Image Cross Fader Redux
Ciascuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo (P. G. Vannucci OSM)

Una passo del Vangelo per te

UN PASSO DEL VANGELO PER TE
Visualizzazione post con etichetta Don Maurizio Patriciello. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Don Maurizio Patriciello. Mostra tutti i post

Papa o Prete, è pane spezzato per noi

Vocazione, essere chiamato da qualcuno. Qualcuno per il quale vali. Qualcuno che senza di te non sa, non vuole vivere. Vocazione alla vita, innanzitutto. Dal niente sei chiamato all'essere. Vivere: esperienza unica e straordinariamente bella. Sempre. Anche quando pesa.
Amare. Verbo da coniugare in mille modi. Parola senza confini. Vocazione all'amore. Tutti siamo chiamati ad amare. Chi trasgredisce si assume una responsabilità enorme e paga un prezzo atroce. Un mondo senza amore è simile all'inferno. Chi ama si fa attento. Spera. Vive. Acquista intelligenza. Sentirsi amati, cercati, valorizzati. Chi chiama ti indica la via. A ognuno la sua. Importante è non sbagliare. Discernimento è la parola magica. Discernere, cioè capire. Comprendere per camminare spediti senza voltarsi indietro.
Il prete, figura affascinante e incompresa. Amata e bistrattata. Cercata e rinnegata. Vocazione al sacerdozio. All'inizio non capisci. E preghi. E gemi. E piangi. Poi la voce si fa chiara. Distinta. Ed è rivolta a te, anche se eravate in tanti. Anche se gli altri erano migliori. Più buoni e generosi. Più attenti e intelligenti. Anche se tu non l’avevi messo in conto. Lui, il Signore, fissa i suoi occhi nelle tue pupille e tu non reggi. Il suo sguardo è incredibilmente bello. Solo gli innamorati possono capire. E vai. Attratto dal Mistero. Dove, tu stesso non lo sai. Ti fidi. E Lui ti ammalia indossando le vesti della festa. Ti porta con sé sul monte. Non quello del Teschio, non è il momento ancora. Oggi ti appare nella gloria. E tu resti senza fiato. Sei pronto.

Io don Maurizio Patriciello avevo il cancro. Ma il Signore mi ha salvato la vita

C'è un tempo per ogni cosa. Credo che sia giunto il momento di rendere pubblico quanto mi accadde nell'estate del 1985. Mi limito a raccontare i fatti come li ho vissuti. Ognuno ha il diritto di interpretarli come meglio crede. Naturalmente lo stesso diritto vale anche per me. Dopo un lungo periodo passato lontano dalla Chiesa cattolica, vi feci ritorno a quasi 28 anni. All'origine vi fu un incontro. Sul mio cammino, a Napoli, nei pressi del bosco di Capodimonte, incontrai un frate francescano, fra Riccardo, al quale diedi un passaggio in macchina. Quell'incontro mi cambiò la vita.

Lavoravo allora in ospedale. Ero entrato come infermiere, ma continuando a studiare, ero diventato capo reparto e mi ero specializzato sulle tossicodipendenze. Niente avrebbe fatto prevedere la svolta che sarebbe arrivata. Con fra Riccardo – oggi fondatore in Africa di due nuove congregazioni francescane – iniziò un serio cammino di conversione. Riccardo era romano. Un giorno lo accompagnai a Roma dai suoi genitori. Fu lì che volle presentarmi la mamma di un suo amico di scuola, mamma di tre figli, che chiamerò Angela. Non aveva ancora 30 anni quando si ammalò di sclerosi multipla. Ben presto finì sulla sedia a rotelle. Soffrì in modo indicibile. Nella sofferenza, però, trovò la fede e la sua vocazione: nel cuore della Chiesa ella avrebbe pregato e offerto il suo dolore soprattutto per i sacerdoti.