non avere paura di perdere la tua vita di un istante per entrare nell’eterno Incontro con il tuo Diletto… poiché sono io! Ah! sarà il momento della fede, della speranza e della carità. Impadronisciti di questi sentimenti. E, semplicemente, per sempre. Tu sei con il Padre tuo, con il tuo Sposo, sei della famiglia di Dio. Vivi, pensa, ama come in famiglia: sarà un segno d’amore».
«Quell’affettuoso buon giorno che mi dai al mattino o quando ti svegli di notte, quanto mi è dolce!».

27 aprile 1947
«Questa notte, quando sei andata alla finestra aperta per guardare lo splendido cielo stellato i cui riflessi cadevano sui ciliegi in fiore, ascoltavi l’usignolo dell’isola e sentivi la gioia di avere uno sposo così potente. Ah! che questo, e molti altri spettacoli della natura accrescano la tua fiducia in me… Scaccia la diffidenza. Essa non mi onora».

22 maggio 1947
Roma:
«Arriva a desiderare la morte che ti conduce al tuo fine. Essa si avvicina. Provane una grande gioia. La morte porta alla vita. Allora, tutto ciò che deve ancora succederti sulla terra non deve avere altra grande importanza per te, se non quella di vivere per piacermi».

29 maggio 1947
«Abbandonati al pensiero della festa dell’Incontro; tu hai organizzato molte feste, fammi l’onore di credere che io so organizzare le mie. È il programma dell’amore».

19 giugno 1947
«Cosa sei senza di me? E se non vuoi separarti da me, perché non cerchi di unirti maggiormente a me? Cosa te lo impedisce? Tu che fai la Comunione ogni mattina, puoi passare tutto il giorno in rendimento di grazie. Cosa te lo impedisce? Tu desideri amarmi in ogni circostanza, però ti trovi nel mondo, circondata dal prossimo: ebbene, puoi continuare ad amarmi in mezzo a questo prossimo. Cosa te lo impedisce? E quando ti succede qualcosa di allegro e soave, accoglila come accoglieresti me, poiché io mi nascondo: spetta a voi scoprirmi. È questo il gioco di Dio, vinci! E quando vinci, convinciti che sono io che ho guadagnato di più. Io, il più sensibile».

17 luglio 1947
Ora santa:
«Non posso ritirare ciò che ho detto. Le anime che si offrono a me come vittime, sono le più vicine al mio Cuore. Perché ti spaventa offrirti così tutte le mattine? Non c’è forse la mia Grazia? E le vittime, vengono forse immolate ogni giorno? No, sono tenute da parte, nutrite in modo speciale, ed è alla fine che la loro vita ascende come un olocausto fecondo di riparazione.
Io sono stato un’anima vittima tutti i giorni della mia vita. Non vuoi essere mia sorella?. Essere attenta? Significa fare il vuoto dentro di sé e avere il desiderio di me. Allora, io vengo».

10 agosto 1947
Lourdes. Alla Processione del Santo Sacramento pensavo a una risposta orgogliosa che avevo dato qualche momento prima. Con tenera compassione, Lui:
«Che fatica fai a esser piccola...»
e mi ricordavo di ciò che mi aveva detto in passato in quello stesso luogo, mentre era circondato da cardinali e da arcivescovi riccamente vestiti:
«Vedi, io sono il più piccolo».
Nell’ostensorio:
«Chiedi a mia Madre di vivere come Lei, in nostra compagnia».

25 settembre 1947
«Simile all’amore per me: l’amore per il prossimo. Che programma, figlia mia, se ci rifletti!… Come lo cercherai, allora, questo caro prossimo! per servirmi in lui con delicatezze che lo sorprenderanno e lo commuoveranno. Poiché nulla commuove come la bontà. La bontà che anticipa».

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