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Ciascuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo (P. G. Vannucci OSM)

Una passo del Vangelo per te

UN PASSO DEL VANGELO PER TE

Il Mistero Cristiano nell'anno liturgico

Immersi nel Mistero
L’espressione che il Padre (Divo Barsotti, ndr) usa continuamente nei primi capitoli è: “immersi nel Mistero”; è un’espressione molto forte di cui dobbiamo intendere il senso, perché dobbiamo percepire questa nostra immersione che si realizza soprattutto nella Liturgia.
L’espressione “immersi nel Mistero” innanzitutto ci fa comprendere che nella liturgia non si tratta di accogliere in noi la realtà di Dio, ma di essere accolti in essa. In una omelia del 17.12.1961 il padre, citando Claudel, dice: «in questa vita presente non sei tu che accogli Dio, che accogli la sua pace, è la pace di Dio che ti accoglie, e tu affondi in questa pace».
La prima iniziazione alla liturgia è dunque l’esperienza di essere accolti nel Mistero e di esserne sommersi. Ciò può costituire una vera rivoluzione nel nostro modo di pregare, ma è precisamente ciò che ci è chiesto se vogliamo diventare uomini liturgici, cioè far diventare la nostra vita stessa una liturgia. Non solo: sarà la stessa Liturgia, specialmente il Sacrificio Eucaristico, a formarci, perché nella liturgia è Cristo stesso che è presente e agisce realmente nella sua Chiesa e in ciascuno di noi.
Citiamo alcuni passi del primo capitolo:
(p.22): «È certo che «il mistero» è una verità nascosta, un segreto nascosto in Dio e rivelato ai suoi santi, ma principalmente è una realizzazione, è il compimento, la realizzazione segreta di un piano di Dio. Il mistero prima di essere una realtà astratta è dunque una realtà concreta».
(p. 23): «L’unità del Mistero più che esser raggiunta dalla mente deve esser vissuta, più che essere oggetto della teologia, è oggetto della liturgia. È nella liturgia che il Cristianesimo è un solo, grande, divino Mistero, perché l’Unità del Mistero divino (…) è in un atto che è insieme dell’uomo e di Dio».
Non tanti misteri dunque, ma diversi aspetti di un unico Mistero di salvezza che è Cristo stesso e che è presente nella sua Chiesa attraverso l’atto liturgico che celebra la Pasqua, l’atto verso cui converge tutta la vita reale del cristiano che è sacramentale e liturgica.
(p.23). «Che cos’è il culto cristiano se non precisamente il realizzarsi eterno di questo Mistero unico, immenso, che fa ed è l’unità di tutte le cose?»
(p. 24) «In ogni giorno dell’anno la Chiesa annuncia nella S. Messa la Morte e la Risurrezione di Gesù - e la vita della Chiesa non è che la continuazione di quella Morte, non è che la presenza di questa Risurrezione»
Nel secondo capitolo il padre si sofferma a lungo a parlare del fatto che nel Mistero di Cristo occorre tenere insieme due aspetti: se è vero che Dio si dona e si rivela, è altrettanto vero che egli rimane l’Incomunicabile, rimane l’Immenso. Siamo qui al cuore del paradosso cristiano.
L’incarnazione rivela dunque Dio nella sua incomprensibilità.
In nota a pag. 28 - a conclusione del secondo capitolo - il padre riporta tra gli altri una bella espressione di uno dei suoi autori preferiti, Henri De Lubac. “Il mistero rimane sempre parzialmente segreto, sempre ‘misterioso’ in se stesso. Un mistero che non fosse rivelato o rivelabile sarebbe un puro inconoscibile, ma di contro un mistero che fosse svelato totalmente non meriterebbe più questo nome” (Corpus mysticum 65,n.138, Paris, 1949).
Il Mistero rimane dunque “tutto intero incomprensibile, eppure svelato, incomunicabile eppure offerto come dono d’amore, inaccessibile eppure posseduto dall’uomo e divenuto sua medesima vita” (p.28).
Dopo aver fatto qualche accenno nei primi due capitoli, il padre si sofferma a lungo a parlare dell’iniziazione al Mistero a cui dedica l’intero terzo capitolo.
Come il termine mistero, anche il termine iniziazione - che è strettamente collegato al primo - è stato riscoperto in questo ultimo secolo. L’iniziazione cristiana si riferisce alla tappe indispensabili per entrare nella comunità ecclesiale e nel suo culto in spirito e verità. Iniziazione significa ingresso in una vita nuova: la vita dell’uomo nuovo, in seno alla Chiesa. Come ogni vita, anche qui c’è un progresso a tappe che sono i sacramenti dell’iniziazione (battesimo, confermazione ed Eucaristia). L’antica tradizione della Chiesa ha vissuto questa iniziazione ai tre sacramenti proprio come iniziazione unitaria: essi venivano conferiti in un’unica celebrazione, anche ai bambini. In oriente è così ancora oggi. Nel terzo capitolo del libro, il padre ci parla giustamente di una iniziazione al Mistero, agganciandosi alla visione unitaria della chiesa orientale, che per motivi storici e pastorali si è perduta nella chiesa latina.
Innanzitutto il padre ribadisce che l’intervento di Dio nella storia umana ha il suo termine, il suo compimento in Gesù Cristo:
(p.29) «è in Lui che si compie il Mistero di Dio. Dio tutto in Lui si rivela (Eb 1,1) e tutto in Lui si comunica (Rm 8,32). Nulla ora gli uomini hanno più da aspettare: tute le promesse di Dio hanno avuto in Lui il loro adempimento (2Cor 1,20)».
Dio si comunica quindi tutto nel Cristo, ma:
(p.30) «appunto si comunica e si rivela attraverso il Mistero perché l’uomo non può accogliere il dono di Dio nella sua immensità. La partecipazione dell’uomo al mistero di Dio è tale che esige dall’uomo una iniziazione progressiva, un progresso senza fine».
Dio dunque si fa conoscere agli iniziati e si rivela loro progressivamente.
(p.31). «Pur essendo l’unica vera vita del mondo Egli si comunica liberamente e in segreto e solo a chi in umiltà si dispone a riceverla». È un’affermazione forte che va meditata.
La vita del cristiano è allora una iniziazione progressiva al Mistero: questa iniziazione importa una «illuminazione divina che dal battesimo cresce sempre più fino quasi nei santi, ai bagliori della visione beatifica, pur rimanendo quaggiù una luce che splende nelle tenebre (Gv 1,5); e in quanto il Mistero è Dono di Dio, importa un amore che dalla prima infusione di grazia cresce sempre fino a trasformarci in Dio stesso, a identificarci con Lui» (p.31).
Non è l’uomo a forzare il Mistero di Dio, ma è Dio che, comunicandosi all’uomo, «opera nello stesso tempo Egli stesso sia l’assimilazione dell’uomo a Dio nella vita (osservanza dei comandamenti in cui si identifica l’amore) sia questa conoscenza interiore di Dio medesimo nel progresso della fede» (p.32).
In un altro bellissimo passo il padre afferma:
«La santità dell’uomo è soltanto la partecipazione al mistero divino. Null’altro. Il Mistero è presente in quanto esige e opera la sua rivelazione e la sua partecipazione. La santità dell’uomo non è dunque qualcosa che lo renda indipendente da Cristo, una sua perfezione che possa aver valore e sussistere senza di Lui - è invece il Mistero reso presente nell’uomo. Ogni giustizia dell’uomo è annullata, distrutta. Non c’è che Cristo: la sua morte e la sua risurrezione» (p.33).
Siamo qui nel cuore del pensiero del padre, un cuore che tante volte abbiamo sentito pulsare ascoltando la sua predicazione, insistente fino alla fine nel ribadire e nel difendere questa verità basilare della fede cristiana.
Nell’ultima parte del terzo capitolo, il padre giunge quindi a parlare dell’Eucaristia, il punto d’arrivo di tutto il pensiero esposto fin qui. Ed esordisce così:
«Il Mistero è la Messa. Così si rende possibile la partecipazione al Mistero di Dio: il Mistero di Cristo diviene il Mistero della Chiesa, il Mistero di Dio diviene il mistero di tuta l’umanità nella Messa (…). La Messa non è una preghiera ma un atto – fractio panis -, un atto che è insieme atto di Dio e atto dell’uomo: l’Atto di Dio che diviene l’atto dell’uomo. Senza la partecipazione al Mistero e perciò senza la Messa non c’è l’uomo e non c’è neppure Dio» (p.33).
Il peccato dell’uomo non può più renderlo lontano dalla salvezza, purché l’uomo creda in Dio e accolga il suo dono d’amore. «Il vero peccato dell’uomo, l’unico, è rimasto quello di negarsi al suo amore, quello di escludersi a Cristo - e l’unica legge della sua vita è affondare nel Cristo, affondare nel Mistero, perdersi come nel buio per il mondo che è profano al Mistero, nell’immensità della Luce» (p.34). E conclude: «Unica realtà è Cristo, unica vita (...). Non c’è più il peccato dell’uomo né una sua santità: c’è soltanto, sussiste solo il Mistero di un’eterna Misericordia: la rivelazione di Dio nel Cristo, il dono di Dio nel suo figlio Unigenito»1 (p.33).

A cura del Comitato Cultura della Comunità dei Figli di Dio »»»

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