Lo spirito di abbandono che ricevi durante la preghiera è in realtà un abdicare alla tua volontà. Perciò non ci puoi arrivare facilmente, ma solo al termine di un lungo conflitto fra l’io umano con le sue false speranze – sia religiose che temporali – e la volontà divina, che non desidera altro che la tua salvezza.
La volontà propria – l’”io” – viene distrutta solo per mezzo delle contrarietà inviate da Dio per turbare la falsa quiete dell’”io” e abbattere i monumenti d’illusione che questi innalza a propria gloria dinanzi agli uomini.
Se durante questo conflitto tu smetti di pregare, perdi il tuo attaccamento e la tua sottomissione alla volontà divina e non discerni più lo scopo della lotta e della vita spirituale, che è unicamente la tua salvezza. Ti schiererai allora dalla parte della tua volontà, del tuo “io”, e comincerai a mormorare contro le prove che Dio ti manda per la tua salvezza. Rifiuterai le contrarietà e gli oltraggi che Dio, nella sua somma sapienza e provvidenza, dispone per te al fine di liberarti dalla vanagloria. Troverai il colmo dell’amarezza al punto di desiderare la morte piuttosto di vederti cosi umiliato dinanzi agli uomini e al mondo, perché il tuo “io” assumerà ai tuoi occhi un’importanza maggiore che non Dio stesso, il Signore della vita!
Se invece trovi rifugio nella preghiera e vi aderisci, vedrai nelle sofferenze, nelle contrarietà e nelle umiliazioni una condiscendenza di Dio che si degna di intervenire nella tua vita per correggerti e per completare in te il miracolo dell’umiltà. Mediante la perseveranza nella preghiera riceverai finalmente lo spirito di abbandono e di sottomissione alla volontà di Dio; la grazia rischiarerà la tua intelligenza per farti vedere quanto la tua salvezza dipenda in realtà dal modo in cui ti disponi ad accettare le sofferenze, le contrarietà, le malattie e ogni sorta di umiliazioni. Ti schiererai sempre più dalla parte della volontà divina, fino alla totale sottomissione della tua volontà, fino alla soppressione di ogni tuo desiderio. Tutta la tua felicità consisterà ormai nel compiere la volontà di Dio; vi troverai la tua gioia più grande, pur nelle circostanze più difficili.
La preghiera è quindi in grado di conferirti la capacità di aderire alla volontà di Dio e di abbandonarti in lui con gioia.
La volontà propria – l’”io” – viene distrutta solo per mezzo delle contrarietà inviate da Dio per turbare la falsa quiete dell’”io” e abbattere i monumenti d’illusione che questi innalza a propria gloria dinanzi agli uomini.
Se durante questo conflitto tu smetti di pregare, perdi il tuo attaccamento e la tua sottomissione alla volontà divina e non discerni più lo scopo della lotta e della vita spirituale, che è unicamente la tua salvezza. Ti schiererai allora dalla parte della tua volontà, del tuo “io”, e comincerai a mormorare contro le prove che Dio ti manda per la tua salvezza. Rifiuterai le contrarietà e gli oltraggi che Dio, nella sua somma sapienza e provvidenza, dispone per te al fine di liberarti dalla vanagloria. Troverai il colmo dell’amarezza al punto di desiderare la morte piuttosto di vederti cosi umiliato dinanzi agli uomini e al mondo, perché il tuo “io” assumerà ai tuoi occhi un’importanza maggiore che non Dio stesso, il Signore della vita!
Se invece trovi rifugio nella preghiera e vi aderisci, vedrai nelle sofferenze, nelle contrarietà e nelle umiliazioni una condiscendenza di Dio che si degna di intervenire nella tua vita per correggerti e per completare in te il miracolo dell’umiltà. Mediante la perseveranza nella preghiera riceverai finalmente lo spirito di abbandono e di sottomissione alla volontà di Dio; la grazia rischiarerà la tua intelligenza per farti vedere quanto la tua salvezza dipenda in realtà dal modo in cui ti disponi ad accettare le sofferenze, le contrarietà, le malattie e ogni sorta di umiliazioni. Ti schiererai sempre più dalla parte della volontà divina, fino alla totale sottomissione della tua volontà, fino alla soppressione di ogni tuo desiderio. Tutta la tua felicità consisterà ormai nel compiere la volontà di Dio; vi troverai la tua gioia più grande, pur nelle circostanze più difficili.
La preghiera è quindi in grado di conferirti la capacità di aderire alla volontà di Dio e di abbandonarti in lui con gioia.
Tratto da "Consigli per la preghiera" di Matta el Meskin
CAPITOLI PUBBLICATI
MATTA EL MESKIN (Matteo il povero) 1919-2006.
Umile monaco eremita, fu il rinnovatore della vita monastica originale dei padri del deserto e Igumeno (Abate) del monastero di San Macario a Scete in Egitto. I suoi preziosi scritti costituiscono una guida alla preghiera sul modo di intrattenersi con Dio nell'autentica preghiera del cuore, quella preghiera che ristabilisce la confidenza dei figli che chiamano Dio “Abbà, Padre”.
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