Image Cross Fader Redux
Ciascuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo (P. G. Vannucci OSM)

Una passo del Vangelo per te

UN PASSO DEL VANGELO PER TE

Pretesti per sfuggire alla preghiera

La carne dell’uomo ha desideri contrari al suo spirito (cfr. Galati 5,17). Essa non può trovare riposo nella preghiera, soprattutto nella preghiera sincera, pura, offerta in spirito di vera adorazione, perché questa implica il rinnegamento di sé e la morte delle passioni, dei desideri e delle false speranze di questo mondo... Perciò il corpo inventa mille pretesti per sfuggire alla preghiera: pretende di essere malato, debole, di avere mal di testa, alle articolazioni, alla schiena, di avere un gran bisogno di dormire.
Se, nonostante questo, ti costringi a pregare, il tuo corpo cerca di abbreviare la preghiera. E se perseveri nella volontà di compiere la preghiera fino in fondo, il corpo cerca allora di sfuggire nel vero senso della parola: la lingua s’ingarbuglia, l’attenzione si allenta e divaga qua e là, il pensiero si appesantisce.
Il tuo “io” cerca il pretesto del corpo per sottrarsi alle parole della preghiera, poiché esse comportano la sua morte. Assomiglia al serpente che sfugge alla musica dell’incantatore e s’affretta a turarsi le orecchie per non ascoltarne la voce, sapendo che questa implica la sua morte.
Il Signore sa tutto questo; è per questo che ha raccomandato di “pregare sempre, senza stancarsi” (Luca 18,1).
Questi sintomi gravi non compaiono nelle preghiere farisaiche, fredde, compiute per ricevere la ricompensa dagli uomini, cioè per attirarsi le loro lodi o la loro ammirazione. Anzi, il corpo si adatta bene a una tale preghiera: si alza presto per farla in pubblico e non prova nessuna fatica a restare in piedi per lunghe ore davanti agli uomini. Recita a voce molto alta, e l’intelligenza diventa molto attenta e gli fa pronunciare le preghiere con il contegno voluto, con una chiarezza e una precisione che gli attirano l’ammirazione dei presenti.
Questo genere di preghiera è gradito all’”io” umano, poiché comporta di per se stesso una ricompensa carnale: conduce all'affermazione di sé anziché alla rinuncia di sé, alla deificazione di sé anziché alla morte di sé. Perciò l’io vi si compiace, così come gli piace accumulare il denaro. E il corpo non ne prova mai stanchezza, così come non si stanca affatto di buon cibo. Ben sapendo ciò che c’è in ogni uomo (cfr. Giovanni 2,25), il Signore ha messo in guardia da tutto ciò, dicendo: “Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo che è nel segreto” (Matteo 6,6).
Chiudere la porta indica, qui, la necessità di far sì che la preghiera non sia né vista né udita dagli uomini, almeno nell'intenzione e nella coscienza di te che preghi.
Tratto da "Consigli per la preghiera" di Matta el Meskin
CAPITOLI PUBBLICATI
Chiudere la porta
La preghiera, opera fondamentale nel cammino spirituale
L’effusione dello Spirito santo nelle parole della preghiera
L’importanza di una legge spirituale
La preghiera come dono
Cristo ti attende
Alla presenza di Dio
Superare le sensazioni mediante la fede
Pretesti per sfuggire alla preghiera
L’ascesi dei corpo e l’ardore dello spirito
La preghiera e il tempo
Cristo partecipa alla preghiera
Lo Spirito Santo grida nel tuo cuore
Come invocare lo Spirito Santo?
La preghiera, invito divino al ritorno della creatura esiliata
Le preoccupazioni: come presentarle nella preghiera?
La preghiera ti trasforma fin nel più profondo del tuo essere
La preghiera di comunione, di unione con il Signore
La preghiera è più potente del peccato
La preghiera, scambio d’amore con Dio
La preghiera, atto di obbedienza
La preghiera, scuola di obbedienza
La preghiera, capacità di abbandono alla volontà di Dio
Il sacrificio, pienezza dell'obbedienza
La preghiera, fonte di potenza per gli altri
Dio si serve delle tue preghiere per la salvezza degli altri
La comunione con Cristo e la condivisione delle sofferenze degli uomini
La ricerca di te stesso nella preghiera la contamina
Anche tu hai un grande bisogno che si preghi per te
La preghiera per gli altri è una grave responsabilità
La preghiera di lode, di adorazione e di contemplazione del Volto glorioso di Cristo
MATTA EL MESKIN (Matteo il povero) 1919-2006.
Umile monaco eremita, fu il rinnovatore della vita monastica originale dei padri del deserto e Igumeno (Abate) del monastero di San Macario a Scete in Egitto. I suoi preziosi scritti costituiscono una guida alla preghiera sul modo di intrattenersi con Dio nell'autentica preghiera del cuore, quella preghiera che ristabilisce la confidenza dei figli che chiamano Dio “Abbà, Padre”.

Nessun commento:

Posta un commento