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Ciascuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo (P. G. Vannucci OSM)

Una passo del Vangelo per te

UN PASSO DEL VANGELO PER TE

Lui e io: diario spirituale di Gabrielle Bossis - Capitolo VII°

19 settembre 1940
Ora santa. In chiesa, mi preoccupavo dell’accordatore dell’harmonium che faceva rumore: “Gli impedirà di parlarmi?”.
«Forse che qualcosa o qualcuno può impedirmi di parlare a un’anima quando voglio parlarle? Il mio, non è forse il linguaggio profondo del cuore-a-cuore? Anche in mezzo alla folla tu mi hai udito, hai inteso la Voce così tenue che ci vuole l’amore per afferrarla.
E tu sai, quanto amo essere il vostro prigioniero… Rubatemi! Più mi ruberete, più avrò nuovi tesori da far rubare. Non abbiamo messo tutto in comune? come in un’amorevole famiglia? Siate certi che la mia ricchezza non diminuisce mai. Prendete! prendete a piene mani, a pieno cuore, non solo per voi, ma per tutti. Ah! non dimenticate nessuno e la mia ricchezza ne sarà accresciuta.
Ti ho detto che così poco v’impedisce di vedermi...
Credete dunque nella mia Presenza invisibile, piena di affetti, di amori incomparabili, se sapeste… Una Presenza! È tanto… Fa’ tutto: lavoro, preghiere, pensieri, conversazioni, come se io fossi là: e io sono là. Non trovi che sia infinitamente bello? Quando ti svegli, sono là. Quando riposi, sono là. Tu puoi dire: “Lui non mi lascia mai sola”. È in questo che la tua solitudine è divina. 
Ti ricordi, dopo la morte della tua fedele domestica, la tua esitazione a prenderne una nuova? Ti ho invitata a rimanere sola dicendoti: “Mi amerai sino a questo punto?”. Non è vero che non rimpiangi nulla? Insieme abbiamo varcato gli anni, le sere dagli istanti solitari.
Tu hai cercato di avvicinarti di più a Dio e io ti ho aiutata, perché tu potessi unire le tue solitudini alle mie. Hai saputo del mio deserto? dei quaranta giorni? delle notti in cui mi allontanavo per pregare davanti al Padre mio… E nella folla? La grande solitudine dell’incomprensione, dell’ostilità, dell’odio, dell’amicizia respinta… Tutto ciò per voi, per te.
E più tardi, la solitudine dell’Orto degli Ulivi, la solitudine delle chiese, la solitudine della mia Eucaristia, per i cuori che mi dimenticano dopo la Comunione…
Oh! che il pensiero caldo e fedele dei miei amici venga incessantemente a consolarmi! E io, io li consolerò quando loro si addormenteranno per andarsene da questa vita.
Strana cosa, non è vero?, che una creatura possa consolare il suo Dio! Eppure, è così. Il mio amore inverte i ruoli, come una nuova maniera per darmi una tenera protezione, talmente ho bisogno di tutti i vostri modi di amare, di tutte le vostre forme di tenerezza.
Chi potrà concepire gli ardori del mio fuoco? Perdonami di dire tanto di me, oggi… Tu capisci, devo alleggerire il mio cuore, affinché si sappia, si conosca un po’ meglio questo Amico sconosciuto così vicino! Così vicino a voi… Se sapeste… miei poveri figliolini!».

21 settembre 1940
«Offrire un sacrificio, non significa non sentire più la sofferenza che, al contrario, torna molte volte ad agitare le sue acque amare. Ma significa tornare nuovamente a me ad ogni flusso dello sconforto, con spirito d’olocausto; e ogni volta, un arcobaleno di grazie illuminerà la terra. Molte cose sono invisibili per voi! Ma fanno sì che dai vostri atti emani come un’aureola benefica…
Sai come il male ama espandersi e guadagnare terreno? Perché io non dovrei dare al Bene le ali benedette della soavità che conquista? Chi arresterà la marcia del Bene da anima ad anima, fino alla fine del mondo?
Conoscerai mai i frutti dell’una o dell’altra di queste tue righe? Sì, chiedimi che tutti vi attingano gioia, luce e consolazione. Posso rifiutarmi di accordarti qualcosa?».
Ora santa:
«Vedi come l’azione del sole è importante nelle cose della terra. Le anime comprenderanno che Dio è il loro Sole vitale, il grande Incantatore della durata dei loro giorni? L’unico Scopo della loro esistenza?
Ricordati questa preghiera: “Signore, liberami dalla preoccupazione delle sciocchezze”. Tutto è poco, eccetto Dio. Ogni giorno dovete aumentare la sua vita in voi.
Nell’altra vita, vi chiederete: “Come ho potuto restare un solo istante senza amarlo?!”. Per darvene il merito, ho voluto che mi cercaste nell’oscurità, che mi trovaste nella penombra. La chiarezza ineffabile sarà per dopo.
Non ho io stesso attraversato ore tenebrose quando la mia Divinità sembrava allontanarsi dalla mia Umanità? Ah! come ho ben fraternizzato… sposando tutte le vostre debolezze, miei poveri figli! Sono stato veramente un “Uomo” tra gli uomini. E anche prima della mia Passione, sapevo cos’era la sofferenza. L’amavo, per amor vostro. Amatela per amor mio. La trasformerò in conversione per altri, in gloria per voi, poiché tutto si ritrova Lassù, sul mio Cuore.
Dunque, prendete coraggio a soffrire, figliolini miei. Vi sono delle anime che non possono più fare a meno di soffrire, tanto hanno sperimentato che questo le avvicina a me.
Benché io vi ami tutti senza sosta, con che amore speciale considero quelli che soffrono tra i miei figli! Il mio sguardo è più tenero, più affettuoso di quello di una madre, certamente! Non sono io che ho fatto il cuore di una madre? Volgete dunque a me i vostri occhi desolati! Esponetemi la vostra pena, cari piccoli che siete già nel mio
Cuore e vi credete così lontani… così lontani! Cercate di trovarmi ogni giorno in voi stessi e là, come dei piccolini, datemi i segni di tenerezza che dareste a una madre, a un padre amato. Quanto sarete felici quando ne avrete presa l’abitudine. Come diventerà dolce la vostra vita!
E io vi benedirò perché avrete finalmente risposto al mio appello… L’appello di colui che stava in piedi alla porta, ascoltando se il rumore di casa era a suo favore; e se egli sta “in piedi” è perché sa che si può scacciarlo…
Talvolta, non si vuole neanche che Lui aspetti, gli si dice: “Non entrerete mai da me!”, come se Lui fosse un malfattore, Lui che è morto d’amore per loro…
Ma quando gli si dice: “Entrate!” e quando si aggiunge: “Restate! Vivete con noi!”, questo povero solitario prova allora quella gioia che Egli chiama “le delizie dei figli degli uomini”.
Questo voi non lo sapete, ma Dio lo sa, e conoscerete più tardi la somma delle delizie che avete procurato al vostro Salvatore.
E queste anime che conversano di continuo con me nel loro intimo, quanta allegrezza non mi danno?
Tu non sai che cos’è, figliolina mia, nella solitudine a cui tanti mi abbandonano, sentire che in un cuore si è il grande Amico, il preferito, l’unico atteso!».
Visita. Dicevo: “Signore, vi amo”.
«Ripetimelo, in modo da farmelo risuonare di nuovo all’orecchio. Fallo vibrare più a lungo, come una musica. Io non mi stancherò di ascoltarlo. Dimmi, perché mi ami? Com’è cominciato questo amore? E cos’è che vuoi fare per Lui?… Sì, io so tutto questo… ma ascoltarlo da te, è una gioia preziosa e come un racconto nuovo».
Dopo il pasto. Siccome faceva caldo, mi ero sdraiata.
«Riposati con i miei momenti di riposo. Se tu non ti unissi a me, sarebbe meglio per te lavorare a spaccare pietre sulla pista del Sahara se là la fatica ti unisse maggiormente a me.
Come ti dico spesso, qualunque sia l’azione, l’unico suo valore è l’unione d’amore che vi si apporta».

1941

5 giugno 1941
«Talvolta, una piccola serva viene introdotta nel palazzo del Re, se questo Re ha bisogno dei suoi servizi. Non è felice, lei, di ammirare allora tutte le ricchezze racchiuse nel palazzo?».
“Signore, essa è soprattutto felice di essere più vicina al re e di avere l’occasione d’incontrarlo”.
«Credi tu che il re si sottrarrà a questa segreta speranza? Egli moltiplicherà le occasioni di incontrarla, tanto che, dopo averlo appena intravisto da lontano, dopo aver sentito di sfuggita il suono della sua voce, la piccola serva sarà invitata via via, fino a sedersi alla sua tavola e a conoscere l’intimità delle serate, poiché il re l’ha guardata con tanto amore da mandare il suo unico Figlio a morire per salvarla».
“Signore, come potrà la piccola serva esprimere la sua riconoscenza per tanti favori?”.
«Essa vivrà d’amore, del suo povero piccolo amore che raccomanderà ogni giorno allo Spirito perché lo accresca. Non si stupirà delle sue rinnovate colpe, che offrirà con fiducia al Figlio unico che l’ha salvata. Resterà sempre piccola, poiché Dio è abbastanza grande per raggiungerla. E morirà, non perché si deve morire, ma perché lei vuole morire per il suo Re, studiarsi di morire senza rimpianti, perché freme dal desiderio di vedere il suo Amore, il suo Fine, il suo Tutto. C’è ben ragione di farla emozionare… Ed essa, la piccola serva, rammenta che Lui, il Figlio unico, è morto; anche per lei. Allora, essa morirà in Lui».

3 luglio 1941
«Sillaba l’alfabeto d’amore alla tua morte, già da ora. I tuoi ultimi respiri, sono il tuo Consummatum est. Dimmeli già da adesso: che non ci sia nulla di improvvisato in questa bella cosa importante che è la morte.

26 luglio 1941
In giardino, gli dicevo: “Passeggiamo nel tuo viale dei tigli”. Poi, riprendendomi: “Il nostro viale dei tigli”. E Lui:
«Cosa farei di questo viale senza di te? Comprendi la mia sete di unione?».

30 luglio 1941
«Hai qualcosa da raccontarmi stasera? Ti hanno chiesto qual è la tua missione?».
“Signore, sono troppo piccola per avere una missione”.
«Le fanciulline possono avere delle commissioni da fare: mostra che bisogna parlare con me, che non bisogna lasciarmi solo nei vostri cuori. Marta, Maria e Lazzaro mi stavano vicini nel loro palazzo, si occupavano di me. Non credi che io li abbia bene accolti nel mio Palazzo celeste?».

15 agosto 1941
Dopo la processione. Chiesa vuota:
«Io sono come il padrone di casa che guarda i suoi saloni quando tutti gli invitati se ne sono andati. Questi invitati saranno fedeli? Hanno capito la festa? Saranno riconoscenti, o si burleranno del loro ospite? Eppure, il padrone di casa ha messo tutte le sue ricchezze a loro disposizione…
Tu, che sei venuta a me così presto, entra nelle mie stanze intime; quelle stanze in cui si lascia che venga la sera, e poi la notte, senza accorgersi che le ore sono scivolate, tanto il Cuore ha ascoltato l’altro cuore e ha ricevuto le parole come luci… Così si giunge al mattino in cui la vita riprende come in un amore nuovo.
In questo modo, il padrone di casa sarà consolato della malvagità di certi ospiti che erano apparsi alla festa dell’amicizia come delle comparse… Oh! Le feste della mia Chiesa… sulla terra… in cielo!...».

20 agosto 1941
Lui, da una croce:
«Siccome i miei piedi sono immobilizzati e forati, io non posso più andare a cercare i peccatori!
Siccome le mie braccia sono tenute distese, io non posso più stringerli al mio petto…
Ma il mio Cuore è aperto: che entrino e vi rimangano.
Di’ loro che la mia croce è conficcata profondamente per attenderli tutti attraverso i secoli. O miei poveri peccatori, che amo!...».

28 agosto 1941
«Lo zelo? Non è affannarsi per fare molte cose. È mettere il proprio cuore, tutto pieno d’amore, nell’azione presente. Augurami che mi venga del bene dalle mie creature, augurami che oggi molte anime escano dal Purgatorio. Unisciti alla loro gioia di vedermi, e alla mia gioia di vederle felici. Sali… Sali spesso al cielo».

14 settembre 1941
Festa Patronale. Nella chiesa vuota. La decorazione di fiori naturali era incantevole. “Sono contenta che il tuo altare sia così leggiadro!”. Lui:
«Quando era circondato di anime pie, come stamani, era ancora più bello. Non puoi sapere. Non conosci la magnificenza di un’anima... è il soffio, lo spirito di Dio.
Non vi è nulla della materia, nemmeno di quella di un fiore. L’anima è spirito. E questa bellezza dell’anima cresce a seconda delle vostre cure. Uno sforzo, un desiderio, un atto d’amore, un atto di pazienza o di devozione o di rimpianto che ti pare nulla, le dà istantaneamente un aspetto più meraviglioso. Come una luce cui si aggiungesse un’altra luce, poi un’altra ancora. Via via che le virtù aumentano, aumentano i meriti.
Voi dite che i vostri corpi cambiano ogni sette anni. Cosa direste della metamorfosi delle vostre anime, fedeli alla Grazia? Ah! se ogni giorno si desse all’anima la stessa cura che si dà al proprio corpo! Eppure, voi sapete che questo non è che un involucro di fango…».
“Signore, le anime dei miei familiari che non siano nella tua Grazia… Abbine pietà!”.
«Mettile spesso nella mia anima, in quella di mia Madre. Se il mio corpo, solo al toccarli, guariva i corpi, non credi che anche la mia Anima abbia i suoi lati vincenti?
E i peccatori, non sono incessantemente nel mio pensiero? Se sono incatenato dalla mia giustizia, rompi le mie catene con una preghiera, con un sacrificio, con un gesto grazioso. Mi credi insensibile ad un gesto di grazia della mia figliolina? Io, il più tenero, il più compassionevole?
Oh! miei cari ladri di grazie! Come sono pronto a ringraziarvi delle vostre audacie… Come mi auguro che mi derubiate ancora…
Molti credono che io sia il malvagio che ha solo desideri di vendetta. Io sono qui, con le braccia e il Cuore aperti! Oh! miei cari peccatori, così attesi...».

11 ottobre 1941
«Hai notato? Perfino la sala in cui realizzavo il mio voto più caro, la mia Eucaristia, perfino quella sala non era mia. Mi fu prestata: “Il maestro ne ha bisogno”. Ho dato persino la mia tunica tessuta da mia madre. Renditi conto della mia povertà».
«Non credi che quando mi offri tutto sanguinante al Padre, con te, qualcosa avviene in cielo e in terra? A cosa sarebbero serviti i miei dolori? E che ne fai della bontà del Padre? Ogni preghiera ha una sua risonanza che tu non intendi. Chiedi. Chiedi…».

Durante la messa solenne:
«Quando un tuo amico del cuore è presente a una festa, tu godi quasi doppiamente di questa festa, perché pensi: “Lui ode questa musica. Lui vede queste bellezze”. Pensa che il tuo grande Amico è qui, sempre con te, e partecipa alla tua vita. Dividi tutto con Lui. Questo raddoppierà la tua gioia di vivere. Ad ogni momento puoi pensare: “Il mio amico può venirmi a cercare, se lo desidera”. E la tua anima si preparerà al bacio dell’Incontro. O dolce incontro!…
Il velo leggero si romperà e saremo uniti, per l’eternità. Senti la mia fretta!».

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