Papa Francesco nella messa a Santa Marta, nella mattina in cui si aprono i lavori della seconda settimana del Sinodo dei vescovi sulla famiglia, commenta il Vangelo del giorno (Luca, 11, 29-32) con le parole di Gesù che riferendosi ai dottori della legge i quali chiedono segni li chiama «generazione malvagia». E torna a parlare dell'atteggiamento del cristiano, capace di aprirsi alle sorprese di Dio e a non chiudersi ai segni dei tempi. Francesco, riferisce Radio Vaticana, ha invitato i fedeli a non rimanere attaccati alle proprie idee.
Molte volte, ha detto il Papa, i dottori della legge chiedono dei segni a Gesù, e lui risponde loro che non sono capaci di «vedere i segni dei tempi». «Perché questi dottori della legge non capivano i segni del tempo e chiedevano un segno straordinario (Gesù gliel'ha dato dopo). Perché non capivano? Prima di tutto, perché erano chiusi. Erano chiusi nel loro sistema, avevano sistemato la legge benissimo, un capolavoro. Tutti gli ebrei sapevano che cosa si poteva fare, che cosa non si poteva fare, fino a dove si poteva andare. Era tutto sistemato. E loro erano sicuri lì».
Per queste persone, che avevano sistemato e codificato tutto (*), ha detto ancora Papa Bergoglio, erano «strane» le cose che faceva Gesù: «Andare con i peccatori, mangiare con i pubblicani». A loro, ha aggiunto, «non piaceva, era pericoloso; era in pericolo la dottrina, quella dottrina della legge, che loro», i «teologi, avevano fatto nei secoli».
Francesco ha riconosciuto che i dottori avevano costruito la dottrina della legge «per amore, per essere fedeli a Dio», ma «erano chiusi lì» e «semplicemente avevano dimenticato la storia. Avevano dimenticato che Dio è il Dio della legge, ma è il Dio delle sorprese». E di sorprese Dio ne aveva riservate tante proprio al suo popolo, come quando l'ha salvato «dalla schiavitù d’Egitto».
«Loro non capivano che Dio è il Dio delle sorprese, che Dio è sempre nuovo; mai rinnega se stesso, mai dice che quello che aveva detto era sbagliato, mai. Ma ci sorprende sempre. E loro non capivano e si chiudevano in quel sistema fatto con tanta buona volontà e chiedevano a Gesù: "Ma, fai un segno!". E non capivano i tanti segni che faceva Gesù e che indicavano che il tempo era maturo. Chiusura! Secondo, avevano dimenticato che loro erano un popolo in cammino. In cammino! E quando ci si incammina, quando uno è in cammino, sempre trova cose nuove, cose che non conosceva».
Il Papa ha aggiunto: «un cammino non è assoluto in se stesso», è il cammino verso «la manifestazione definitiva del Signore. La vita è un cammino verso la pienezza di Gesù Cristo, quando verrà la seconda volta». Questa generazione, ha detto ancora Francesco, «cerca un segno» ma, dice il Signore, «non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona», cioè «il segno della resurrezione, della gloria». I dottori «erano chiusi in se stessi, non aperti al Dio delle sorprese, non conoscevano il cammino e nemmeno questa escatologia». Così, quando nel sinedrio Gesù afferma di essere il Figlio di Dio, «si stracciarono le vesti», dicendo che aveva «bestemmiato». «Il segno che Gesù dà a loro – ha detto il Papa - era una bestemmia». Per questo motivo «Gesù dice: generazione malvagia».
Queste persone, ha continuato Francesco, «non hanno capito che la legge che loro custodivano e amavano» era una pedagogia verso Gesù Cristo. «Se la legge non porta a Gesù Cristo non ci avvicina a Gesù Cristo, è morta. E per questo Gesù li rimprovera di essere chiusi, di non essere capaci di conoscere i segni dei tempi, di non essere aperti al Dio delle sorprese».
«E questo - ha concluso Papa Bergoglio - deve farci pensare: io sono attaccato alle mie cose, alle mie idee, chiuso? O sono aperto al Dio delle sorprese? Sono una persona ferma o una persona che cammina? Io credo in Gesù Cristo - in Gesù, quello che ha fatto: è morto, risorto e finita la storia – credo che il cammino vada avanti verso la maturità, verso la manifestazione di gloria del Signore? Io sono capace di capire i segni dei tempi ed essere fedele alla voce del Signore che si manifesta in essi? Possiamo farci oggi queste domande e chiedere al Signore un cuore che ami la legge, perché la legge è di Dio; che ami anche le sorprese di Dio e che sappia che questa legge santa non è fine a se stessa».
(Andrea Tornielli)
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In questo passo del Vangelo di Luca si ritrovano certi schemi che anche in questi nostri tempi perseguono alcune comunità laiche consacrate, che paiono il frutto di un non troppo celato timore ad aprirsi, quasi che l'appartenenza sia un punto d'arrivo, quasi che ci si preoccupi di nutrire parimenti di Dio e di regole. Certe "matematiche a schemi precostituiti" possono ora appiattire, ora causare inciampi alle anime.
Ma, a ben pensarci, - per chi desidera consacrarsi in una comunità - non vale forse ancora, e ancora e sempre la pena di insistere pazientemente nel cammino? Eccome SI! giacché tutto ciò scompare di fronte a Dio. Per Lui? Non ci fermi questo, anzi, non si veda neppure questo, né altro.
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