Ascensione del Signore - Anno B.
Dal Vangelo secondo Marco.
Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.
Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.
E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano.
Tre anni di predicazione, di libertà e di conflitti sembrano chiudersi con un bilancio fallimentare: undici uomini impauriti che stanno a fissare il cielo. Undici uomini che non hanno capito molto del Vangelo, se nell’ultimo incontro domandano: «È adesso che rifondiamo il regno di Israele?». Lui parlava del Regno di Dio, loro capivano il regno di Israele. E invece di restare con loro, di spiegare ancora, di accompagnarli ancora, Gesù se ne va! Con un atto di enorme fiducia negli uomini «Ce la farete» dice.
Fra sangue e miracoli, fra veleni e fatiche, tra parole inascoltate e parole potenti. Io ce la farò, io salverò un pezzetto di Dio in me, lo aiuterò a incarnarsi ancora in queste strade. Cristo se ne va con un atto di fede nell’uomo.
Ma Cristo non se ne è andato se non dai nostri sguardi.
Egli è il Vicino-lontano, come scrive la mistica Margherita Porete, remoto e prossimo, oltre il cielo e dentro tutte le cose, oltre ogni forma e più intimo a me di me stesso. La sua assenza è diventata una più ardente presenza.
Noi restiamo nella storia a fidarci di un corpo assente, a fidarci di una Voce! Io sto con la Voce, continuo a starci, perché la senti cantare dentro, la senti riaccenderti e farti cuore.
Cristo non è andato in alto, è andato avanti, assente e meno assente che mai. Cristo non si è spostato di luogo, è andato oltre.
Il Vangelo, a sorpresa, oggi parla più degli apostoli che di Gesù. Di una missione che ricevono, e io con loro: «Annunciate». Niente altro. Non dice: organizzate, occupate i posti chiave, emanate leggi, ma semplicemente: «Annunciate».
Che cosa? Il Vangelo. Non le mie idee più belle, non la soluzione di tutti i problemi, non una politica o una teologia migliori: solo il Vangelo, la storia di Cristo.
E mi sembra persino facile, quando lo amo e lo respiro! L’ultimo versetto chiude il Vangelo di Marco e al contempo apre il mio: «Il Signore operava insieme con
loro». Il verbo greco suona così: «Il Signore era la loro energia». Cristo, il Vicino-lontano, forza del cuore, sinergia degli amori.
Una famosa preghiera dice: «Cristo non ha mani se non le nostre mani; non ha piedi se non i nostri piedi». Vorrei capovolgere questa preghiera e dire: Sono io che non ho mani se non sono le mani di Cristo. Io che non ho voce, non ho parole, non desideri o sogni veri, se non sono quelli venuti dal Vangelo. Non ho un mio amore se non è sinergia con l’amore di Dio.
(E. Ronchi)
Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.
E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano.
Tre anni di predicazione, di libertà e di conflitti sembrano chiudersi con un bilancio fallimentare: undici uomini impauriti che stanno a fissare il cielo. Undici uomini che non hanno capito molto del Vangelo, se nell’ultimo incontro domandano: «È adesso che rifondiamo il regno di Israele?». Lui parlava del Regno di Dio, loro capivano il regno di Israele. E invece di restare con loro, di spiegare ancora, di accompagnarli ancora, Gesù se ne va! Con un atto di enorme fiducia negli uomini «Ce la farete» dice.
Fra sangue e miracoli, fra veleni e fatiche, tra parole inascoltate e parole potenti. Io ce la farò, io salverò un pezzetto di Dio in me, lo aiuterò a incarnarsi ancora in queste strade. Cristo se ne va con un atto di fede nell’uomo.
Ma Cristo non se ne è andato se non dai nostri sguardi.
Egli è il Vicino-lontano, come scrive la mistica Margherita Porete, remoto e prossimo, oltre il cielo e dentro tutte le cose, oltre ogni forma e più intimo a me di me stesso. La sua assenza è diventata una più ardente presenza.
Noi restiamo nella storia a fidarci di un corpo assente, a fidarci di una Voce! Io sto con la Voce, continuo a starci, perché la senti cantare dentro, la senti riaccenderti e farti cuore.
Cristo non è andato in alto, è andato avanti, assente e meno assente che mai. Cristo non si è spostato di luogo, è andato oltre.
Il Vangelo, a sorpresa, oggi parla più degli apostoli che di Gesù. Di una missione che ricevono, e io con loro: «Annunciate». Niente altro. Non dice: organizzate, occupate i posti chiave, emanate leggi, ma semplicemente: «Annunciate».
Che cosa? Il Vangelo. Non le mie idee più belle, non la soluzione di tutti i problemi, non una politica o una teologia migliori: solo il Vangelo, la storia di Cristo.
E mi sembra persino facile, quando lo amo e lo respiro! L’ultimo versetto chiude il Vangelo di Marco e al contempo apre il mio: «Il Signore operava insieme con
loro». Il verbo greco suona così: «Il Signore era la loro energia». Cristo, il Vicino-lontano, forza del cuore, sinergia degli amori.
Una famosa preghiera dice: «Cristo non ha mani se non le nostre mani; non ha piedi se non i nostri piedi». Vorrei capovolgere questa preghiera e dire: Sono io che non ho mani se non sono le mani di Cristo. Io che non ho voce, non ho parole, non desideri o sogni veri, se non sono quelli venuti dal Vangelo. Non ho un mio amore se non è sinergia con l’amore di Dio.
(E. Ronchi)
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