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Ciascuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo (P. G. Vannucci OSM)

Una passo del Vangelo per te

UN PASSO DEL VANGELO PER TE

Meditazione sul Vangelo secondo Matteo 6,24-34

(Correlato con Luca 16,13 e con Luca 12,22-31)
Una volta in salone c’era anche la fede che stava sulla poltrona accanto alla nostra a leggere un libro e, durante il film in TV, bussarono alla porta, e chi bussava era la PAURA. La fede disse “continuate a vedere il film, apro io” e posò il libro sul tavolinetto, e andò ad aprire la porta alla PAURA. Aprì la porta e non c’era nessuno. Richiuse la porta e tornò sulla sua poltrona a leggere da dove aveva interrotto. Perché questo raccontino fantasioso ? Per agevolarci a quanto ha detto Gesù in questo Vangelo, e lo ha detto 2000 anni fa, eppure sembrano parole dette proprio per noi oggi. Per ben 4 volte in pochi versetti ci ripete: "Non affannatevi". // "Non affannatevi di quello che mangerete o berrete..." // "Perché vi affannate per il vestito?" // "Non affannatevi dicendo: che cosa mangeremo, che cosa berremo, che cosa indosseremo? // "Non affannatevi per il domani". Insomma occorre realizzare e costruire il domani mattone dopo mattone, senza tuttavia avere la pretesa che l'edificio sia innalzato in poche ore.

Vivere giorno per giorno il presente senza anticipare le ansie di domani o pretendere di guadagnare il denaro che ci verrà corrisposto fra vent'anni, poiché il sole non sorge dove tramonta né tramonta dove sorge. L'affanno è una della sintomatologie dell'ansia e l'uomo oggi vive costantemente in preda all'ansia. A volte si precisa meglio il motivo della sensazione di paura: paura della morte, paura dell'avvenire o del passato, che non trovano tuttavia giustificazione nella realtà. L'ansia non può essere definita nei sintomi per il semplice motivo che è un sintomo essa stessa. Tutti viviamo di ansia. La Parola di oggi è una cura terapeutica: "Non affannatevi..." Rileggi questo brano con calma, fai entrare la Parola di Gesù nel tuo cuore, nella tua mente. Gesù, oggi, vuole guarirci dalle nostre ansie, dai nostri affanni, dai nostri stress.

Abbiamo gli armadi, le dispense piene, eppure viviamo affannati, preoccupati del domani. L'ansia ci fa accumulare tante cose inutili, e più accumuliamo, più sentiamo il bisogno di avere. Ma una volta un mio amico missionario mi raccontava della sua esperienza a Lima dove ha imparato dai poveri a vivere senza affanno. Il povero vive nell'oggi, sa che ciò che ha per vivere è solo per l'oggi. Ricordava di aver incontrato un papà di famiglia, ritornava dal lavoro dopo aver cercato di vendere giornali tutto il giorno. Il suo compenso era stato di tre soles (poco meno di 1 euro) e con quel denaro doveva comperare qualcosa per lui, la moglie e i suoi tre figli. Era tranquillo, contento di aver potuto guadagnare qualcosa. "Dios es un papà lindo." Dio è un papà buono. 

I poveri vivono con questa fiducia, in un abbandono fiducioso. Anche Gesù ci ha insegnato a chiedere il pane per l'oggi: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano." Non ci dice di chiederlo in anticipo anche per domani. No, solo per oggi. L'amore provvidente del Padre che nutre gli uccelli del cielo e veste i gigli del campo, non ci ha mai fatto mancare nulla. Niente di magico, ma ogni giorno arriva ciò di cui abbiamo bisogno: il pane, la carne, la frutta... il vestito... Ci è chiesto di vivere nella fede, in un atteggiamento di figli che vivono nella casa del Padre. Di questo Vangelo colpisce la parola "Cercate..." Cercate prima il regno di Dio. Cercate prima di vivere con amore, cercate prima di avere l'amore tra voi, cercate prima di essere fratelli, cercate prima di volervi bene, cercate prima chi ha più bisogno di voi, cercate prima l'accordo, cercate prima la mia Presenza. E' questo l'importante, tutto il resto ci verrà dato in aggiunta. E' l'amore, il cercare di far felice l'altro, l'antidoto all'ansia, all'affanno.

"Io non ti dimenticherò mai": è la solenne, consolante promessa di Dio che leggiamo, oggi, nel passo del profeta Isaia che la liturgia della Parola ci offre in una Eucarestia domenicale che è tutta un inno alla tenerezza del Padre il quale, con infinito amore, si china sull'uomo come una madre sulla sua creatura; amore che troviamo celebrato anche nel salmo responsoriale.

"Non lascerà vacillare il tuo piede", recita il salmo 120, non si addormenterà il tuo custode. Non si addormenta, non prende sonno il custode di Israele..." e quel custode è Dio, un Dio che è Padre e Madre insieme. Egli, sempre per usare un'immagine del Salmista, è come ombra che ci ripara dall'arsura e ci protegge dal male. Questa la verità su Dio; questa la sua promessa, promessa di Chi non può che essere fedele perché Dio non rinnega mai la sua parola. Il senso delle parole di Cristo che ci esortano all'abbandono fiducioso nella provvidenza del Padre, non sono un incentivo al disimpegno: la fede e l'amore che il Signore vuole da noi non sono sinonimo di passività ma di operosità intelligente, ispirata da una giusta scala di valori che indicano una scelta tra Dio e la ricchezza, tra l'essere figli, che riflettono l'immagine del Padre, o persone ossessionate dall'avere, e perciò, asservite alla ricchezza di possedere ad ogni costo e in misura sempre crescente.

Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza". O si ama Dio o la ricchezza. Questi due padroni non si potranno mai amare simultaneamente. L'uno esclude l'altro. L'uno ci allontana dall'altro. Sono due padroni che vogliono il cuore, la mente, i desideri, tutto il corpo in un modo esclusivo. Uccelli e gigli oggi ci sono e domani scompaiono. L'uomo invece possiede una vocazione eterna. È chiamato alla comunione con Dio nel cielo, nel suo Paradiso. Essendo la dignità dell'uomo infinitamente superiore a quelle di tutti gli altri esseri, superiore all'infinito è l'amore che il Padre riversa sopra di lui. 

Per le coppie di sposi il cammino nella fede deve principalmente cominciare in famiglia, con il coniuge, con i figli, con le famiglie di origine. E' lì che deve nascere il sostegno delle difficoltà, la condivisione della vita, in salute e in malattia, e trovare l'uno nell'altro l'aiuto per aver fiducia nel Signore. 

Isaia si rifà proprio ad una similitudine familiare ("può una madre dimenticarsi del proprio figlio") per farci comprendere quanto il Signore abbia attenzione a noi. San Paolo conclude che non è importante il giudizio del mondo degli uomini, non è nella considerazione dei tribunali umani che si fonderà il giudizio vero. Gesù ci ha indicato come fare, sta a noi seguire il suo insegnamento.

Tratta dal sito: parrocchiaspiritosanto.org



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