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Storie umanitarie: la storia del piccolo Zeeshan

Foto di David Guttenfelder, vincitrice
del premio World Press Photo Award
Dopo aver visto nel maggio del 2006 la foto vincitrice del premio World Press Photo Award su una rivista, Sylvia Eibl rimane molto colpita dalla sofferenza dovuta all'amputazione espressa dal volto del piccolo Zeeshan tra le braccia del padre spaventato.

Oppressa dal dubbio se il bimbo della foto fosse ancora vivo, la presidentessa di Children First, approfittando dell'imminente viaggio in Pakistan, decide di avviare una ricerca del piccolo tra le montagne del Kashmir nella zona rurale di Muzaffarabad. Divulgando centinaia di copie della foto e cercando con difficoltà di ottenere informazioni, in soli due giorni Sylvia è riesce a rintracciare Zeeshan e la sua famiglia in una tenda isolata su una montagna.

Parlando, tramite una traduttrice, con Zeeshan e la sua famiglia, Sylvia scopre che, oltre alla sofferenza dovuta all'amputazione del proprio arto, il piccolo ha combattuto anche contro la tristezza di aver perso il suo unico fratello di 12 anni sotto le macerie della propria casa durante il terremoto dell'ottobre scorso.
Durante questo incontro Sylvia si rende conto di come né il governo né altre grandi associazioni umanitarie si siano presi cura del piccolo Zeeshan dopo otto mesi dal disastro. Pertanto decide subito di intervenire ed offrire le cure mediche necessarie alla corretta riabilitazione del bambino.

Dopo 4 mesi e lunghissimi e faticosi iter burocratici, Children First riesce ad organizzare l'espatrio di Zeeshan e del padre al fine di fornire al piccolo le cure mediche ed una protesi speciale al centro ortopedico Arte Ortopedica a Bologna. In una sola settimana un'equipe tecnica ha creato una protesi che restituisce parzialmente a Zeeshan le capacità prensili della mano amputatagli. Questa protesi influisce positivamente anche sulla psiche del bimbo facendolo sentire più "completo".

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