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Ciascuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo (P. G. Vannucci OSM)

Una passo del Vangelo per te

UN PASSO DEL VANGELO PER TE

Vangelo di domenica 12 luglio 2015 (Marco 6,7-13) con meditazione del Card. Piovanelli

XV Domenica del Tempo Ordinario - Anno B
"Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse"
Dal Vangelo secondo Marco (6,7-13)
In quel tempo Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone, né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: “Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero, e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro”.
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
Parola del Signore.
Gesù chiama i Dodici, che aveva già scelti (Mc 3,16-19), e li manda in missione. Gli ordini del Maestro valgono non solo per quel tempo, ma per tutti i tempi: Marco evangelista raccoglie alcuni detti del Signore presentando una edizione minore della più ampia “regola della comunità missionaria” presente in Matteo, il quale dilata le istruzioni di Gesù fino ad aver un vero e proprio discorso apostolico (Mt 10), una specie di “magna charta” della Chiesa in missione o, se vogliamo, di anticipato testamento dettato da Gesù, perché i suoi continuino la sua opera.
Gesù ha chiamato e mandato i Dodici con parole che fremono di urgenza e di tensione, di impegno radicale e di povertà. Non li distingue né virtù, né abilità particolare o qualità oratoria. Se manca loro qualcosa per l’attuazione del loro incarico, verrà ad essi aggiunto. Manca loro senz'altro quanto viene loro dato allorché vengono mandati: l’autorizzazione ad annunciare il regno di Dio, e questo con il potere di cacciare gli spiriti impuri, il che è unicamente possibile se si ha lo Spirito Santo, che estendendosi ricaccia indietro la sfera di azione dello spirito maledetto. Avendo ricevuto questi doni da Gesù, si richiede loro di non mischiarli con i propri mezzi di appoggio o di propaganda; perciò nessuna bisaccia, non pane, non denaro, non abiti per cambiarsi… e neppure ricerca di un’abitazione più comoda (in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì). Gli incarichi sono l’annuncio, il richiamo alla conversione, non il successo. Se non ci sarà il successo, ad essi non deve importare, devono semplicemente andar oltre e tentare altrove (Urs Hans von Balthasar).
Non si rende nessun servizio ad un apostolo considerandolo come una “grande personalità religiosa”; non di rado l’incredulità comincia proprio da qui. Ciò che contraddistingue l’apostolo non è il suo valore umano, la sua creatività spirituale, la sua influenza religiosa, ma la chiamata di Gesù Cristo, la missione che ha ricevuto, il sigillo che gli è stato impresso… L’apostolo non parla a nome proprio, ma in nome di Cristo. Non si lascia guidare dalla propria scienza o dalla propria esperienza, ma dalla parola di Dio e dalla missione ricevuta. È colmo di Cristo, impregnato del suo pensiero. Il Signore è la sostanza della sua vita. Lui egli porta, non in virtù della propria esperienza religiosa personale, ma perché il Signore lo ha scelto per questo. (Romano Guardini, Il Signore)
L’appello del Cristo è centrato sulla povertà e sul coraggio. La missione esige innanzitutto la donazione totale, le mani non devono essere impacciate da borse e denaro; la grandezza della figura dell’apostolo non si misura sulle insegne ufficiali e sulle tuniche diverse e ben ricamate; il viaggio non è una solenne e raffinata missione diplomatica. Anzi, continua Gesù, la missione conosce il rifiuto, con porte che si chiudono, con orecchi che ignorano, con labbra che scherniscono (G. Ravasi).
Noi dobbiamo continuare la fatica apostolica del Cristo. Meglio: noi dobbiamo raggiungere Gesù che ci precede in Galilea, la Galilea delle genti (Mt 28,7; 4,15). Il medesimo messaggio di conversione da annunciare; la medesima lotta contro le forze del male; la medesima attenzione ai malati e ai sofferenti; la medesima attenzione per i discepoli, avvertiti della necessità di mantenersi leggeri per il cammino e liberi dal peso delle cose per non rimanere senza fiato ed essere distaccati da Lui.
Chi ha la missione di evangelizzare? Il Concilio Vaticano II ha risposto con chiarezza: alla Chiesa per mandato divino incombe l’obbligo di andare nel mondo universo a predicare il vangelo ad ogni creatura (DH, 13).
E in un altro testo: Tutta la chiesa è missionaria, e l’opera evangelizzatrice è un dovere fondamentale del popolo di Dio (AG,35).
Pensa, allora, quanto è giusta l’osservazione di Charles De Foucault: Il mondo ecclesiastico e quello laico si ignorano a tal punto che il primo non può dar nulla al secondo. Accanto ai sacerdoti occorrono delle Priscilla e degli Aquila, che vedano quel che il prete non vede, penetrino dov’egli non può penetrare,avvicinino chi lo evita, evangelizzino mediante un contatto benefico e mediante una carità che si espande su tutti.
Gesù ha chiaramente raccomandato che gli annunciatori della Parola, vadano nel mondo non da soli, ma a due a due. La missione esige che restiamo in coppia, cioè non divisi, ma in comunione gli uni con gli altri. È quanto Gesù ha chiesto al Padre nella preghiera sacerdotale: Tutti siano una cosa sola… perché il mondo creda che tu mi hai mandato (Gv 17,21).

"Donaci, o Padre, di non aver nulla di più caro del tuo Figlio, che rivela al mondo il mistero del tuo amore e la vera dignità dell’uomo, colmaci del tuo Spirito, perché lo annunciamo ai fratelli con la fede e le opere."

Non c’è bisogno che tu sia un profeta di professione: un sacerdote, un predicatore, un insegnante, ecc. Se il Signore, come è successo ad Amos, afferra veramente la tua vita, se la tua vita diventa coerente risposta all'amore di Dio, la profezia, cioè la testimonianza, scaturisce naturalmente dalla tua vita.
Ma tu, nel concreto delle tue giornate e dei tuoi impegni, cerchi davvero di non aver nulla di più caro di Gesù?
Impegnati a fare tua la benedizione della lettera agli Efesini: sarai preso da uno stupore che ti lascia senza parole, col cuore travolto dalla commozione, con la tentazione di dire: non è possibile! è troppo grande, è troppo bello! E pensare che è davvero così !
Non solo per quanti nella Chiesa hanno un ministero specifico, ma per tutti i cristiani l’impegno rimane quello della testimonianza come coerenza tra fede e vita, anche quello del suggerimento discreto e dell’annuncio esplicito tutte le volte che è possibile ed opportuno, ma non il successo.
Quando non c’è accoglienza, quando manca l’ascolto, non diventare assillante per non ottenere l’effetto contrario; domandati se hai fatto per loro tutto il possibile, se l’atteggiamento e le parole hanno manifestato l’amore incondizionato e senza calcoli, se hai preparato ed accompagnato tutto con la preghiera e diventa un intercessore segreto, ma fedele e pieno di speranza dinanzi a Dio.
Scuoti pure la polvere sotto i tuoi piedi, ma non come testimonianza contro di loro, ma, secondo il comando di Gesù, come testimonianza per loro, per provocare attenzione e riflessione.
Quel mandare da parte di Gesù a due a due sottolinea, come condizione della fecondità della missione, l’impegno della carità fraterna, e della comunione ecclesiale, impegno così fortemente sottolineato dalla preghiera di Gesù: siate uno perché il mondo creda (Gv 17, 21).


Card. Piovanelli
Meditazione tratta da: diocesitrivento.it

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