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Ciascuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo (P. G. Vannucci OSM)

Una passo del Vangelo per te

UN PASSO DEL VANGELO PER TE

Vangelo di domenica 11 gennaio 2015 (Marco 1, 7-11) con meditazione del Card. Piovanelli

Battesimo di Gesù - Anno B
"Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo
In quel tempo, Giovanni proclamava: “Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”.
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”
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Parola del Signore
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I primi versetti del Vangelo di Marco riportano in maniera succinta l’antefatto che dà avvio e prepara l’annuncio del regno di Dio fatto da Gesù in Galilea (Mc.1, 14-15).
L’inizio di quella “buona notizia” [nota bene il titolo: Inizio del Vangelo [Buona Notizia, Buona Novella] di Gesù Cristo, Figlio di Dio] è costituito dal gesto e dalla parola di Giovanni il Battezzatore, nel deserto [battezzava e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati].
Giovanni è il punto di arrivo della lunga attesa e preparazione storica d’Israele (qui ben espressa dalla citazione del profeta Isaia 40,3) e il punto di partenza del nuovo corso della storia.
L’evangelista Marco, dopo una rapida presentazione della figura e dell’attività del Battista, riassume il contenuto essenziale del suo annuncio: Viene dopo di me colui che è più forte di me. L’immagine di “colui che è più forte” evoca antiche speranze messianiche dell’eroe divino che in maniera efficace e coraggiosa interviene nella storia per liberare gli oppressi.
Il Battista annuncia l’arrivo di colui che è più forte: non solo più forte di lui, Giovanni, che riconosce di non essere degno di chinarsi per slegare i legacci dei suoi sandali, ma più forte anche del “grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo e il Satana, che seduce tutta la terra” (Ap.12,9). Così ci racconta Luca nel suo Vangelo: Gesù, dopo aver scacciato un demonio che era muto, disse: “Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino” (Lc.11, 21-22).
Giovanni, che battezzava nel deserto e accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme, riconosce e proclama: “Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”. È il compimento dell’antica speranza dei profeti per il tempo futuro: Dio stesso rinnoverà il cuore dell’uomo, non solo mediante un rito esterno, simbolo di purificazione, ma con la forza creatrice dello Spirito che comunica una vita nuova. La nuova umanità è caratterizzata da questa azione dello Spirito, grazie alla solidarietà con Colui che possiede lo Spirito in pienezza. Disse Gesù, un giorno (il grande giorno della festa), nel tempio: “Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva”. Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui” (Gv.7,37-39).
Ma il cuore del racconto è nella solenne proclamazione divina: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”.
La prima frase è un riferimento esplicito ad un salmo messianico (salmo 2): “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato” con cui Dio promette al re davidico, nel giorno della sua intronizzazione, l’adozione a figlio. Ma in Cristo la filiazione è naturale e non solo giuridica, è piena e perfetta: “Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato” (Gv.1,1).
La seconda frase – “in te ho posto il mio compiacimento” – è tolta dal “primo carme del Servo del Signore”, presente nel capitolo 42 di Isaia. Il Servo è una figura misteriosa così presentata dal Signore: “Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui”.
La Chiesa riconosce che le due grandi promesse messianiche, quella regale e quella profetica, quella della gloria e quella della passione si uniscono mirabilmente nel Cristo, Figlio glorioso e Servo obbediente.
L’evangelista sottolinea con due parole la concretezza spaziale e storica di quel momento: in quei giorni, Gesù venne da Nazaret di Galilea.
Gesù è in fila con altri uomini lungo la riva del Giordano ed è battezzato da un uomo, Giovanni.
Eppure questa scena così umana e storica è attraversata dal divino e dal mistero:
- “vide squarciarsi i cieli”: si adempie l’invocazione di Isaia: “se tu squarciassi i cieli e scendessi”     (Is.63,19);
-  la voce del Padre è il segno dell’irruzione del divino nella storia ed è accompagnata
- dall'effusione dello Spirito, che discese verso di lui come una colomba. Luca (3,22) dice: “in forma corporea, come una colomba”.  Richiama lo Spirito che “aleggiava sulle acque” (Gen.1,2) e la colomba di Noè al tempo del diluvio (Gen.8,1ss), ma anche la tradizione rabbinica che vedeva nella colomba un simbolo del popolo d’Israele (salmo 68,14).
Oggi, dunque, celebriamo la grande svolta della vita di ogni credente: occasione privilegiata per riflettere sul nostro Battesimo. Non semplice battesimo di penitenza, simbolo presente anche in altre religioni, ma sacramento, il primo necessario sacramento. Attraverso il segno dell’acqua e le parole liturgiche, il Battesimo cristiano realizza  l’immersione nella morte di Cristo per riemergere nella sua risurrezione. Con l’impegno esigente di vivere da figli (figli nel Figlio), crescendo continuamente in ogni cosa verso di Lui che è il Capo, Cristo (Ef.4,15).

Card. Piovanelli
Meditazione tratta da: diocesitrivento.it

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