XVIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno A
"Recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli"
In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare».
Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare».
Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!».
Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
Parola del SignoreSul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare».
Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare».
Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!».
Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
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MEDITA
Il quadro del Vangelo di Matteo col racconto della moltiplicazione dei pani è importante: il Battista è stato decapitato (14,3-12), anche Gesù è in pericolo: avendo udito questo, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto in disparte. Forse sulla riva orientale del lago di Genezaret. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. La folla è tutta presa da Gesù, questo taumaturgo le cui parole illuminano una esistenza grigia e infondono speranza anche nelle situazioni più estreme. Quando la folla si muove, nulla può fermarla, neppure il deserto e la fame. Ed ecco, quando Gesù scende dalla barca, la folla, che ha camminato a piedi lungo la riva, è lì ad accoglierlo. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati: una “compassione viscerale”, per stare al termine biblico.
La sua compassione è così vera e così grande che va al di là delle speranze della folla. Quando i discepoli, sul far della sera, preoccupati del cibo per tutta quella gente, suggeriscono a Gesù di congedarla, perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare, egli dà un comando impossibile e perciò incomprensibile: “Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare”.
Non congeda la folla, ma per rispondere al bisogno di tutti coinvolge i discepoli con quel poco che hanno.
Per la prima volta i discepoli sono associati all'opera di Gesù. Il Signore li ha provocati, facendo toccar loro con mano la sproporzione tra le loro risorse e il bisogno da soccorrere e chiaramente indicando l’unica via di uscita, cioè una confidenza totale in Gesù: i cinque pani e i due pesci, portatemeli qui!
Si tratta di un insegnamento che vale per tutti i tempi e per tutte le situazioni:
- coinvolgimento diretto da parte di Gesù (voi stessi date loro da mangiare);
- assoluta nostra inadeguatezza (cinque pani e due pesci. cos'è questo per tanta gente? Gv.6,9);
- come unica risorsa, un’assoluta fiducia in Lui (portatemeli qui).
L’abbondanza del segno messianico (tutti mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste) è opera di Dio, ma non si realizza senza il nostro coinvolgimento. Il miracolo si compie se c’è la condivisione. Il poco pane, condiviso, sfama tutti. La fame comincia quando io tengo stretto per me il mio poco pane.
Si raccolgono gli avanzi e se ne tiene il conto: dodici ceste: tutti e dodici gli apostoli si sono dati da fare per raccogliere i pezzi avanzati. Si registra anche il numero dei presenti: circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. Il vangelo di Marco, raccontando l’episodio, sembra indicarci come sia stato facile contarli: “Ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi sull’erba verde. E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta (Mc.6,40).
Dietro il racconto concreto del pane offerto alla folla affamata è facile cogliere allusioni significative:
- ecco la manna con cui Dio ha nutrito il suo popolo nel deserto;
- ecco il banchetto messianico (“Preparerà il Signore per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande…”: Is. 25,6-7)
- ecco, soprattutto, il segno profetico dell’Eucaristia. Infatti, il gesto dei pani compiuto da Gesù è descritto tenendo presente la sequenza degli atti della cena pasquale (alzare gli occhi al cielo, pronunziare la benedizione, spezzare e dare il pane).
Per l’evangelista quella mensa nel deserto (aveva ordinato alla folla di sedersi sull'erba) diventa l’anticipazione della cena eucaristica.
La funzione dei discepoli (spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla) e l’abbondanza e la sazietà (dodici ceste piene dei pezzi avanzati) vanno nella stessa linea “sacramentaria”.
L’Eucaristia, alla quale allude la moltiplicazione dei pani (leggi il capitolo sesto di Giovanni per vederlo ancora più chiaro), è il sacramento che Gesù ha istituito durante l’ultima cena pasquale, comandando esplicitamente di farlo in sua memoria. La Messa – “culmine e fonte” – diventa sorgente di vita [nutre veramente la mia vita] nella misura in cui è memoria attiva e ri-presentazione di quello che il Signore Gesù ha compiuto per la nostra salvezza donando il suo corpo e il suo sangue per noi e per tutti.
Forse anche molti di noi, dinanzi a tanta gente bisognosa di consolazione, di certezze, di luce, di compagnia, corriamo il rischio di ripetere, in fondo in fondo, le parole degli apostoli: che vadano nei villaggi a comprarsi da mangiare, si diano un po’ da fare! Mentre il Signore continua a ripetere: voi stessi date loro da mangiare! Se non abbandoneremo gli altri nel loro bisogno, se ci daremo da fare per offrire il nostro contributo, allora si rinnoverà il miracolo, la Chiesa si sentirà rivivere e avvertirà in sé una forza grande per camminare nel deserto della storia verso la terra promessa del paradiso, cantando la speranza.
Card. Piovanelli
La sua compassione è così vera e così grande che va al di là delle speranze della folla. Quando i discepoli, sul far della sera, preoccupati del cibo per tutta quella gente, suggeriscono a Gesù di congedarla, perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare, egli dà un comando impossibile e perciò incomprensibile: “Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare”.
Non congeda la folla, ma per rispondere al bisogno di tutti coinvolge i discepoli con quel poco che hanno.
Per la prima volta i discepoli sono associati all'opera di Gesù. Il Signore li ha provocati, facendo toccar loro con mano la sproporzione tra le loro risorse e il bisogno da soccorrere e chiaramente indicando l’unica via di uscita, cioè una confidenza totale in Gesù: i cinque pani e i due pesci, portatemeli qui!
Si tratta di un insegnamento che vale per tutti i tempi e per tutte le situazioni:
- coinvolgimento diretto da parte di Gesù (voi stessi date loro da mangiare);
- assoluta nostra inadeguatezza (cinque pani e due pesci. cos'è questo per tanta gente? Gv.6,9);
- come unica risorsa, un’assoluta fiducia in Lui (portatemeli qui).
L’abbondanza del segno messianico (tutti mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste) è opera di Dio, ma non si realizza senza il nostro coinvolgimento. Il miracolo si compie se c’è la condivisione. Il poco pane, condiviso, sfama tutti. La fame comincia quando io tengo stretto per me il mio poco pane.
Si raccolgono gli avanzi e se ne tiene il conto: dodici ceste: tutti e dodici gli apostoli si sono dati da fare per raccogliere i pezzi avanzati. Si registra anche il numero dei presenti: circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. Il vangelo di Marco, raccontando l’episodio, sembra indicarci come sia stato facile contarli: “Ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi sull’erba verde. E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta (Mc.6,40).
Dietro il racconto concreto del pane offerto alla folla affamata è facile cogliere allusioni significative:
- ecco la manna con cui Dio ha nutrito il suo popolo nel deserto;
- ecco il banchetto messianico (“Preparerà il Signore per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande…”: Is. 25,6-7)
- ecco, soprattutto, il segno profetico dell’Eucaristia. Infatti, il gesto dei pani compiuto da Gesù è descritto tenendo presente la sequenza degli atti della cena pasquale (alzare gli occhi al cielo, pronunziare la benedizione, spezzare e dare il pane).
Per l’evangelista quella mensa nel deserto (aveva ordinato alla folla di sedersi sull'erba) diventa l’anticipazione della cena eucaristica.
La funzione dei discepoli (spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla) e l’abbondanza e la sazietà (dodici ceste piene dei pezzi avanzati) vanno nella stessa linea “sacramentaria”.
L’Eucaristia, alla quale allude la moltiplicazione dei pani (leggi il capitolo sesto di Giovanni per vederlo ancora più chiaro), è il sacramento che Gesù ha istituito durante l’ultima cena pasquale, comandando esplicitamente di farlo in sua memoria. La Messa – “culmine e fonte” – diventa sorgente di vita [nutre veramente la mia vita] nella misura in cui è memoria attiva e ri-presentazione di quello che il Signore Gesù ha compiuto per la nostra salvezza donando il suo corpo e il suo sangue per noi e per tutti.
Forse anche molti di noi, dinanzi a tanta gente bisognosa di consolazione, di certezze, di luce, di compagnia, corriamo il rischio di ripetere, in fondo in fondo, le parole degli apostoli: che vadano nei villaggi a comprarsi da mangiare, si diano un po’ da fare! Mentre il Signore continua a ripetere: voi stessi date loro da mangiare! Se non abbandoneremo gli altri nel loro bisogno, se ci daremo da fare per offrire il nostro contributo, allora si rinnoverà il miracolo, la Chiesa si sentirà rivivere e avvertirà in sé una forza grande per camminare nel deserto della storia verso la terra promessa del paradiso, cantando la speranza.
Meditazione tratta da: diocesitrivento.it
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