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Ciascuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo (P. G. Vannucci OSM)

Una passo del Vangelo per te

UN PASSO DEL VANGELO PER TE

Maria e la Chiesa

1. Premessa.
Quello che è il pensiero della Chiesa, nel senso della fede ovviamente, non nel senso di un’opinione più o meno personale, sul tema di questa nostra conversazione lo troviamo in Concilio Ecumenico Vaticano II° (1962-1965), Costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen Gentium, (21 novembre 1964), Cap. VIII, La beata vergine Maria madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa, III. La beata Vergine e la Chiesa, NN. 60-65, specialmente i NN. 61-63, in particolare il N. 63.
Dopo questo documento conciliare, che è la Magna Carta della mariologia attuale, c’è una bibliografia immensa, sterminata, sull'argomento, che, in maniera completa, recita: Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa, dove i due elementi principali sono appunto Gesù Cristo e la Chiesa e Maria è inserita in essi.
Non vorrei che pensassimo cose strane, tipo: Maria è più importante di Gesù Cristo, oppure Cristo sì, Chiesa no, oppure la Chiesa è creazione degli uomini, e così via. Nessuna di queste affermazioni è vera nel cristianesimo, anche se sono pensate ormai da molti cristiani. Voglio dire questo in sostanza: perché Gesù Cristo, da Dio qual’era, si è fatto uomo e perché la Chiesa è il corpo di Cristo? Nella storia c’è Maria, che è stata necessariamente voluta da Cristo!
Da sola Maria non ha senso e, soprattutto, senza il Vangelo non avrebbe nulla da dire, perché ciò che ha detto, secondo il Vangelo, lo ha detto in rapporto a Gesù Cristo e ai suoi discepoli, cioè alla Chiesa.

Così la Chiesa: da sola non ha nessun valore. Essa prende importanza da Gesù Cristo, Figlio di Dio, fatto uomo secondo la carne, Salvatore e Redentore.
Senza di lui non ha nulla da dire. Essa è la testimone di Cristo, crocifisso, morto e risorto! Già, perché la croce senza Gesù crocifisso, come si usa ora portarla al collo, non significa nulla: la potrebbero portare anche i mussulmani, che infatti non vogliono accettare che Gesù (Aisha) sia morto in croce. Così come potrebbero portarla, e di fatto, la portano anche gli atei, gli indifferenti, ecc...
Senza Gesù crocifisso la croce non vale nulla! La Chiesa c’è anche per ricordarci che non possiamo farci il cristianesimo come ci pare e piace.

Che le cose stiano proprio così è dato anche dal fatto che, venendo meno la fede in Gesù Cristo, e venendo meno pure la Chiesa, insomma, se tramontasse il cristianesimo, con esso scomparirebbe anche la figura di Maria, perché per se stessa non ha senso. In una parola, Maria appartiene in toto al cristianesimo.
Io farò solo due o tre puntualizzazioni sull'argomento, tra le tantissime che ce ne sono.

2. Ritratti di Maria nel Nuovo Testamento.
2.1. La Pentecoste.
Il Concilio Vaticano II ci dà un quadro completo su Maria e la Chiesa. Tuttavia, personalmente sono convinto che l’ immagine più evocatrice, più istituzionale, fondante il rapporto stesso Maria-Chiesa è quella della Pentecoste, così come ci è narrata da Lc. in Atti, 1, 13-14. 
Pur essendocene altre nel corso del Vangelo adatte ad evocare tale rapporto (ad es. Maria ai piedi della croce e il doppio affido da parte di Gesù in Gv. 19, 25-27, oppure le nozze di Cana, Gv. 2, 1-10), quella della Pentecoste, che dice che: “Entrati in città, salirono nel locale del piano superiore dove abitavano... Vi erano [seguono i nomi dei Dodici, il primo dei quali è quello di Pietro]. [Ed ecco il cuore del racconto] Tutti costoro attendevano con un cuor solo alla preghiera con le donne e Maria, la madre di Gesù, e con i fratelli di lui”, è di primaria importanza per comprendere appieno il rapporto Maria-Chiesa.

Senza forzare troppo il testo, dicendo che gli apostoli sono in preghiera con le donne e Maria, madre di Gesù, e i fratelli di lui, si fa una descrizione completa della prima comunità cristiana con le sue componenti, una delle quali è appunto Maria: ci sono i reggitori (gli apostoli) che prendono il posto di Gesù, ci sono le discepole (le donne) e i discepoli (i fratelli di lui) di Gesù e c’è la madre (Maria) di Gesù. In essa, dunque, tutto è riferito a Gesù. La presenza di Maria in questa scena è: 1. sia di insieme, cioè di gruppo (la descrizione è una foto di gruppo), perché è inserita nella comunità dei discepoli del Signore; 2. sia di distinzione, cioè di singolarità, perché, tra le donne presenti, viene citato solo il nome di Maria, rafforzato dalla sua funzione, dal suo ruolo di madre di Gesù. Ruolo che deve essere sempre specificato ora che Gesù non è più presente fisicamente tra i suoi: infatti, il brano segue immediatamente il racconto dell’Ascensione di Gesù al Cielo e precede quello della effusione dello Spirito Santo nella Pentecoste. Anche non volessimo ammetterlo, è proprio l’assenza fisica di Gesù nella sua comunità-Chiesa a far risaltare la funzione materna di Maria, perché attraverso di Lei i primi cristiani, ma anche quelli che seguiranno, possono ancora “vedere” Gesù, e inoltre, possono sentire i racconti dell’infanzia di Gesù, a partire dal suo concepimento verginale e fino al suo ritrovamento nel tempio di Gerusalemme fra i dottori della Legge. Maria, dunque, ci è presentata come icona di Gesù e testimone, di prima mano, della sua Incarnazione tra i credenti della prima comunità cristiana! E chi altri, se non Lei e Lei sola!!

Lo stesso Giovanni, quando nel (celebre) Prologo al sua Vangelo scrive che “il Verbo [Logos, la Parola] si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi”, riassume teologicamente gli avvenimenti dell’Incarnazione (gli inizi della nostra Redenzione), che ha appreso, ne possiamo essere sicuri, proprio da Maria, la madre di Gesù, l’unica testimone della nascita nella carne umana del Figlio di Dio presso i primi cristiani.

Ecco perché Maria è presente nella Pentecoste e riceve, per la seconda volta, lo Spirito Santo, Lei che ne era già stata investita al momento del concepimento di Gesù. Perché, essendo sua madre, è anche sua discepola (come lo sono del resto i Dodici e le donne). E come tale Maria è chiamata, dallo Spirito Santo appunto, a partecipare, insieme agli altri discepoli del Signore, alla nascita della Chiesa del suo figlio Gesù. Maria, dunque, anche come con- fondatrice, oltre che madre! Questo perché proprio Gesù, dalla croce, aveva provveduto a preparare il nuovo futuro di Maria, inserendola nella comunità dei suoi discepoli, in quel momento rappresentata da Giovanni (Ecco tuo figlio, ecco tua madre).

Ciò aveva anche un valore esistenziale personale (sociologico), perché una donna ebrea del suo tempo, anche se non era schiavizzata, doveva però sottostare a un uomo del suo parentado, che l’avrebbe protetta e guidata. Ora, alla morte di Gesù, Maria è presumibilmente senza marito ed è anche senza figlio, per cui deve ritornare alla casa paterna o, comunque, alla sua famiglia di origine. Affidandola alla comunità dei discepoli, Gesù vuole impedire questa prassi e inaugurare per sua madre un futuro nuovo, quello del discepolo che segue Gesù, dopo aver abbandonato famiglia, casa, parenti, attività produttive, ecc..., come del resto era già successo per i Dodici, ai quali Gesù aveva chiesto di abbandonare tutto e seguirlo (Mt. 19, 27-29).

In parole povere: finché Gesù vive, sua madre vive nel suo cono d’ombra, come si dice. Morto Gesù e asceso al Padre, Maria è da lui inserita nella comunità dei discepoli di Gesù, con l’accortezza, però, di segnalarne la funzione primaria, quella di essere la Madre di Gesù, la Madre della Salvezza! Parlando di Maria e la Chiesa, non si possono, e non si devono, dimenticare gli inizi della Chiesa.

Maria, dunque, non poteva essere separata dalla Chiesa, perché avrebbe perso tutto il suo valore e la sua significanza.
Certamente e primariamente Maria assume valore in rapporto a suo Figlio, Gesù. Ma questo rapporto privilegiato è comprensibile solo all'interno della Chiesa. Senza la Chiesa che ne riverbera l’importanza, Maria, paradossalmente, non si saprebbe neanche chi è, e persino la sua maternità divina assumerebbe un significato puramente spirituale-narrativo, paragonabile alla nascita dell’eroe da un dio e da una creatura umana: ce n’erano tante di nascite di questo tipo nell'antico Mediterraneo, non ce n’era bisogno di un’altra!
Mentre per la Chiesa delle origini la maternità di Maria, storicizza, rende cioè evento storico l’Incarnazione del Figlio di Dio. 
Non un mito, dunque, ma un evento storico, vero e reale: ecco ciò che proclama la Chiesa antica. E Maria, in un certo senso, ne è la prova! Ecco perché Maria non può essere separata dalla Chiesa.

2.2. A Cana di Galilea.
Ma c’è un’altra immagine che, anche se non è sempre chiaramente percepita, agisce però nell'inconscio di milioni di cristiani: Maria alle nozze di Cana. A Cana Maria non ha un ruolo, per così dire, istituzionale. Giovanni, anzi, è ben attento a distinguere: Gesù con i suoi discepoli è invitato alla festa di nozze, mentre la madre di Gesù è presente là (dove? a Cana? al matrimonio?).
Maria qui riveste il ruolo soprattutto di attenta interceditrice, di colei che coglie il disagio altrui e chiede al Figlio di porvi rimedio. E’ lui che ci deve pensare, non lei! E d’altra parte gioca anche un ruolo, per così dire, da indicatrice, da segnaletica, perché chiede ai servi di fare ciò che Egli (Gesù) dirà loro. Ecco, Cana riassume bene il detto conciliare, perché Pentecoste e Cana sono due episodi fondamentali per comprendere il ruolo e il posto di Maria nella Chiesa, ma anche per spiegare il rapporto, spesso incompreso o contestato, tra la Vergine e i fedeli cristiani, specie per quanto riguarda gli aspetti devozionali, l’esagerata pietà popolare verso Maria, la sua venerazione, ecc...

Tutto ciò è detto molto bene nel cap. VIII della Lumen Gentium, specialmente al N. 63, dove viene affermato chiaramente che Maria “è intimamente congiunta anche con la Chiesa”. Perché? Perché come Cristo è modello (typus) di vita cristiana per ognuno che voglia essere e dirsi cristiano, così Maria è modello di applicazione, di messa in pratica della vita insegnata da Cristo, o meglio è la prima che lo ha fatto, per cui, per la psicologia umana, quello che il primo lo fanno anche gli altri che vengono dopo. E’ la capofila per la Chiesa! Il segna-strada del cammino che la Chiesa deve compiere.

Come ogni anticipatrice, Maria non precede solo nel cammino terreno, ma anche in quella che è la méta finale, il traguardo, il compimento, vale a dire la vita eterna: Maria assunta in cielo anticipa il destino già scritto della Chiesa. Infatti, che senso avrebbe credere in Gesù Cristo in questa vita, se poi tutto finisce con la morte? Perché il pastore del gregge dovrebbe abbandonare le sue pecore morte? Perché lui che è la Porta che immette al Padre dovrebbe rimanere chiusa proprio nel momento decisivo? Ecco, la Vergine assunta in cielo è un modo, non il solo, per dirci che Gesù è reale in vita, e fin qui nulla di nuovo, ma è reale soprattutto in morte e dopo morte. 

Proprio in questi giorni mi sono sentito dire: sono credente, ma nei momenti di crisi mi dico che la vita eterna non esiste! Ma è proprio così?
La Chiesa nella sua natura di corpo di Cristo non può essere mai staccata dal suo capo, né in vita, né in morte. Ebbene, nell'assunzione di Maria in anima e corpo abbiamo l’assicurazione che ciò che in lei è già avvenuto, così sarà anche per noi

Ciò che mi stupisce è il modo di noi cristiani di approcciarci a Maria: fin che si tratta di “scroccare” da lei grazie, favori e quant'altro, allora siamo pronti a correre da lei. Ma se si tratta di prenderla a modello di vita, allora quasi non la conosciamo. Eppure lei è sempre là a dirci: fate quello che Egli vi dirà. Che è già moltissimo, perché ci dice che abbiamo una guida sicura, Gesù Cristo, dietro alla quale non dovremmo avere paura di niente e di nessuno al mondo. Ci dice che la guida c’è e non dobbiamo perdere tempo a cercarla, è unica e non ci sono altre guide: che, se ci sono, sono ladri e briganti, mentre lui è il Buon Pastore che si prende amorevole cura delle sue pecore e nessuna di esse andrà perduta. Maria è inscindibilmente legata alla realtà di Cristo ed esprime questo suo legame con due frasi fondamentali:
1. Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me come tu hai detto (quello che chiamiamo il fiat) (Lc. 1, 38). 2. Fate quello che Egli vi dirà (Gv. 2,5).
Due frasi che racchiudono tutto l’essere della Chiesa, che, come Maria, è essenzialmente serva e discepola del Signore. “Chi vuole essere mio discepolo rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Lc. 9,23): nessun discepolo precede il Maestro, o può insegnargli la via al Cielo o essere più potente di Lui. E anche il suo dovere, perché essa non ha altro da fare che fare ciò che Gesù dice. Questo e non altro!

Mentre oggi assistiamo al diffondersi (sotto l’influsso di varie correnti di pensiero) anche tra i cristiani di strane idee, quali il cristianesimo fai da te, con Dio me la vedo io, un Dio impersonale, la forza cosmica indefinita, la morale soggettiva, il bene e il male lo decido io!
Anche solo dalle due frasi sopra riportate mi pare che non ci sia molto posto per una religione privata nel cristianesimo, ma soprattutto per una religione che parta dal basso, dall’io, e giunga a Dio, dove il fattore più importante e assoluto è il soggetto, che si agita sul palcoscenico della vita, mentre Dio rimane sullo sfondo, con non altro compito di quello di essere rassicurante per l’individuo!

Stiamo rovesciando le parti: prima viene l’uomo, poi viene Dio! Tutto troppo bello, tutto troppo comodo per essere anche vero!
Sotto a queste teorie c’è troppa puzza di voglio fare ciò che mi pare e piace, c’è quella che io chiamo ideologia giovanista, che pretende di assegnare ai giovani il protagonismo della vita, mentre dai 50 in su ci si dovrebbe accontentare di fare da sfondo rassicurante appunto ai giovani protagonisti. Troppo facile!!

Ma non c’era bisogno di proclamarsi post-moderni per legittimare l’dea di libertà come possibilità di fare i propri personalissimi comodi: lo sapeva anche l’uomo primitivo delle caverne. Idee che puoi coltivare finchè sei giovane, stai bene e non hai problemi economici: il clichè, o stereotipo, della pubblicità italiana, per la quale la società è fatta solo e soltanto di giovani, che sono sempre felici e, naturalmente, hanno sempre anche l’ultima novità offerta dal mercato. Avessero un problemuccio, macchè, mai, al massimo un raffreddore. Per il resto non esiste malattia, non esiste morte, non esistono i contrasti e le incomprensioni tra le persone, non esiste cattiveria, non c’è l’egoismo: tutte cose che vivono su un altro pianeta, ma non nella pubblicità italiana. Pero!!!

L’uomo post-moderno sembra essere diventato superbo: non vuole, inspiegabilmente, considerarsi creatura; sicuramente si ritiene autosufficiente. Ma perché? Sta distruggendo seriamente l’ambiente, l’economia è sempre più fragile (vedi U.S.A. in questi giorni, l’Alitalia, il latte cinese, e chi più ne ha, più ne metta), culturalmente è sempre più ignorante, eppure l’uomo post-moderno si crede un “Padre eterno”, dal quale dipende tutto l’universo!!

E invece no! “Sono la serva del Signore...”, oppure “Fate quello che Egli vi dirà”: ecco il senso-significato di Maria e della Chiesa. Maria e la Chiesa sono là a ricordarci che il destino dell’uomo è Dio, il quale è buono e ama l’uomo, ne rispetta la libertà e l’autonomia di persona vivente. Ma è anche un soggetto attivo, niente affatto evanescente o indefinito o impersonale. E’ uno che parla, si rivela e, soprattutto, stabilisce Lui ciò che è bene e ciò che è male per l’uomo (“verrà a giudicare i vivi e i morti”, Credo) e guida il cammino dell’universo, anche se è nato dal Big bang! Altro che forza indefinita!!

Non mi pare che siano ancora stati aboliti i 10 Comandamenti, o no?
Insomma, questa ubriacatura, questa iperdose di soggettivismo dobbiamo ricondurla alla giusta misura, anche perché Gesù lo dice forte e chiaro: “senza di me non potete fare nulla” (Gv. 15, 5). Per carità, ognuno di noi potrebbe applicare integralmente queste parole e vivere ogni istante alla loro luce; ma basterebbe anche solo la consapevolezza che Dio è Dio, è il più grande, il primo, mentre noi siamo solo creature, sia pure opera delle sue mani, per dare al nostro attivismo un sano equilibrio tra quelle che sono le “esigenze” di Dio e le nostre esigenze.
Siamo partiti da Maria e la Chiesa e siamo giunti a Gesù Cristo, poiché Egli è il cristianesimo e il cristianesimo è Gesù Cristo

3. Concludendo.
Maria e la Chiesa non possono essere separate. Esse sono intimamente unite, prima in rapporto a Cristo, dal quale dipendono totalmente, poiché il discepolo non può essere più grande del Maestro; poi tra loro, perché hanno in comune diverse funzioni di legame tra Cristo e gli uomini.
Maria e la Chiesa, dunque, insieme sono:
- madri (entrambe generano)
- icone (entrambe mostrano Gesù)
- testimoni (della nascita di Gesù e della sua morte e resurrezione)
- indicatrici di percorso (fate quello... assunta, éscaton, odighitria)
- modello di vita cristiana.
L’unica differenza è di tipo cronologico, quindi non di sostanza, in quanto in Maria tutto ciò ha già attinto alla sua perfezione suprema (assunta in cielo in anima e corpo), mentre per la Chiesa questo è ancora il tempo della storia, poiché il suo compimento definitivo deve ancora venire e sarà soltanto nell’éscaton, cioè alla fine dei tempi, quando ogni cosa sarà ri-assunta nel Verbo e tutto l’universo tornerà a Dio e non ci sarà più bisogno della Chiesa. Amen.

Fonte: storiadellachiesaarm/Maria_Madre_di_Gesu

Autore: Prof. Padre Tiziano Civiero, dell'Ordine dei Servi di Maria, (OSM).
Nato il 18.10.1951 a Castello di Godego (TV), vive a Roma (P.F.T. MARIANUM), dove è associato di Storia della Chiesa al MARIANUM e incaricato di Teologia presso la Facoltà di Medicina "A.Gemelli" e la Facoltà di Economia dell'Università Cattolica di Milano, sede di Roma.
Laureato in Storia della Chiesa alla P.U. Gregoriana di Roma (1992), con una tesi sul tardo Medioevo, di cui è specialista (La SS. Annunciata di Rovato. Un convento dell'Osservanza [1449-1500], pubblicata dalla P.U.G.), e diplomato in Archivistica, Paleografia e Diplomatica all'Archivio di Stato di Milano (1980), è socio ordinario dell'Associazione dei Professori di Storia della Chiesa in Italia, alle cui iniziative scientifiche collabora. La sua attività di ricerca e di insegnamento spazia anche nel campo delle religioni non cristiane e delle culture extraeuropee, nell'area di storia dell'Ordine dei Servi di Maria (per la quale ha pubblicato diversi saggi, tra cui una storia generale dell'Ordine [in due edizioni successive]), oltre che nell'ambito del rapporto fede-cultura (1 saggio in Il fenomeno religioso oggi..., Urbaniana University Press, Città del Vaticano 2002).

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