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Ciascuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo (P. G. Vannucci OSM)

Una passo del Vangelo per te

UN PASSO DEL VANGELO PER TE

Dieci tentazioni frequenti

Una delle cause del senso di malessere e di povertà che in alcuni ambienti ha prodotto la liturgia rinnovata, nonostante il suo evidente arricchimento eucologico, biblico ed anche espressivo, si deve ad una mentalità pratica ed efficientistica che induce molti sacerdoti presidenti della celebrazione:
1) - a scegliere sistematicamente la prima indicazione del libro liturgico, il primo testo proposto oppure quello più breve o che sembra richiedere meno impegno;

2) - a eliminare alcuni segni che la normativa liturgica lascia facoltativi (come l’incenso e l’acqua benedetta);
3) - a far scomparire alcuni elementi per i quali si raccomanda soltanto la sobrietà affinché non sia oscurato il segno principale (fiori, vesti, luci, ornamenti);
4) - a ridurre i silenzi ad una pausa insignificante o semplicemente sopprimerli;
5) - a non valutare sufficientemente la qualità del canto e la loro attinenza con le diverse parti della celebrazione;
6) - a confondere la partecipazione attiva con la recita corale di formule trascurandone il contenuto e la dovuta interiorizzazione;
7) - a introdurre testi e segni di propria iniziativa pensando di poter in questo modo coinvolgere maggiormente i partecipanti;
8) - a usare la lingua del popolo senza curarsi della corretta dizione;
9) - a dimenticare che i riti devono risultare evocativi di ciò che Dio ha fatto per la nostra salvezza e ancora oggi opera nella celebrazione;
10) - a trascurare la formazione liturgica propria e quella dei fedeli di cui hanno cura.
Queste ricadute di stile celebrativo dimostrano che i principi ispiratori della riforma liturgica non hanno sviluppato ancora tutta la loro potenzialità. I tempi di assimilazione di una riforma di queste dimensioni sono tempi lunghi. D’altra parte, però, bisogna pur dire che la riforma liturgica compiuta dopo il Vaticano II è certamente perfettibile. Essa è stata attuata in un decennio di fermenti e ricerche suscitati dal Vaticano II e, pur nella sostanziale fedeltà alla tradizione, è nel bene e nel male, come ogni altra riforma, frutto del suo tempo. Non bisogna chiudersi a possibili nuovi ritocchi in base all’esperienza dei quattro decenni che ci separano dalla pubblicazione dei principali libri liturgici rinnovati, purché ciò sia fatto in conformità ai principi della Costituzione Sacrosanctum Concilium e in un clima di comunione ecclesiale.
M. A.

Tratto da il blog di P. Matias Augé »»»

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