Manoscritto " C ". Indirizzato alla Madre Maria di Gonzaga. (Giugno 1897)
J.M.J.T.
Madre mia cara , mi ha testimoniato il desiderio che io finisca con lei di Cantare le Misericordie del Signore.
Questo dolce canto, io lo avevo cominciato con la sua cara figlia, Agnese di Gesù, che fu la madre incaricata dal Buon Dio di guidarmi nei giorni della mia infanzia; era dunque con essa che io dovevo cantare le grazie accordate al fiorellino dalla S. Vergine, quando era nella primavera della sua vita, ma è con lei che io debbo cantare la felicità di questo fiorellino ora che i timidi raggi dell'aurora hanno lasciato il posto ai brucianti calori del mezzogiorno.
Si è con lei, Madre cara, è per rispondere al suo desiderio che io proverò a ridire i sentimenti dell'anima mia, la mia riconoscenza verso il Buon Dio, verso lei che me lo rappresenta visibilmente; non è forse nelle sue mani materne che io mi sono abbandonata interamente a Lui? O Madre mia, lei ricorda quel giorno? ...Se io sento che il suo cuore non potrebbe dimenticarlo... Per me io debbo attendere il bel Cielo, non trovando quaggiù parole capaci di tradurre quello che passa nel mio cuore in questo giorno benedetto.
Madre amatissima, c'è un altro giorno in cui la mia anima si attaccò ancora di più alla sua se la cosa è possibile, fu quello in cui Gesù le impose di nuovo il fardello del priorato. In quel giorno, Madre mia cara, lei ha seminato nelle lacrime, ma in Cielo, lei sarà piena di gioia vedendosi carica di preziosi fasci di fiori, Madre mia, perdoni la mia semplicità infantile, io sento che lei mi permette di parlarle senza cercare ciò che ad una giovane suora è permesso dire alla sua Priora. Forse non mi manterrò sempre nei confini prescritti agli inferiori, ma Madre mia, oso dirlo, è colpa sua: io agisco con lei come una figlia perché lei non agisce con me da Priora ma da Madre...
Ah! io lo sento davvero, Madre cara, è il Buon Dio che mi parla sempre attraverso lei. Tante sorelle pensano che lei mi ha viziata, che dal mio ingresso nell'arca santa, io non ho ricevuto da lei che carezze e complimenti, tuttavia non è così; lei vedrà, Madre mia, nel quaderno che contiene i miei ricordi di infanzia, ciò che penso dell'educazione forte e materna che ho ricevuto da lei. Dal più profondo del mio cuore io la ringrazio di non avermi trattata con riguardo. Gesù sapeva bene che serviva al suo piccolo fiore l'acqua vivificante dell'umiliazione, esso era troppo debole per mettere radici senza quel soccorso, ed è attraverso di lei, Madre mia, che questo beneficio gli è stato dispensato.
Da un anno e mezzo, Gesù ha voluto cambiare il modo di far sbocciare il suo piccolo fiore, egli lo trovava senza dubbio abbastanza innaffiato, perché ora è il sole che lo fa crescere. Gesù non vuole per lui che il suo sorriso che Egli gli offre ancora attraverso lei, Madre mia amata. Questo dolce sole lungi dal far appassire il piccolo fiore lo fa crescere meravigliosamente, nel fondo del suo calice esso conserva le preziose gocce di rugiada che ha ricevuto e quelle gocce gli richiamano sempre il fatto che è piccolo e debole... Tutte le creature possono chinarsi verso di lui, ammirarlo, sommergerlo con le loro lodi, io non so perché ma la cosa non potrebbe aggiungere una sola goccia di falsa gioia alla vera gioia che esso assapora nel suo cuore, vedendosi tale quale è agli occhi del Buon Dio: un povero piccolo niente, nulla di più... Io dico di non capire perché, ma non è forse perché esso è stato preservato dall'acqua delle lodi per tutto il tempo in cui il suo piccolo calice non era abbastanza pieno della rugiada dell'umiliazione? Ora non c è più pericolo, al contrario, il piccolo fiore trova così deliziosa la rugiada di cui è pieno che si guarderebbe bene dal cambiarla con l'acqua così insipida dei complimenti.
Io non voglio parlare, Madre mia cara, dell'amore e della confidenza che lei mi testimonia, non creda che il cuore della sua figlia sia insensibile ad essi, soltanto sento davvero che ora non ho nulla da temere, al contrario posso gioirne, attribuendo al Buon Dio ciò che di bene Egli ha voluto mettere in me. Se gli piace di farmi apparire migliore di quanto io non sono, la cosa non mi riguarda, Lui è libero di agire come vuole... O Madre mia, quanto sono differenti le vie per cui il Signore conduce le anime! Nella vita dei Santi, noi vediamo che se ne trovano tanti che non hanno voluto lasciare nulla dopo la loro morte, neppure il più piccolo ricordo, il più piccolo scritto. Ce ne sono altri al contrario, come la nostra Madre S. Teresa, che hanno arricchito la Chiesa delle loro sublimi rivelazioni non avendo paura di rivelare i segreti del Re, perché Egli fosse più conosciuto, più amato dalle anime. Quale di questi due generi di santi piace di più al Buon Dio? Mi pare, Madre mia, che essi gli sono ugualmente graditi, poiché tutti hanno seguito il movimento dello Spirito Santo e il Signore ha detto: Dite al giusto che tutto è bene. SI tutto è bene, quando non si ricerca altro che la volontà di Gesù, è per questo che io, povero piccolo fiore, obbedisco a Gesù cercando di fare piacere alla mia Madre amata.
Lei lo sa, Madre mia, io ho sempre desiderato di essere una santa, ma ohimè! ho sempre constatato, quando mi sono paragonata ai santi, che c'è tra loro e me la stessa differenza che esiste tra una montagna la cui cima si perde nei cieli e il granello di sabbia oscuro calpestato sotto i piedi dei passanti; invece di scoraggiarmi, io mi sono detta: il Buon Dio non potrebbe ispirarmi desideri irrealizzabili, io posso dunque malgrado la mia piccolezza aspirare alla santità; farmi più grande, è impossibile, io debbo sopportarmi tale quale sono con tutte le mie imperfezioni; ma io voglio cercare il mezzo di andare in Cielo per una piccola via molto dritta, molto corta, una piccola via tutta nuova. Noi siamo in un secolo di invenzioni, ora non è più necessaria la fatica di salire i gradini di una scala, a casa dei ricchi un ascensore li sostituisce con vantaggio. Io vorrei anche per me trovare un ascensore per innalzarmi fino a Gesù, perché sono troppo piccola per salire la rude scala della perfezione. Allora ho cercato nei libri santi l’indicazione dell'ascensore, oggetto del mio desiderio ed io ho letto queste parole uscite dalla bocca della Sapienza Eterna:
Se qualcuno è piccolissimo, che venga a me . Allora io sono venuta, presagendo che avevo trovato quello che cercavo e volendo sapere, o mio Dio! quello che tu avresti fatto al piccolissimo che avrebbe risposto alla tua chiamata, ho continuato le mie ricerche ed ecco quello che ho trovato: - Come una madre accarezza suo figlio, così io vi consolerà, io vi porterò sul mio grembo e vi cullerò sulle mie ginocchia! Ah! mai parole più tenere, più melodiose, sono mai venute a rallegrare l'anima mia, l’ascensore che deve innalzarmi fino al Cielo, sono le tue braccia, o Gesù! Per questo io non ho bisogno di diventare grande, al contrario bisogna che io resti piccola, che io lo diventi sempre di più. O mio Dio, tu hai sorpassato la mia attesa e io voglio cantare le tue misericordie. “Tu mi hai istruito dalla mia giovinezza e fino al presente ho annunciato le tue meraviglie, io continuerà a renderle pubbliche nell'età più avanzata. Sal 70.” Quale sarà per me questa età avanzata? Mi pare che potrebbe essere adesso, perché 2000 anni non sono di più agli occhi del Signore di 20 anni... di un solo giorno. Ah! non creda, Madre amata, che la sua figliola desideri lasciarla... non creda che lei stimi come una grazia più grande morire all'aurora piuttosto che al tramonto del giorno. Ciò che lei stima, ciò che lei desidera unicamente, è di fare piacere a Gesù... Ora che Egli pare avvicinarsi a lei per attirarla nel soggiorno della sua gloria, la sua figliola si rallegra. Da tanto tempo ha compreso che il Buon Dio non ha bisogno di nessuno (e ancora meno di lei che di altri) per fare del bene sulla terra.
Madre mia, mi perdoni se la rattristo... ah! io vorrei tanto rallegrarla... ma crede lei che se le sue preghiere non sono esaudite sulla terra, se Gesù per qualche giorno separa la figlia da sua Madre, quelle preghiere non lo saranno in Cielo?...
Il suo desiderio è, lo so, che io compia presso di lei una missione molto dolce, molto facile ; questa missione non potrei io completarla dall'alto dei Cieli?... Come Gesù disse un giorno a San Pietro, lei ha detto alla sua figliola: “Pasci i miei agnelli” e io mi sono meravigliata, io le ho detto di “essere troppo piccola”... io la ho supplicata di fare Lei stessa pascere i suoi agnellini e di riservarmi, di farmi pascere per grazia con essi. E lei, Madre mia amata, rispondendo un po' al mio giusto desiderio, lei ha conservato gli agnellini con le pecore, ma comandandomi di andare spesso a farli pascere all'ombra, di indicare loro le erbe migliori e più fortificanti, di mostrare loro i fiori brillanti che non debbono mai toccare se non per schiacciarli sotto i loro passi... Lei non ha temuto, Madre mia cara, che io porti fuori strada i suoi agnellini; la mia inesperienza, la mia giovinezza non l’hanno minimamente spaventata, forse lei si è ricordata che spesso il Signore si compiace nell'accordare la sapienza ai piccoli e che un giorno, in un trasporto di gioia, Egli ha benedetto suo Padre per aver nascosto i suoi segreti ai prudenti e per averli rivelati ai più piccoli Madre mia, lei lo sa, sono molto rare le anime che non misurano la potenza divina sui loro corti pensieri, si vede bene che dappertutto sulla terra ci sono eccezioni, solo il Buon Dio non ha il diritto di farne! Da moltissimo tempo, lo so, questo modo di misurare l'esperienza dall'età è praticato tra gli esseri umani, perché, nella sua adolescenza, il Santo re Davide cantava al Signore: - “Io sono giovane e disprezzato” Nello stesso salmo 118, ègli non teme tuttavia di dire: - “Io sono diventato più prudente dei vegliardi: perché ho cercato la tua volontà... la tua parola è la lampada che rischiara i miei passi... Io sono pronto a compiere i tuoi ordini e io non sono turbato da nulla...”. Madre amatissima, lei non ha avuto paura di dirmi un giorno che il Buon Dio illuminava l'anima mia, che Egli mi dava persino l'esperienza degli anni... O Madre mia! io sono troppo piccola per avere della vanità ora, io sono troppo piccola anche per far girare delle belle frasi per farle credere che ho molta umiltà, preferisco convenire molto semplicemente sul fatto che l'Onnipotente ha fatto grandi cose nell'anima della figlia della sua divina Madre, e la più grande è quella di averle mostrato la sua piccolezza, la sua impotenza. Madre cara, lei lo sa bene, il Buon Dio si è degnato di far passare la mia anima per tante specie di prove; io ho molto sofferto da quando sono sulla terra, ma se nella mia infanzia ho sofferto con tristezza, non è più così che soffro ora, è nella gioia e nella pace, io sono veramente felice di soffrire. O Madre mia, bisogna che lei conosca tutti i segreti dell'anima mia per non sorridere leggendo queste righe, perché c'è forse un'anima meno provata della mia se la si giudica dalle apparenze? Ah! se la prova che soffro da un anno apparisse agli sguardi, che sbalordimento!...
Madre amatissima, lei la conosce questa prova; lo tuttavia gliene parlerò ancora, perché la considero come una grande grazia che ho ricevuta sotto il suo Priorato benedetto.
L'anno scorso, il Buon Dio mi ha accordato la consolazione di osservare il digiuno della quaresima in tutto il suo rigore; mai io non mi ero sentita così forte, e questa forza si mantenne fino a Pasqua. Tuttavia il giorno del Venerdì santo, Gesù volle darmi la speranza di andare presto a vederlo in Cielo... Oh! quanto è dolce per me questo ricordo!... Dopo essere rimasta al Sepolcro fino a mezzanotte, rientrai nella nostra cella, ma avevo avuto appena il tempo di posare il capo sul cuscino che sentii come un fiotto di sangue che saliva, saliva gorgogliando fino alle mie labbra. Io non sapevo cosa era, ma pensai che forse stavo per morire e la mia anima era inondata di gioia... Tuttavia poiché la nostra lampada era spenta, io mi dissi che occorreva aspettare la mattina per assicurarmi della mia felicità, perché mi pareva fosse sangue quello che avevo vomitato. La mattina non si fece aspettare molto, svegliandomi, io pensai immediatamente che avevo da imparare qualcosa di lieto e avvicinandomi alla finestra potei constatare che non mi ero sbagliata... Ah! l'anima mia fu riempita di una grande consolazione, ero intimamente persuasa che Gesù nel giorno anniversario della sua morte voleva farmi sentire una prima chiamata. Era come un dolce e lontano mormorio che mi annunciava l'arrivo dello Sposo ...
Fu con grandissimo fervore che assistei a Prima e al capitolo dei perdoni. Avevo fretta di vedere arrivare il mio turno per poterle confidare, chiedendole il perdono, Madre amatissima, la mia speranza e la mia felicità; ma io aggiunsi che non soffrivo per niente (ciò che era verissimo) e la pregai, Madre mia, di non darmi nulla di particolare. In realtà ebbi la consolazione di passare la giornata del Venerdì Santo come lo desideravo. Mai le austerità del Carmelo mi erano parse così deliziose, la speranza di andare in Cielo mi si portava via dalla gioia. Arrivata la sera di quel giorno beato, fu necessario andare a riposare, ma come la notte precedente, Gesù mi dette lo stesso segno che il mio ingresso nell'Eterna vita non era lontano... Io gioivo allora di una fede così viva, così chiara, che il pensiero del Cielo faceva tutta la mia felicità, io non potevo credere che ci fossero degli empi che non hanno la fede. Credevo che parlassero contro il loro pensiero negando l'esistenza del Cielo, del bel Cielo dove Dio stesso vorrebbe essere la loro eterna ricompensa. Nei giorni così pieni di gioia del tempo pasquale Gesù mi ha fatto sentire che ci sono davvero anime che non hanno la fede, che per abuso delle grazie perdono questo prezioso tesoro, sorgente delle sole gioie pure e veraci. Egli permise che l’anima mia fosse invasa dalle più spesse tenebre e che il pensiero del Cielo così dolce per me non fosse più che occasione di combattimento e di tormento... Questa prova non doveva durare qualche giorno, qualche settimana, doveva estinguersi solo all'ora segnata dal Buon Dio e... quell'ora non è ancora venuta... Io vorrei poter esprimere quello che sento, ma ohimè! Io credo che sia impossibile. Bisogna aver viaggiato sotto questo oscuro tunnel per capirne l’oscurità. 'Cercherò tuttavia di spiegarla con un paragone.
Suppongo di esser nata in un paese circondato da una spessa nebbia, mai ho contemplato il ridente volto della natura, inondata, trasfigurata dal sole luminoso; dalla mia infanzia è vero, sento parlare di queste meraviglie, io so che il paese dove sono non è la mia patria, che ce n'è un altro verso cui debbo senza posa aspirare. Questa non è una storia inventata da un abitante del triste paese dove sono, è una realtà certa perché il Re della patria dal sole luminoso è venuto a vivere per 33 anni nel paese delle tenebre; ahimè! le tenebre non hanno proprio capito che quel Divino Re era la luce del mondo... Ma Signore, la tua figlia l'ha capita la tua divina luce, lei ti domanda perdono per i suoi fratelli, lei accetta di mangiare il pane del dolore e non vuole assolutamente alzarsi da questa tavola piena di amarezza dove mangiano i poveri peccatori prima del giorno che tu hai segnato... Ma ugualmente lei non può (che) dire a nome suo, a nome dei suoi fratelli: Abbi pietà di noi Signore, perché siamo poveri peccatori!!... Oh! Signore, rimandaci indietro giustificati... Che tutti coloro che non sono per nulla rischiarati dalla luminosa fiaccola della Fede la vedano brillare finalmente... o Gesù, se è necessario che la tavola insozzata da essi sia purificata da un'anima che ti ama, io voglio proprio mangiarci da sola il pane della prova fino a quando ti piaccia introdurmi nel tuo luminoso regno. La sola grazia che ti domando è di non offenderti mai !'
Madre amatissima, ciò che le ho scritto è senza connessione; la mia piccola storia che somigliava ad un racconto della fata si è di colpo cambiata in preghiera, io non so quale interesse lei possa trovare nel leggere tutti questi pensieri confusi e mal espressi. Finalmente Madre mia, io non scrivo per fare un'opera letteraria ma per obbedienza, se l'annoio, almeno lei vedrà che sua figlia ha dato prova di buona volontà. Continuerò, dunque, senza scoraggiarmi il mio piccolo paragone, al punto in cui l'avevo lasciato. Dicevo che la certezza di andare un giorno lontano dal paese triste e tenebroso mi era stata data dalla mia fanciullezza; non solo io credevo come sentivo dire alle persone più sapienti di me, ma ancora io sentivo in fondo al mio cuore delle aspirazioni verso una regione più bella. Allo stesso modo in cui il genio di Cristoforo Colombo gli fece presentire che esisteva un nuovo mondo, mentre nessuno ci aveva pensato, così io sentivo che un'altra terra mi sarebbe servita un giorno da dimora definitiva. Ma di colpo le nebbie che mi circondano diventano più spesse, esse penetrano nell'anima mia e la avvolgono in modo tale che non mi è più possibile ritrovare in essa l'immagine così dolce della mia Patria, tutto è sparito! Quando voglio riposare il mio cuore stanco delle tenebre che lo circondano, con il ricordo del paese luminoso verso cui aspiro, il mio tormento raddoppia; mi sembra che le tenebre, facendo propria la voce dei peccatori, mi dicono facendosi scherno di me: “- Tu sogni la luce, una patria odorosa dei più soavi profumi, tu sogni il possesso eterno del Creatore di tutte queste meraviglie, tu credi di uscire un giorno dalle nebbie che ti circondano! Avanza, avanza, rallegrati della morte che ti darà, non ciò che tu speri, ma una notte più profonda ancora, la notte del nulla”.
Madre amatissima, l'immagine che ho voluto darle delle tenebre che oscurano l’anima mia è tanto imperfetta quanto un abbozzo paragonato al modello; tuttavia io non voglio scriverne più a lungo, avrei paura di bestemmiare... ho paura persino di averne già detto troppo...
J.M.J.T.
Madre mia cara , mi ha testimoniato il desiderio che io finisca con lei di Cantare le Misericordie del Signore.
Questo dolce canto, io lo avevo cominciato con la sua cara figlia, Agnese di Gesù, che fu la madre incaricata dal Buon Dio di guidarmi nei giorni della mia infanzia; era dunque con essa che io dovevo cantare le grazie accordate al fiorellino dalla S. Vergine, quando era nella primavera della sua vita, ma è con lei che io debbo cantare la felicità di questo fiorellino ora che i timidi raggi dell'aurora hanno lasciato il posto ai brucianti calori del mezzogiorno.
Si è con lei, Madre cara, è per rispondere al suo desiderio che io proverò a ridire i sentimenti dell'anima mia, la mia riconoscenza verso il Buon Dio, verso lei che me lo rappresenta visibilmente; non è forse nelle sue mani materne che io mi sono abbandonata interamente a Lui? O Madre mia, lei ricorda quel giorno? ...Se io sento che il suo cuore non potrebbe dimenticarlo... Per me io debbo attendere il bel Cielo, non trovando quaggiù parole capaci di tradurre quello che passa nel mio cuore in questo giorno benedetto.
Madre amatissima, c'è un altro giorno in cui la mia anima si attaccò ancora di più alla sua se la cosa è possibile, fu quello in cui Gesù le impose di nuovo il fardello del priorato. In quel giorno, Madre mia cara, lei ha seminato nelle lacrime, ma in Cielo, lei sarà piena di gioia vedendosi carica di preziosi fasci di fiori, Madre mia, perdoni la mia semplicità infantile, io sento che lei mi permette di parlarle senza cercare ciò che ad una giovane suora è permesso dire alla sua Priora. Forse non mi manterrò sempre nei confini prescritti agli inferiori, ma Madre mia, oso dirlo, è colpa sua: io agisco con lei come una figlia perché lei non agisce con me da Priora ma da Madre...
Ah! io lo sento davvero, Madre cara, è il Buon Dio che mi parla sempre attraverso lei. Tante sorelle pensano che lei mi ha viziata, che dal mio ingresso nell'arca santa, io non ho ricevuto da lei che carezze e complimenti, tuttavia non è così; lei vedrà, Madre mia, nel quaderno che contiene i miei ricordi di infanzia, ciò che penso dell'educazione forte e materna che ho ricevuto da lei. Dal più profondo del mio cuore io la ringrazio di non avermi trattata con riguardo. Gesù sapeva bene che serviva al suo piccolo fiore l'acqua vivificante dell'umiliazione, esso era troppo debole per mettere radici senza quel soccorso, ed è attraverso di lei, Madre mia, che questo beneficio gli è stato dispensato.
Da un anno e mezzo, Gesù ha voluto cambiare il modo di far sbocciare il suo piccolo fiore, egli lo trovava senza dubbio abbastanza innaffiato, perché ora è il sole che lo fa crescere. Gesù non vuole per lui che il suo sorriso che Egli gli offre ancora attraverso lei, Madre mia amata. Questo dolce sole lungi dal far appassire il piccolo fiore lo fa crescere meravigliosamente, nel fondo del suo calice esso conserva le preziose gocce di rugiada che ha ricevuto e quelle gocce gli richiamano sempre il fatto che è piccolo e debole... Tutte le creature possono chinarsi verso di lui, ammirarlo, sommergerlo con le loro lodi, io non so perché ma la cosa non potrebbe aggiungere una sola goccia di falsa gioia alla vera gioia che esso assapora nel suo cuore, vedendosi tale quale è agli occhi del Buon Dio: un povero piccolo niente, nulla di più... Io dico di non capire perché, ma non è forse perché esso è stato preservato dall'acqua delle lodi per tutto il tempo in cui il suo piccolo calice non era abbastanza pieno della rugiada dell'umiliazione? Ora non c è più pericolo, al contrario, il piccolo fiore trova così deliziosa la rugiada di cui è pieno che si guarderebbe bene dal cambiarla con l'acqua così insipida dei complimenti.
Io non voglio parlare, Madre mia cara, dell'amore e della confidenza che lei mi testimonia, non creda che il cuore della sua figlia sia insensibile ad essi, soltanto sento davvero che ora non ho nulla da temere, al contrario posso gioirne, attribuendo al Buon Dio ciò che di bene Egli ha voluto mettere in me. Se gli piace di farmi apparire migliore di quanto io non sono, la cosa non mi riguarda, Lui è libero di agire come vuole... O Madre mia, quanto sono differenti le vie per cui il Signore conduce le anime! Nella vita dei Santi, noi vediamo che se ne trovano tanti che non hanno voluto lasciare nulla dopo la loro morte, neppure il più piccolo ricordo, il più piccolo scritto. Ce ne sono altri al contrario, come la nostra Madre S. Teresa, che hanno arricchito la Chiesa delle loro sublimi rivelazioni non avendo paura di rivelare i segreti del Re, perché Egli fosse più conosciuto, più amato dalle anime. Quale di questi due generi di santi piace di più al Buon Dio? Mi pare, Madre mia, che essi gli sono ugualmente graditi, poiché tutti hanno seguito il movimento dello Spirito Santo e il Signore ha detto: Dite al giusto che tutto è bene. SI tutto è bene, quando non si ricerca altro che la volontà di Gesù, è per questo che io, povero piccolo fiore, obbedisco a Gesù cercando di fare piacere alla mia Madre amata.
Lei lo sa, Madre mia, io ho sempre desiderato di essere una santa, ma ohimè! ho sempre constatato, quando mi sono paragonata ai santi, che c'è tra loro e me la stessa differenza che esiste tra una montagna la cui cima si perde nei cieli e il granello di sabbia oscuro calpestato sotto i piedi dei passanti; invece di scoraggiarmi, io mi sono detta: il Buon Dio non potrebbe ispirarmi desideri irrealizzabili, io posso dunque malgrado la mia piccolezza aspirare alla santità; farmi più grande, è impossibile, io debbo sopportarmi tale quale sono con tutte le mie imperfezioni; ma io voglio cercare il mezzo di andare in Cielo per una piccola via molto dritta, molto corta, una piccola via tutta nuova. Noi siamo in un secolo di invenzioni, ora non è più necessaria la fatica di salire i gradini di una scala, a casa dei ricchi un ascensore li sostituisce con vantaggio. Io vorrei anche per me trovare un ascensore per innalzarmi fino a Gesù, perché sono troppo piccola per salire la rude scala della perfezione. Allora ho cercato nei libri santi l’indicazione dell'ascensore, oggetto del mio desiderio ed io ho letto queste parole uscite dalla bocca della Sapienza Eterna:
Se qualcuno è piccolissimo, che venga a me . Allora io sono venuta, presagendo che avevo trovato quello che cercavo e volendo sapere, o mio Dio! quello che tu avresti fatto al piccolissimo che avrebbe risposto alla tua chiamata, ho continuato le mie ricerche ed ecco quello che ho trovato: - Come una madre accarezza suo figlio, così io vi consolerà, io vi porterò sul mio grembo e vi cullerò sulle mie ginocchia! Ah! mai parole più tenere, più melodiose, sono mai venute a rallegrare l'anima mia, l’ascensore che deve innalzarmi fino al Cielo, sono le tue braccia, o Gesù! Per questo io non ho bisogno di diventare grande, al contrario bisogna che io resti piccola, che io lo diventi sempre di più. O mio Dio, tu hai sorpassato la mia attesa e io voglio cantare le tue misericordie. “Tu mi hai istruito dalla mia giovinezza e fino al presente ho annunciato le tue meraviglie, io continuerà a renderle pubbliche nell'età più avanzata. Sal 70.” Quale sarà per me questa età avanzata? Mi pare che potrebbe essere adesso, perché 2000 anni non sono di più agli occhi del Signore di 20 anni... di un solo giorno. Ah! non creda, Madre amata, che la sua figliola desideri lasciarla... non creda che lei stimi come una grazia più grande morire all'aurora piuttosto che al tramonto del giorno. Ciò che lei stima, ciò che lei desidera unicamente, è di fare piacere a Gesù... Ora che Egli pare avvicinarsi a lei per attirarla nel soggiorno della sua gloria, la sua figliola si rallegra. Da tanto tempo ha compreso che il Buon Dio non ha bisogno di nessuno (e ancora meno di lei che di altri) per fare del bene sulla terra.
Madre mia, mi perdoni se la rattristo... ah! io vorrei tanto rallegrarla... ma crede lei che se le sue preghiere non sono esaudite sulla terra, se Gesù per qualche giorno separa la figlia da sua Madre, quelle preghiere non lo saranno in Cielo?...
Il suo desiderio è, lo so, che io compia presso di lei una missione molto dolce, molto facile ; questa missione non potrei io completarla dall'alto dei Cieli?... Come Gesù disse un giorno a San Pietro, lei ha detto alla sua figliola: “Pasci i miei agnelli” e io mi sono meravigliata, io le ho detto di “essere troppo piccola”... io la ho supplicata di fare Lei stessa pascere i suoi agnellini e di riservarmi, di farmi pascere per grazia con essi. E lei, Madre mia amata, rispondendo un po' al mio giusto desiderio, lei ha conservato gli agnellini con le pecore, ma comandandomi di andare spesso a farli pascere all'ombra, di indicare loro le erbe migliori e più fortificanti, di mostrare loro i fiori brillanti che non debbono mai toccare se non per schiacciarli sotto i loro passi... Lei non ha temuto, Madre mia cara, che io porti fuori strada i suoi agnellini; la mia inesperienza, la mia giovinezza non l’hanno minimamente spaventata, forse lei si è ricordata che spesso il Signore si compiace nell'accordare la sapienza ai piccoli e che un giorno, in un trasporto di gioia, Egli ha benedetto suo Padre per aver nascosto i suoi segreti ai prudenti e per averli rivelati ai più piccoli Madre mia, lei lo sa, sono molto rare le anime che non misurano la potenza divina sui loro corti pensieri, si vede bene che dappertutto sulla terra ci sono eccezioni, solo il Buon Dio non ha il diritto di farne! Da moltissimo tempo, lo so, questo modo di misurare l'esperienza dall'età è praticato tra gli esseri umani, perché, nella sua adolescenza, il Santo re Davide cantava al Signore: - “Io sono giovane e disprezzato” Nello stesso salmo 118, ègli non teme tuttavia di dire: - “Io sono diventato più prudente dei vegliardi: perché ho cercato la tua volontà... la tua parola è la lampada che rischiara i miei passi... Io sono pronto a compiere i tuoi ordini e io non sono turbato da nulla...”. Madre amatissima, lei non ha avuto paura di dirmi un giorno che il Buon Dio illuminava l'anima mia, che Egli mi dava persino l'esperienza degli anni... O Madre mia! io sono troppo piccola per avere della vanità ora, io sono troppo piccola anche per far girare delle belle frasi per farle credere che ho molta umiltà, preferisco convenire molto semplicemente sul fatto che l'Onnipotente ha fatto grandi cose nell'anima della figlia della sua divina Madre, e la più grande è quella di averle mostrato la sua piccolezza, la sua impotenza. Madre cara, lei lo sa bene, il Buon Dio si è degnato di far passare la mia anima per tante specie di prove; io ho molto sofferto da quando sono sulla terra, ma se nella mia infanzia ho sofferto con tristezza, non è più così che soffro ora, è nella gioia e nella pace, io sono veramente felice di soffrire. O Madre mia, bisogna che lei conosca tutti i segreti dell'anima mia per non sorridere leggendo queste righe, perché c'è forse un'anima meno provata della mia se la si giudica dalle apparenze? Ah! se la prova che soffro da un anno apparisse agli sguardi, che sbalordimento!...
Madre amatissima, lei la conosce questa prova; lo tuttavia gliene parlerò ancora, perché la considero come una grande grazia che ho ricevuta sotto il suo Priorato benedetto.
L'anno scorso, il Buon Dio mi ha accordato la consolazione di osservare il digiuno della quaresima in tutto il suo rigore; mai io non mi ero sentita così forte, e questa forza si mantenne fino a Pasqua. Tuttavia il giorno del Venerdì santo, Gesù volle darmi la speranza di andare presto a vederlo in Cielo... Oh! quanto è dolce per me questo ricordo!... Dopo essere rimasta al Sepolcro fino a mezzanotte, rientrai nella nostra cella, ma avevo avuto appena il tempo di posare il capo sul cuscino che sentii come un fiotto di sangue che saliva, saliva gorgogliando fino alle mie labbra. Io non sapevo cosa era, ma pensai che forse stavo per morire e la mia anima era inondata di gioia... Tuttavia poiché la nostra lampada era spenta, io mi dissi che occorreva aspettare la mattina per assicurarmi della mia felicità, perché mi pareva fosse sangue quello che avevo vomitato. La mattina non si fece aspettare molto, svegliandomi, io pensai immediatamente che avevo da imparare qualcosa di lieto e avvicinandomi alla finestra potei constatare che non mi ero sbagliata... Ah! l'anima mia fu riempita di una grande consolazione, ero intimamente persuasa che Gesù nel giorno anniversario della sua morte voleva farmi sentire una prima chiamata. Era come un dolce e lontano mormorio che mi annunciava l'arrivo dello Sposo ...
Fu con grandissimo fervore che assistei a Prima e al capitolo dei perdoni. Avevo fretta di vedere arrivare il mio turno per poterle confidare, chiedendole il perdono, Madre amatissima, la mia speranza e la mia felicità; ma io aggiunsi che non soffrivo per niente (ciò che era verissimo) e la pregai, Madre mia, di non darmi nulla di particolare. In realtà ebbi la consolazione di passare la giornata del Venerdì Santo come lo desideravo. Mai le austerità del Carmelo mi erano parse così deliziose, la speranza di andare in Cielo mi si portava via dalla gioia. Arrivata la sera di quel giorno beato, fu necessario andare a riposare, ma come la notte precedente, Gesù mi dette lo stesso segno che il mio ingresso nell'Eterna vita non era lontano... Io gioivo allora di una fede così viva, così chiara, che il pensiero del Cielo faceva tutta la mia felicità, io non potevo credere che ci fossero degli empi che non hanno la fede. Credevo che parlassero contro il loro pensiero negando l'esistenza del Cielo, del bel Cielo dove Dio stesso vorrebbe essere la loro eterna ricompensa. Nei giorni così pieni di gioia del tempo pasquale Gesù mi ha fatto sentire che ci sono davvero anime che non hanno la fede, che per abuso delle grazie perdono questo prezioso tesoro, sorgente delle sole gioie pure e veraci. Egli permise che l’anima mia fosse invasa dalle più spesse tenebre e che il pensiero del Cielo così dolce per me non fosse più che occasione di combattimento e di tormento... Questa prova non doveva durare qualche giorno, qualche settimana, doveva estinguersi solo all'ora segnata dal Buon Dio e... quell'ora non è ancora venuta... Io vorrei poter esprimere quello che sento, ma ohimè! Io credo che sia impossibile. Bisogna aver viaggiato sotto questo oscuro tunnel per capirne l’oscurità. 'Cercherò tuttavia di spiegarla con un paragone.
Suppongo di esser nata in un paese circondato da una spessa nebbia, mai ho contemplato il ridente volto della natura, inondata, trasfigurata dal sole luminoso; dalla mia infanzia è vero, sento parlare di queste meraviglie, io so che il paese dove sono non è la mia patria, che ce n'è un altro verso cui debbo senza posa aspirare. Questa non è una storia inventata da un abitante del triste paese dove sono, è una realtà certa perché il Re della patria dal sole luminoso è venuto a vivere per 33 anni nel paese delle tenebre; ahimè! le tenebre non hanno proprio capito che quel Divino Re era la luce del mondo... Ma Signore, la tua figlia l'ha capita la tua divina luce, lei ti domanda perdono per i suoi fratelli, lei accetta di mangiare il pane del dolore e non vuole assolutamente alzarsi da questa tavola piena di amarezza dove mangiano i poveri peccatori prima del giorno che tu hai segnato... Ma ugualmente lei non può (che) dire a nome suo, a nome dei suoi fratelli: Abbi pietà di noi Signore, perché siamo poveri peccatori!!... Oh! Signore, rimandaci indietro giustificati... Che tutti coloro che non sono per nulla rischiarati dalla luminosa fiaccola della Fede la vedano brillare finalmente... o Gesù, se è necessario che la tavola insozzata da essi sia purificata da un'anima che ti ama, io voglio proprio mangiarci da sola il pane della prova fino a quando ti piaccia introdurmi nel tuo luminoso regno. La sola grazia che ti domando è di non offenderti mai !'
Madre amatissima, ciò che le ho scritto è senza connessione; la mia piccola storia che somigliava ad un racconto della fata si è di colpo cambiata in preghiera, io non so quale interesse lei possa trovare nel leggere tutti questi pensieri confusi e mal espressi. Finalmente Madre mia, io non scrivo per fare un'opera letteraria ma per obbedienza, se l'annoio, almeno lei vedrà che sua figlia ha dato prova di buona volontà. Continuerò, dunque, senza scoraggiarmi il mio piccolo paragone, al punto in cui l'avevo lasciato. Dicevo che la certezza di andare un giorno lontano dal paese triste e tenebroso mi era stata data dalla mia fanciullezza; non solo io credevo come sentivo dire alle persone più sapienti di me, ma ancora io sentivo in fondo al mio cuore delle aspirazioni verso una regione più bella. Allo stesso modo in cui il genio di Cristoforo Colombo gli fece presentire che esisteva un nuovo mondo, mentre nessuno ci aveva pensato, così io sentivo che un'altra terra mi sarebbe servita un giorno da dimora definitiva. Ma di colpo le nebbie che mi circondano diventano più spesse, esse penetrano nell'anima mia e la avvolgono in modo tale che non mi è più possibile ritrovare in essa l'immagine così dolce della mia Patria, tutto è sparito! Quando voglio riposare il mio cuore stanco delle tenebre che lo circondano, con il ricordo del paese luminoso verso cui aspiro, il mio tormento raddoppia; mi sembra che le tenebre, facendo propria la voce dei peccatori, mi dicono facendosi scherno di me: “- Tu sogni la luce, una patria odorosa dei più soavi profumi, tu sogni il possesso eterno del Creatore di tutte queste meraviglie, tu credi di uscire un giorno dalle nebbie che ti circondano! Avanza, avanza, rallegrati della morte che ti darà, non ciò che tu speri, ma una notte più profonda ancora, la notte del nulla”.
Madre amatissima, l'immagine che ho voluto darle delle tenebre che oscurano l’anima mia è tanto imperfetta quanto un abbozzo paragonato al modello; tuttavia io non voglio scriverne più a lungo, avrei paura di bestemmiare... ho paura persino di averne già detto troppo...
Ah! Che Gesù mi perdoni se Gli ho dato dolore, ma Egli sa bene che pur non avendo la gioia sentita della Fede, io cerco almeno di praticarne le opere. Credo di aver fatto più atti di fede da un anno in qua che durante tutta la mia vita. Ad ogni nuova occasione di combattimento, quando il mio nemico viene a provocarmi, io mi comporto da valorosa, sapendo che è una viltà battersi in duello, io volto la schiena al mio avversario senza neppure degnarmi di guardarlo in faccia; ma corro verso il mio Gesù, io Gli dico di essere pronta a versare fino all'ultima goccia del mio sangue per confessare che c'è un Cielo.
Io Gli dico che sono felice di non gioire di questo bel Cielo sulla terra perché Egli lo apra per l'eternità ai poveri increduli. Così malgrado questa prova che mi toglie ogni sentimento di gioia, io posso tuttavia esclamare: - “Signore, tu mi colmi di gioia con tutto quello che fai” (Sal. XCI). Perché c'è forse una gioia più grande di quella di soffrire per tuo amore?...
Più la sofferenza è intima, meno essa compare agli occhi delle creature, più essa ti dà gioia, o mio Dio! Ma se per un caso impossibile tu stesso dovessi ignorare la mia sofferenza, io sarei ancora felice di possederla se per mezzo di essa io potessi impedire o riparare un solo peccato commesso contro la Fede...
Madre amatissima, le parrò forse esagerare la mia prova, in realtà se lei giudicasse secondo i sentimenti che esprimo nelle poesie che ho composto quest'anno, debbo sembrarle un'anima piena di consolazioni e per la quale il velo della fede si è come strappato, e tuttavia... non è più un velo per me, è un muro che si innalza fino ai cieli e copre il firmamento stellato... Quando io canto la felicità del Cielo, l'eterno possesso di Dio, io non ne sento alcuna gioia, perché canto soltanto quello che io voglio credere. Talora è vero, un piccolissimo raggio di sole viene a illuminare le mie tenebre, allora la prova smette un istante, ma in seguito il ricordo di questo raggio invece di provocarmi gioia rende le mie tenebre ancora più spesse.
O Madre mia, mai io ho sentito così bene che il Signore è dolce e misericordioso, egli non mi ha mandato questa prova che nel momento in cui ho avuto la forza di sopportarla, prima credo davvero che essa mi avrebbe immersa nello scoraggiamento... Ora essa toglie tutto ciò che avrebbe potuto trovarsi di soddisfazione naturale nel desiderio che avevo del Cielo... Madre amatissima, mi pare ora che nulla mi impedisca di andarmene, perché non ho più grandi desideri se non quello di amare fino a morire d'amore... (9 giugno)
Madre mia cara, io sono tutta sbalordita vedendo quello che le ho scritto ieri, che scarabocchio!... la mia mano tremava in modo tale che mi è stato impossibile continuare e ora mi spiace persino di aver cercato di scrivere, spero che oggi lo farò più leggibilmente, perché non sono più nel letto ma in una bella poltroncina tutta bianca.
O Madre mia, io sento davvero che tutto quello che le dico non ha continuità, ma sento anche il bisogno prima di parlarle del passato di dirle i miei sentimenti presenti, più tardi forse ne avrò perduto il ricordo. Io voglio prima di tutto dirle come sono commossa da tutte le sue delicatezze materne, ah! lo creda, Madre amatissima, il cuore di sua figlia è pieno di riconoscenza, mai essa dimenticherà tutto ciò che le deve...
Madre mia, ciò che al di sopra di tutto mi commuove, è la novena che lei fa a N.S. delle Vittorie, sono le messe che lei fa dire per ottenere la mia guarigione. Io sento che tutti questi tesori spirituali fanno un gran bene all'anima mia; all'inizio della novena, io le dicevo, Madre mia, che bisognava che la S. Vergine mi guarisse oppure che essa mi si portasse nei Cieli, perché trovavo molto triste per lei e per la comunità d'avere il peso di una giovane suora ammalata; ora voglio davvero essere ammalata tutta la mia vita se la cosa fa piacere al buon Dio e io consento persino al fatto che la mia vita sia lunghissima, la sola grazia che desidero, è che essa sia spezzata dall'amore.
Oh! no, io non ho paura di una lunga vita, io non rifiuto il combattimento perché il Signore è la roccia su cui sono innalzata, colui che guida le mie mani alla battaglia e le mie dita alla guerra. Egli è il mio scudo, io spero in Lui – Sal. CXL111 - così mai ho chiesto al buon Dio di morire giovane, è vero che ho sempre sperato che questa fosse la sua volontà. Spesso il Signore si accontenta del desiderio di lavorare per la sua gloria e lei sa, Madre mia, che i miei desideri sono grandissimi. Lei sa anche che Gesù mi ha presentato più di un calice amaro che egli ha (poi) allontanato dalle mie labbra prima che io lo bevessi, ma non prima di avermene fatto assaporare l'amarezza. Madre amatissima, il Santo re David aveva ragione quando cantava: Quanto è buono, quanto è dolce ai fratelli di abitare insieme in una perfetta unione. È vero, io l'ho sentito molto spesso, ma è in mezzo ai sacrifici che questa unione deve verificarsi sulla terra. Non è davvero per vivere con le mie sorelle che io sono venuta al Carmelo, è unicamente per rispondere alla chiamata di Gesù; ah! io presentivo davvero che doveva essere una causa di sofferenza continua il vivere con le proprie sorelle, quando non si vuole concedere nulla alla natura.
Come si può dire che è più perfetto allontanarsi dai suoi?... Si è mai rimproverato a dei fratelli di combattere sullo stesso campo di battaglia, li si è rimproverati di volare insieme per cogliere la palma del martirio Senza dubbio, si è giudicato con ragione che essi si incoraggiavano a vicenda, ma anche che il martirio di ognuno diventava quello di tutti. Così è anche nella vita religiosa, che i teologi chiamano un martirio. - Donandosi a Dio il cuore non perde la sua tenerezza naturale, quella tenerezza al contrario cresce diventando più pura e più divina.
Madre amatissima, è con questa tenerezza che io l'amo, che io amo le mie sorelle; io sono felice di combattere in famiglia per la gloria del Re dei Cieli, ma sono pronta anche a volare su un altro campo di battaglia se il Divino me ne esprimesse il desiderio. Non sarebbe necessario un comando ma uno sguardo, un semplice segnale.
Dopo il mio ingresso nell'arca benedetta, ho sempre pensato che se Gesù non mi si portava prestissimo in Cielo, la sorte della piccola colomba di Noè sarebbe stata la mia; che un giorno il Signore avrebbe aperto la finestra dell'arca e mi avrebbe detto di volare lontanissimo, proprio lontano, verso rive infedeli, portando con me il piccolo ramoscello d'olivo. Madre mia, questo pensiero ha fatto crescere l'anima mia, mi ha fatto volare più in alto di tutto il creato. Io ho capito che persino al Carmelo potevano esserci ancora separazioni, che soltanto in Cielo l'unione sarà completa ed eterna; allora ho voluto che l'anima mia abitasse nei Cieli, che essa non guardasse le cose della terra che da lontano. Ho accettato non solo di esiliarmi in mezzo ad un popolo sconosciuto, ma ciò che mi era molto più amaro, ho accettato l'esilio per le mie sorelle. Mai dimenticherò il 2 Agosto 1896, quel giorno preciso in cui partirono i missionari, fu discussa seriamente la partenza di Madre Agnese di Gesù. Ah! io non avrei voluto fare neppure un cenno per impedirle di partire; e tuttavia sentivo una grande tristezza nel mio cuore, io trovavo che il suo animo così sensibile, così delicato non era fatto per vivere in mezzo ad anime che non la potevano comprendere, mille altri pensieri si accalcavano in massa nel mio spirito e Gesù taceva, egli non comandava alla tempesta... E io gli dicevo: Mio Dio, per tuo amore accetto tutto; se lo vuoi, io voglio davvero soffre fino a morire di dolore. Gesù si contentò dell'accettazione, ma qualche mese dopo, si parlò della partenza di Suor Geneviève e di Suor Maria della Trinità; allora fu un altro genere di sofferenza, davvero intima, davvero profonda, io mi immaginavo tutte le prove, le delusioni che esse avrebbero dovuto sopportare, infine il mio cielo era carico di nuvole, solo il fondo del mio cuore restava nella calma e nella pace. Madre mia amatissima, la sua prudenza seppe scoprire la volontà del Buon Dio e da parte sua ha proibito alle sue novizie di pensare ora a lasciare la culla della loro fanciullezza religiosa; ma le loro aspirazioni, lei le capiva perché lei stessa, Madre mia, aveva chiesto nella sua gioventù di andare a Saigon, è così che i desideri delle madri trovano un'eco nell’anima dei loro figli. O Madre mia cara, il suo desiderio apostolico trova nell’anima mia, lei lo sa, un'eco molto fedele; mi lasci confidarle perché ho desiderato e desidero ancora, se la S. Vergine mi guarisce, lasciare per una terra straniera la deliziosa oasi dove vivo così felice sotto il suo sguardo materno.
Per vivere nei carmeli stranieri occorre, Madre mia, (me l'ha detto lei), una vocazione tutta speciale, molte anime vi si credono chiamate senza esserlo davvero, lei mi ha anche detto che io avevo questa vocazione e che la mia salute sola era un ostacolo, io so bene che questo ostacolo sparirebbe se il Buon Dio mi chiamasse lontano, così vivo senza alcuna inquietudine. Se un giorno occorresse lasciare il mio caro Carmelo, ah! la cosa non sarebbe senza ferita, Gesù non mi ha dato un cuore insensibile ed è proprio perché esso è capace di soffrire che io desidero che dia a Gesù tutto ciò che può dare. Qui, Madre amatissima, io vivo senza alcun imbarazzo delle cure della miserabile terra, io non ho che da compiere la dolce e facile missione che lei mi ha affidato. Qui io sono colma delle sue premure materne, io non sento la povertà non avendo mai mancato di niente . Ma soprattutto, qui io sono amata, da lei e da tutte le sorelle, e questo affetto è per me davvero dolce. Ecco perché io sogno un monastero dove io sarei sconosciuta, dove dovrei sopportare la povertà, la mancanza d'affetto, infine l’esilio del cuore.
Ah! non è con l'intenzione di rendere dei servizi al Carmelo che vorrebbe accogliermi, che io lascerei tutto ciò che mi è caro; senza dubbio, io farei tutto quello che dipenderebbe da me, ma conosco la mia incapacità e so che facendo del mio meglio non arriverei a fare bene, non avendo come dicevo or ora alcuna conoscenza delle cose della terra. il mio solo fine sarebbe dunque di compiere la volontà del buon Dio, di sacrificarmi per Lui nel modo che gli farebbe piacere.
Io sento proprio che non avrei alcuna delusione, perché quando ci si aspetta una sofferenza pura e senza alcun'altra cosa, la più piccola gioia diventa una sorpresa insperata; e poi lei lo sa, Madre mia, la sofferenza stessa diventa la più grande delle gioie quando la si cerca come il più prezioso dei tesori.
Oh no! non è con l'intenzione di gioire del frutto dei miei lavori che vorrei partire, se fosse là il mio scopo io non sentirei questa dolce pace che m'inonda e soffrirei anche di non poter realizzare la mia vocazione per le missioni lontane. Da tanto tempo io non mi appartengo più, io sono offerta totalmente a Gesù, Egli è dunque libero di fare di me quello che gli piacerà. Egli mi ha dato l'attrazione di un esilio completo, Egli mi ha fatto comprendere tutte le sofferenze che io vi avrei incontrato, chiedendomi se io volevo bere quel calice fino al fondo; subito io ho voluto prendere questo calice che Gesù mi presentava, ma Lui, ritirando la mano, mi fece capire che l'accettazione Lo accontentava.
O Madre mia, da quali inquietudini ci si libera facendo voto di obbedienza! Quanto sono felici le suore semplici! La loro unica bussola essendo la volontà dei superiori, esse sono sempre assicurate di essere nel cammino giusto, esse non hanno mai a temere di sbagliarsi anche se sembra sicuro che i superiori si sbagliano. Ma quando si smette di guardare la bussola infallibile, quando si va fuori della via che essa indica di seguire con il pretesto di fare la volontà di Dio che non illumina bene coloro che tuttavia tengono il suo posto, presto l'anima va fuori strada su sentieri aridi in cui l'acqua della grazia le manca subito.
Madre amatissima, lei è la bussola che Gesù mi ha dato per condurmi sicuramente alla riva eterna. Quanto è dolce per me fissare su di lei il mio sguardo e di conseguenza compiere la volontà del Signore! Dopo che Egli ha permesso che io soffra tentazioni contro la fede, Egli ha (anche) aumentato di molto nel mio cuore lo spirito di fede che mi fa vedere in lei, non soltanto una Madre che mi ama e che io amo, ma soprattutto che mi fa vedere Gesù che vive nella sua anima e mi comunica attraverso lei la sua volontà. Io so bene, Madre mia, che lei mi tratta da anima debole, da bambina viziata, così non faccio fatica a portare il fardello dell'obbedienza, ma mi pare, da quello che sento in fondo al mio cuore, che non cambierei comportamento e che il mio amore per lei non diminuirebbe se le piacesse di trattarmi severamente, perché io vedrei allo stesso modo che è la volontà di Gesù che lei agisca così per il maggior bene dell'anima mia.
Quest'anno, Madre mia cara, il buon Dio mi ha fatto la grazia di capire cosa è la carità; prima lo capivo, è vero, ma m un modo imperfetto, io non avevo approfondito questa parola di Gesù: “il secondo comandamento è simile al primo: Tu amerai il tuo prossimo come te stesso” . Io mi applicavo soprattutto ad amare Dio ed è amandolo che ho capito che non bisognava che il mio amore si traducesse soltanto in parole, perché: “Non sono coloro che dicono: Signore, Signore! che entreranno nel regno dei Cieli, ma coloro che fanno la volontà di Dio” Questa volontà, Gesù l'ha fatta conoscere parecchie volte, io dovrei dire quasi ad ogni pagina del suo Vangelo; ma all'ultima cena, quando Egli sa che il cuore dei suoi discepoli brucia di un più ardente amore per lui che si è appena dato ad essi, nell'ineffabile mistero della sua Eucarestia, questo dolce Salvatore vuole donare loro un comandamento nuovo. Egli dice loro con ineffabile tenerezza: Io vi faccio un comando nuovo, è di amarvi a vicenda, e che come io ho amato voi, voi vi amiate gli uni gli altri. Il segno da cui tutti conosceranno che voi siete miei discepoli, è se voi vi amate a vicenda
Come ha amato Gesù i suoi discepoli e perché li ha amati? Ml! non erano certo le loro qualità naturali che potevano attirarlo, c'era tra loro e Lui una distanza infinita. Egli era la scienza, la Sapienza Eterna, essi erano dei poveri peccatori, ignoranti e pieni di pensieri terreni. Tuttavia Gesù li chiama suoi amici, suoi fratelli. Egli vuole vederli regnare con Lui nel regno del Padre suo e per aprir loro quel regno Egli vuole morire su una croce perché Egli ha detto: Non ce più grande amore che quello di donare la propria vita per quelli che si amano.
Madre amatissima, meditando queste parole di Gesù, ho compreso quanto il mio amore per le mie sorelle era imperfetto, ho visto che io non le amavo come il Buon Dio le ama. Ah! comprendo ora che la carità perfetta consiste nel sopportare i difetti degli altri, nel non meravigliarsi per niente delle loro debolezze, nell'edificarsi si dei più piccoli atti di virtù che si vedono praticare da essi, ma soprattutto ho compreso che la carità non deve assolutamente restare chiusa in fondo al cuore: Nessuno, ha detto Gesù, accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma la si mette sul candelabro, perché rischiari tutti quelli che sono nella casa. Mi pare che questa lucerna rappresenti la carità che deve illuminare, rallegrare, non soltanto quelli che mi sono i più cari, ma tutti quelli che sono nella casa, senza eccezione di nessuno.
Quando il Signore aveva ordinato al suo popolo di amare il suo prossimo come se stesso, Egli non era ancora venuto sulla terra; così sapendo bene quanto ciascuno ami la sua persona, Egli non poteva chiedere alle sue creature un amore più grande per il prossimo. Ma quando Gesù ha fatto ai suoi apostoli un comando nuovo, il suo comandamento proprio , come Egli dice più avanti, non è più di amare il prossimo come se stessi che Egli parla ma di amarlo come Lui, Gesù, lo ha amato, come Egli lo amerà fino alla consumazione dei secoli...
Ah! Signore, io so che tu non comandi niente di impossibile, tu conosci meglio di me la mia debolezza, la mia imperfezione, tu sai bene che mai io non potrei amare le mie sorelle come tu le ami, se tu stesso, o mio Gesù non le amassi anche in me. È perché tu volevi accordarmi questa grazia che tu hai fatto un comandamento nuovo. - Oh! quanto lo amo perché esso mi dà la sicurezza che la tua volontà è di amare in me tutti quelli che tu mi comandi di amare!...
(Continua...)
Più la sofferenza è intima, meno essa compare agli occhi delle creature, più essa ti dà gioia, o mio Dio! Ma se per un caso impossibile tu stesso dovessi ignorare la mia sofferenza, io sarei ancora felice di possederla se per mezzo di essa io potessi impedire o riparare un solo peccato commesso contro la Fede...
Madre amatissima, le parrò forse esagerare la mia prova, in realtà se lei giudicasse secondo i sentimenti che esprimo nelle poesie che ho composto quest'anno, debbo sembrarle un'anima piena di consolazioni e per la quale il velo della fede si è come strappato, e tuttavia... non è più un velo per me, è un muro che si innalza fino ai cieli e copre il firmamento stellato... Quando io canto la felicità del Cielo, l'eterno possesso di Dio, io non ne sento alcuna gioia, perché canto soltanto quello che io voglio credere. Talora è vero, un piccolissimo raggio di sole viene a illuminare le mie tenebre, allora la prova smette un istante, ma in seguito il ricordo di questo raggio invece di provocarmi gioia rende le mie tenebre ancora più spesse.
O Madre mia, mai io ho sentito così bene che il Signore è dolce e misericordioso, egli non mi ha mandato questa prova che nel momento in cui ho avuto la forza di sopportarla, prima credo davvero che essa mi avrebbe immersa nello scoraggiamento... Ora essa toglie tutto ciò che avrebbe potuto trovarsi di soddisfazione naturale nel desiderio che avevo del Cielo... Madre amatissima, mi pare ora che nulla mi impedisca di andarmene, perché non ho più grandi desideri se non quello di amare fino a morire d'amore... (9 giugno)
Madre mia cara, io sono tutta sbalordita vedendo quello che le ho scritto ieri, che scarabocchio!... la mia mano tremava in modo tale che mi è stato impossibile continuare e ora mi spiace persino di aver cercato di scrivere, spero che oggi lo farò più leggibilmente, perché non sono più nel letto ma in una bella poltroncina tutta bianca.
O Madre mia, io sento davvero che tutto quello che le dico non ha continuità, ma sento anche il bisogno prima di parlarle del passato di dirle i miei sentimenti presenti, più tardi forse ne avrò perduto il ricordo. Io voglio prima di tutto dirle come sono commossa da tutte le sue delicatezze materne, ah! lo creda, Madre amatissima, il cuore di sua figlia è pieno di riconoscenza, mai essa dimenticherà tutto ciò che le deve...
Madre mia, ciò che al di sopra di tutto mi commuove, è la novena che lei fa a N.S. delle Vittorie, sono le messe che lei fa dire per ottenere la mia guarigione. Io sento che tutti questi tesori spirituali fanno un gran bene all'anima mia; all'inizio della novena, io le dicevo, Madre mia, che bisognava che la S. Vergine mi guarisse oppure che essa mi si portasse nei Cieli, perché trovavo molto triste per lei e per la comunità d'avere il peso di una giovane suora ammalata; ora voglio davvero essere ammalata tutta la mia vita se la cosa fa piacere al buon Dio e io consento persino al fatto che la mia vita sia lunghissima, la sola grazia che desidero, è che essa sia spezzata dall'amore.
Oh! no, io non ho paura di una lunga vita, io non rifiuto il combattimento perché il Signore è la roccia su cui sono innalzata, colui che guida le mie mani alla battaglia e le mie dita alla guerra. Egli è il mio scudo, io spero in Lui – Sal. CXL111 - così mai ho chiesto al buon Dio di morire giovane, è vero che ho sempre sperato che questa fosse la sua volontà. Spesso il Signore si accontenta del desiderio di lavorare per la sua gloria e lei sa, Madre mia, che i miei desideri sono grandissimi. Lei sa anche che Gesù mi ha presentato più di un calice amaro che egli ha (poi) allontanato dalle mie labbra prima che io lo bevessi, ma non prima di avermene fatto assaporare l'amarezza. Madre amatissima, il Santo re David aveva ragione quando cantava: Quanto è buono, quanto è dolce ai fratelli di abitare insieme in una perfetta unione. È vero, io l'ho sentito molto spesso, ma è in mezzo ai sacrifici che questa unione deve verificarsi sulla terra. Non è davvero per vivere con le mie sorelle che io sono venuta al Carmelo, è unicamente per rispondere alla chiamata di Gesù; ah! io presentivo davvero che doveva essere una causa di sofferenza continua il vivere con le proprie sorelle, quando non si vuole concedere nulla alla natura.
Come si può dire che è più perfetto allontanarsi dai suoi?... Si è mai rimproverato a dei fratelli di combattere sullo stesso campo di battaglia, li si è rimproverati di volare insieme per cogliere la palma del martirio Senza dubbio, si è giudicato con ragione che essi si incoraggiavano a vicenda, ma anche che il martirio di ognuno diventava quello di tutti. Così è anche nella vita religiosa, che i teologi chiamano un martirio. - Donandosi a Dio il cuore non perde la sua tenerezza naturale, quella tenerezza al contrario cresce diventando più pura e più divina.
Madre amatissima, è con questa tenerezza che io l'amo, che io amo le mie sorelle; io sono felice di combattere in famiglia per la gloria del Re dei Cieli, ma sono pronta anche a volare su un altro campo di battaglia se il Divino me ne esprimesse il desiderio. Non sarebbe necessario un comando ma uno sguardo, un semplice segnale.
Dopo il mio ingresso nell'arca benedetta, ho sempre pensato che se Gesù non mi si portava prestissimo in Cielo, la sorte della piccola colomba di Noè sarebbe stata la mia; che un giorno il Signore avrebbe aperto la finestra dell'arca e mi avrebbe detto di volare lontanissimo, proprio lontano, verso rive infedeli, portando con me il piccolo ramoscello d'olivo. Madre mia, questo pensiero ha fatto crescere l'anima mia, mi ha fatto volare più in alto di tutto il creato. Io ho capito che persino al Carmelo potevano esserci ancora separazioni, che soltanto in Cielo l'unione sarà completa ed eterna; allora ho voluto che l'anima mia abitasse nei Cieli, che essa non guardasse le cose della terra che da lontano. Ho accettato non solo di esiliarmi in mezzo ad un popolo sconosciuto, ma ciò che mi era molto più amaro, ho accettato l'esilio per le mie sorelle. Mai dimenticherò il 2 Agosto 1896, quel giorno preciso in cui partirono i missionari, fu discussa seriamente la partenza di Madre Agnese di Gesù. Ah! io non avrei voluto fare neppure un cenno per impedirle di partire; e tuttavia sentivo una grande tristezza nel mio cuore, io trovavo che il suo animo così sensibile, così delicato non era fatto per vivere in mezzo ad anime che non la potevano comprendere, mille altri pensieri si accalcavano in massa nel mio spirito e Gesù taceva, egli non comandava alla tempesta... E io gli dicevo: Mio Dio, per tuo amore accetto tutto; se lo vuoi, io voglio davvero soffre fino a morire di dolore. Gesù si contentò dell'accettazione, ma qualche mese dopo, si parlò della partenza di Suor Geneviève e di Suor Maria della Trinità; allora fu un altro genere di sofferenza, davvero intima, davvero profonda, io mi immaginavo tutte le prove, le delusioni che esse avrebbero dovuto sopportare, infine il mio cielo era carico di nuvole, solo il fondo del mio cuore restava nella calma e nella pace. Madre mia amatissima, la sua prudenza seppe scoprire la volontà del Buon Dio e da parte sua ha proibito alle sue novizie di pensare ora a lasciare la culla della loro fanciullezza religiosa; ma le loro aspirazioni, lei le capiva perché lei stessa, Madre mia, aveva chiesto nella sua gioventù di andare a Saigon, è così che i desideri delle madri trovano un'eco nell’anima dei loro figli. O Madre mia cara, il suo desiderio apostolico trova nell’anima mia, lei lo sa, un'eco molto fedele; mi lasci confidarle perché ho desiderato e desidero ancora, se la S. Vergine mi guarisce, lasciare per una terra straniera la deliziosa oasi dove vivo così felice sotto il suo sguardo materno.
Per vivere nei carmeli stranieri occorre, Madre mia, (me l'ha detto lei), una vocazione tutta speciale, molte anime vi si credono chiamate senza esserlo davvero, lei mi ha anche detto che io avevo questa vocazione e che la mia salute sola era un ostacolo, io so bene che questo ostacolo sparirebbe se il Buon Dio mi chiamasse lontano, così vivo senza alcuna inquietudine. Se un giorno occorresse lasciare il mio caro Carmelo, ah! la cosa non sarebbe senza ferita, Gesù non mi ha dato un cuore insensibile ed è proprio perché esso è capace di soffrire che io desidero che dia a Gesù tutto ciò che può dare. Qui, Madre amatissima, io vivo senza alcun imbarazzo delle cure della miserabile terra, io non ho che da compiere la dolce e facile missione che lei mi ha affidato. Qui io sono colma delle sue premure materne, io non sento la povertà non avendo mai mancato di niente . Ma soprattutto, qui io sono amata, da lei e da tutte le sorelle, e questo affetto è per me davvero dolce. Ecco perché io sogno un monastero dove io sarei sconosciuta, dove dovrei sopportare la povertà, la mancanza d'affetto, infine l’esilio del cuore.
Ah! non è con l'intenzione di rendere dei servizi al Carmelo che vorrebbe accogliermi, che io lascerei tutto ciò che mi è caro; senza dubbio, io farei tutto quello che dipenderebbe da me, ma conosco la mia incapacità e so che facendo del mio meglio non arriverei a fare bene, non avendo come dicevo or ora alcuna conoscenza delle cose della terra. il mio solo fine sarebbe dunque di compiere la volontà del buon Dio, di sacrificarmi per Lui nel modo che gli farebbe piacere.
Io sento proprio che non avrei alcuna delusione, perché quando ci si aspetta una sofferenza pura e senza alcun'altra cosa, la più piccola gioia diventa una sorpresa insperata; e poi lei lo sa, Madre mia, la sofferenza stessa diventa la più grande delle gioie quando la si cerca come il più prezioso dei tesori.
Oh no! non è con l'intenzione di gioire del frutto dei miei lavori che vorrei partire, se fosse là il mio scopo io non sentirei questa dolce pace che m'inonda e soffrirei anche di non poter realizzare la mia vocazione per le missioni lontane. Da tanto tempo io non mi appartengo più, io sono offerta totalmente a Gesù, Egli è dunque libero di fare di me quello che gli piacerà. Egli mi ha dato l'attrazione di un esilio completo, Egli mi ha fatto comprendere tutte le sofferenze che io vi avrei incontrato, chiedendomi se io volevo bere quel calice fino al fondo; subito io ho voluto prendere questo calice che Gesù mi presentava, ma Lui, ritirando la mano, mi fece capire che l'accettazione Lo accontentava.
O Madre mia, da quali inquietudini ci si libera facendo voto di obbedienza! Quanto sono felici le suore semplici! La loro unica bussola essendo la volontà dei superiori, esse sono sempre assicurate di essere nel cammino giusto, esse non hanno mai a temere di sbagliarsi anche se sembra sicuro che i superiori si sbagliano. Ma quando si smette di guardare la bussola infallibile, quando si va fuori della via che essa indica di seguire con il pretesto di fare la volontà di Dio che non illumina bene coloro che tuttavia tengono il suo posto, presto l'anima va fuori strada su sentieri aridi in cui l'acqua della grazia le manca subito.
Madre amatissima, lei è la bussola che Gesù mi ha dato per condurmi sicuramente alla riva eterna. Quanto è dolce per me fissare su di lei il mio sguardo e di conseguenza compiere la volontà del Signore! Dopo che Egli ha permesso che io soffra tentazioni contro la fede, Egli ha (anche) aumentato di molto nel mio cuore lo spirito di fede che mi fa vedere in lei, non soltanto una Madre che mi ama e che io amo, ma soprattutto che mi fa vedere Gesù che vive nella sua anima e mi comunica attraverso lei la sua volontà. Io so bene, Madre mia, che lei mi tratta da anima debole, da bambina viziata, così non faccio fatica a portare il fardello dell'obbedienza, ma mi pare, da quello che sento in fondo al mio cuore, che non cambierei comportamento e che il mio amore per lei non diminuirebbe se le piacesse di trattarmi severamente, perché io vedrei allo stesso modo che è la volontà di Gesù che lei agisca così per il maggior bene dell'anima mia.
Quest'anno, Madre mia cara, il buon Dio mi ha fatto la grazia di capire cosa è la carità; prima lo capivo, è vero, ma m un modo imperfetto, io non avevo approfondito questa parola di Gesù: “il secondo comandamento è simile al primo: Tu amerai il tuo prossimo come te stesso” . Io mi applicavo soprattutto ad amare Dio ed è amandolo che ho capito che non bisognava che il mio amore si traducesse soltanto in parole, perché: “Non sono coloro che dicono: Signore, Signore! che entreranno nel regno dei Cieli, ma coloro che fanno la volontà di Dio” Questa volontà, Gesù l'ha fatta conoscere parecchie volte, io dovrei dire quasi ad ogni pagina del suo Vangelo; ma all'ultima cena, quando Egli sa che il cuore dei suoi discepoli brucia di un più ardente amore per lui che si è appena dato ad essi, nell'ineffabile mistero della sua Eucarestia, questo dolce Salvatore vuole donare loro un comandamento nuovo. Egli dice loro con ineffabile tenerezza: Io vi faccio un comando nuovo, è di amarvi a vicenda, e che come io ho amato voi, voi vi amiate gli uni gli altri. Il segno da cui tutti conosceranno che voi siete miei discepoli, è se voi vi amate a vicenda
Come ha amato Gesù i suoi discepoli e perché li ha amati? Ml! non erano certo le loro qualità naturali che potevano attirarlo, c'era tra loro e Lui una distanza infinita. Egli era la scienza, la Sapienza Eterna, essi erano dei poveri peccatori, ignoranti e pieni di pensieri terreni. Tuttavia Gesù li chiama suoi amici, suoi fratelli. Egli vuole vederli regnare con Lui nel regno del Padre suo e per aprir loro quel regno Egli vuole morire su una croce perché Egli ha detto: Non ce più grande amore che quello di donare la propria vita per quelli che si amano.
Madre amatissima, meditando queste parole di Gesù, ho compreso quanto il mio amore per le mie sorelle era imperfetto, ho visto che io non le amavo come il Buon Dio le ama. Ah! comprendo ora che la carità perfetta consiste nel sopportare i difetti degli altri, nel non meravigliarsi per niente delle loro debolezze, nell'edificarsi si dei più piccoli atti di virtù che si vedono praticare da essi, ma soprattutto ho compreso che la carità non deve assolutamente restare chiusa in fondo al cuore: Nessuno, ha detto Gesù, accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma la si mette sul candelabro, perché rischiari tutti quelli che sono nella casa. Mi pare che questa lucerna rappresenti la carità che deve illuminare, rallegrare, non soltanto quelli che mi sono i più cari, ma tutti quelli che sono nella casa, senza eccezione di nessuno.
Quando il Signore aveva ordinato al suo popolo di amare il suo prossimo come se stesso, Egli non era ancora venuto sulla terra; così sapendo bene quanto ciascuno ami la sua persona, Egli non poteva chiedere alle sue creature un amore più grande per il prossimo. Ma quando Gesù ha fatto ai suoi apostoli un comando nuovo, il suo comandamento proprio , come Egli dice più avanti, non è più di amare il prossimo come se stessi che Egli parla ma di amarlo come Lui, Gesù, lo ha amato, come Egli lo amerà fino alla consumazione dei secoli...
Ah! Signore, io so che tu non comandi niente di impossibile, tu conosci meglio di me la mia debolezza, la mia imperfezione, tu sai bene che mai io non potrei amare le mie sorelle come tu le ami, se tu stesso, o mio Gesù non le amassi anche in me. È perché tu volevi accordarmi questa grazia che tu hai fatto un comandamento nuovo. - Oh! quanto lo amo perché esso mi dà la sicurezza che la tua volontà è di amare in me tutti quelli che tu mi comandi di amare!...
(Continua...)