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Ciascuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo (P. G. Vannucci OSM)

Una passo del Vangelo per te

UN PASSO DEL VANGELO PER TE

Indulgenza Plenaria: salvezza delle anime

Possiamo noi permetterci di scordare, anche brevemente, o possiamo non ricordare instancabilmente agli altri il tesoro incalcolabile che ci viene offerto con le INDULGENZE? No, non possiamo permettercelo.
La differenza è davvero tragica, perché se da un lato c'è la pena per tutte le colpe accumulate in terra da scontare nell'Inferno o in Purgatorio, dall'altra c'è il perdono totale e il Paradiso!
Ogni battezzato, consapevole e forte della propria fede, non solo può e deve confidarvi, ma neppure può sottrarsi dall'INCENTIVARE LA PRATICA DELLE INDULGENZE, poiché ognuno è chiamato "Per Cristo, con Cristo, in Cristo" a operare per la salute spirituale e la salvezza dei propri fratelli. (Vedi anche: La responsabilità dei figli di Dio).
Carissimi sacerdoti, carissimi fedeli: facciamo conoscere e godiamo del tesoro delle indulgenze! Ne acquisteremo anche meriti per l'eternità.

CHE COS’È L’INDULGENZA
«L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa [cioè per i quali si è già ottenuta l’assoluzione confessandosi, ndr], remissione che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione» con la sua autorità «dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei santi» (Paolo VI, costituzione apostolica Indulgentiarum doctrina, 1967).

CHE COS’È LA PENA TEMPORALE
Il peccato ha due conseguenze. In primo luogo, se grave, esso comporta la privazione della comunione con Dio, e la pena eterna, cioè l’inferno. E questa viene cancellata ogni qual volta ci confessiamo fruttuosamente e così veniamo riammessi alla comunione con Dio nello stato di grazia soprannaturale. In secondo luogo «ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato purgatorio. Tale purificazione libera dalla cosiddetta “pena temporale” del peccato» (Catechismo della Chiesa cattolica, n.1472). Questa seconda conseguenza del peccato, cioè la pena temporale, a cui si può essere ancora obbligati nonostante il perdono delle colpe ottenuto nella confessione, può essere scontata o quaggiù, sulla terra, con volontarie preghiere e penitenze, con opere di pietà, di mortificazione e di carità, oppure nell’aldilà, nel purgatorio.

CHE DIFFERENZA C’È TRA L’INDULGENZA PLENARIA E L’INDULGENZA PARZIALE
L’indulgenza plenaria di per sé rimette tutta la pena temporale dei peccati già perdonati quanto alla colpa (il che, per i peccati mortali, esige necessariamente la confessione sacramentale). Invece l’indulgenza parziale di per sé rimette una parte della pena temporale.

CHI PUÒ OTTENERE LE INDULGENZE
Può ottenere le indulgenze solo chi è battezzato e non sia scomunicato. Per conseguirle, il fedele battezzato deve essere in grazia di Dio, senza cioè peccato mortale, perché il debito della pena temporale non può essere rimesso se non dopo la cancellazione della colpa e la remissione della pena eterna operate dal sacramento della confessione o, in caso di impossibilità di confessarsi, da un atto di sincera contrizione, col proposito di accedere al sacramento della penitenza non appena possibile. È inoltre necessaria l’intenzione di ottenere l’indulgenza, perché il beneficio è concesso solo a chi positivamente intende riceverlo.

COME SI OTTIENE L’INDULGENZA PLENARIA
Il primo requisito è «l’esclusione di qualsiasi affetto al peccato anche veniale» (Enchiridion indulgentiarum, norma 20 § 1). Occorre poi, oltre che compiere l’atto a cui la Chiesa annette l’indulgenza plenaria, adempiere alle seguenti condizioni: confessarsi (la confessione deve essere «individuale e integra»); fare la comunione eucaristica; pregare secondo le intenzioni del Papa (ad esempio, un Padre Nostro e un’Ave Maria).

IN CHE MODO OGNI FEDELE PUÒ RICEVERE QUOTIDIANAMENTE L’INDULGENZA PLENARIA
La quarta edizione dell’Enchiridion indulgentiarum, approntata dalla Penitenzieria apostolica nel luglio ’99, elenca circostanze e atti compiendo i quali, una volta adempiute le condizioni sopra accennate, si può ricevere l’indulgenza plenaria. In particolare, si può ottenere l’indulgenza plenaria ogni giorno, non più di una volta al giorno, per sé o per i defunti a modo di suffragio, praticando uno dei seguenti atti: – l’adorazione del Santissimo Sacramento per almeno mezz’ora; – il pio esercizio della Via Crucis dinanzi alle quattordici stazioni legittimamente erette; – la recita del santo Rosario o dell’inno Akathistos o dell’officio Paraclisi in onore della Madonna, in chiesa o in oratorio, oppure fuori ma collettivamente; – la lettura della Sacra Scrittura per almeno mezz’ora. A Roma, si può ottenere ogni giorno l’indulgenza plenaria recandosi a recitare il Padre Nostro e il Credo in una delle quattro basiliche patriarcali dell’Urbe (San Pietro in Vaticano, Santissimo Salvatore al Laterano, Santa Maria Maggiore, San Paolo sulla via Ostiense), sia visitandole in pellegrinaggio con altri, sia almeno esprimendo durante la visita il proposito di filiale sottomissione al romano pontefice. La confessione, per l’acquisto dell’indulgenza plenaria, è sempre necessaria. Anche colui che non ha coscienza di aver peccato mortalmente deve confessarsi. Il fedele non è obbligato a confessarsi nel giorno dell’indulgenza. La confessione può farsi in uno dei giorni che precedono o che seguono quello dell’indulgenza (più o meno fino a venti giorni prima o dopo). Inoltre «è sufficiente una sola confessione sacramentale per acquistare più indulgenze plenarie» (Enchiridion indulgentiarum, norma 20 § 2), purché permanga lo stato di grazia.

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