Quando Dio ti chiede di chiudere la porta prima di pregare, vuole ricordarti di separare l’attività esterna alla tua camera dall'attività interna, e questo va fatto per quanto riguarda il cuore, i sensi e le persone.
Riguardo al cuore, è necessario che tu getti via assolutamente tutte le preoccupazioni, i pesi, le ansietà e i timori nel momento in cui ti poni di fronte a Dio, in modo che ti sia possibile entrare nella pace vera che sorpassa ogni comprensione. In questo senso chiudere la porta significa consolidare il proprio cuore al sicuro, dietro la separazione che si erge tra il mondo carnale e il mondo spirituale, separazione che equivale a una morte. In altri termini, quando chiudi la porta dietro di te, devi considerarti come morto al mondo carnale e posto di fronte a Dio, per beneficiare della sua provvidenza e per invocare la sua misericordia.
Riguardo al cuore, è necessario che tu getti via assolutamente tutte le preoccupazioni, i pesi, le ansietà e i timori nel momento in cui ti poni di fronte a Dio, in modo che ti sia possibile entrare nella pace vera che sorpassa ogni comprensione. In questo senso chiudere la porta significa consolidare il proprio cuore al sicuro, dietro la separazione che si erge tra il mondo carnale e il mondo spirituale, separazione che equivale a una morte. In altri termini, quando chiudi la porta dietro di te, devi considerarti come morto al mondo carnale e posto di fronte a Dio, per beneficiare della sua provvidenza e per invocare la sua misericordia.
Riguardo ai sensi, sei generalmente assillato la pensieri che si sono fissati nella tua mente, le immagini che hanno colpito la tua fantasia, la parole che hai memorizzato e ancora da altre esperienze che si sono impresse in te attraverso i sensi. Oltre al resto, tutto ciò comporta anche modelli spregevoli verso i quali la tua coscienza può essersi sentita attratta: allora i sensi li hanno ritenuti e la mente vi si è aggrappata.
Questi modelli di comportamento a volte li fai rivivere deliberatamente, altre volte li richiami furtivamente e contro la tua stessa volontà, altre volte ancora sei costretto a invocarli senza nessun motivo particolare e indipendentemente dalla volontà e dalla coscienza: vengono così a crearti un amaro conflitto interiore. È perciò estremamente opportuno, ogni volta che entri nella tua camera, che tu agisca d’anticipo ed espella dalla coscienza questi pensieri, chiedendo perdono davanti a Dio con contrizione e pentimento, fermamente deciso a trasformare il loro ricordo in un’occasione di orrore e di rifiuto.
Chiudere la porta della tua camera significa porre tra lo spirito e i sensi della carne, il Cristo crocifisso, cioè mortificare le membra del corpo che appartengono alla terra: “Voi, agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso” (Galati 3,l); “Mortificate quella parte di voi che appartiene alla terra” (Colossesi 3,5). Se invece non rinunci a queste esperienze, a queste cose viste e sentite, se non le confessi come colpe, aborrendole ogni volta che entri nella tua camera, allora esse non solo ti privano della capacità di pregare e di stare di fronte a Dio, ma riescono perfino a trasformare la tua camera in un luogo impuro.
Riguardo alle altre persone, succede a te come a tutti di trovarti sempre e costantemente legato agli altri; ti può capitare quindi di venirti a trovare emotivamente turbato dall'amore verso una persona, il che ti conduce a ricercare una vicinanza fisica che ti priva della tua indipendenza e della tua libertà interiore, che sono il fondamento della preghiera, dell’amore per Dio e della crescita spirituale; oppure puoi essere preoccupato per le condizioni delle persone che ti sono care, per la loro salute o il loro avvenire, fino al punto di non prenderti più cura della tua crescita spirituale e della tua salvezza; oppure puoi essere scosso dall'ostilità, l’opposizione, il rancore, il disaccordo e l’odio nei confronti degli altri, a tal punto che l’amarezza ti invade completamente e ti impedisce di liberarti dai pensieri malvagi e da desideri di vendetta; oppure puoi sentirti portato verso gli altri senza accorgertene, finendo per andartene a spasso a destra e a sinistra, unicamente per mettere in mostra le tue capacità, il tuo acume spirituale, la tua bravura e trovare così degli ammiratori che alimentino il tuo autocompiacimento.
In questi casi chiudere la porta della tua camera significa troncare qualsiasi rapporto mortifero che ti lega a qualcuno e che provoca la distruzione della tua anima: “Quale vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero e poi perderà la propria anima?” (Matteo 16,26)
Questo non significa che devi interrompere rapporti con quanti hanno bisogno di te o con coloro di cui tu hai bisogno, né che devi dissociarti dagli altri uomini. Si tratta invece di purificare le tue relazioni con gli altri in modo che tutto concorra all'armonia della tua crescita spirituale. Devi quindi smettere di disperderti in vane preoccupazioni per gli altri - atteggiamento che non giova a nulla e a nessuno - devi porre un freno alla malizia e morire al desiderio di essere glorificato dagli uomini.
Questi modelli di comportamento a volte li fai rivivere deliberatamente, altre volte li richiami furtivamente e contro la tua stessa volontà, altre volte ancora sei costretto a invocarli senza nessun motivo particolare e indipendentemente dalla volontà e dalla coscienza: vengono così a crearti un amaro conflitto interiore. È perciò estremamente opportuno, ogni volta che entri nella tua camera, che tu agisca d’anticipo ed espella dalla coscienza questi pensieri, chiedendo perdono davanti a Dio con contrizione e pentimento, fermamente deciso a trasformare il loro ricordo in un’occasione di orrore e di rifiuto.
Chiudere la porta della tua camera significa porre tra lo spirito e i sensi della carne, il Cristo crocifisso, cioè mortificare le membra del corpo che appartengono alla terra: “Voi, agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso” (Galati 3,l); “Mortificate quella parte di voi che appartiene alla terra” (Colossesi 3,5). Se invece non rinunci a queste esperienze, a queste cose viste e sentite, se non le confessi come colpe, aborrendole ogni volta che entri nella tua camera, allora esse non solo ti privano della capacità di pregare e di stare di fronte a Dio, ma riescono perfino a trasformare la tua camera in un luogo impuro.
Riguardo alle altre persone, succede a te come a tutti di trovarti sempre e costantemente legato agli altri; ti può capitare quindi di venirti a trovare emotivamente turbato dall'amore verso una persona, il che ti conduce a ricercare una vicinanza fisica che ti priva della tua indipendenza e della tua libertà interiore, che sono il fondamento della preghiera, dell’amore per Dio e della crescita spirituale; oppure puoi essere preoccupato per le condizioni delle persone che ti sono care, per la loro salute o il loro avvenire, fino al punto di non prenderti più cura della tua crescita spirituale e della tua salvezza; oppure puoi essere scosso dall'ostilità, l’opposizione, il rancore, il disaccordo e l’odio nei confronti degli altri, a tal punto che l’amarezza ti invade completamente e ti impedisce di liberarti dai pensieri malvagi e da desideri di vendetta; oppure puoi sentirti portato verso gli altri senza accorgertene, finendo per andartene a spasso a destra e a sinistra, unicamente per mettere in mostra le tue capacità, il tuo acume spirituale, la tua bravura e trovare così degli ammiratori che alimentino il tuo autocompiacimento.
In questi casi chiudere la porta della tua camera significa troncare qualsiasi rapporto mortifero che ti lega a qualcuno e che provoca la distruzione della tua anima: “Quale vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero e poi perderà la propria anima?” (Matteo 16,26)
Questo non significa che devi interrompere rapporti con quanti hanno bisogno di te o con coloro di cui tu hai bisogno, né che devi dissociarti dagli altri uomini. Si tratta invece di purificare le tue relazioni con gli altri in modo che tutto concorra all'armonia della tua crescita spirituale. Devi quindi smettere di disperderti in vane preoccupazioni per gli altri - atteggiamento che non giova a nulla e a nessuno - devi porre un freno alla malizia e morire al desiderio di essere glorificato dagli uomini.
Tratto da "Consigli per la preghiera" di Matta el Meskin
CAPITOLI PUBBLICATI
MATTA EL MESKIN (Matteo il povero) 1919-2006.
Umile monaco eremita, fu il rinnovatore della vita monastica originale dei padri del deserto e Igumeno (Abate) del monastero di San Macario a Scete in Egitto. I suoi preziosi scritti costituiscono una guida alla preghiera sul modo di intrattenersi con Dio nell'autentica preghiera del cuore, quella preghiera che ristabilisce la confidenza dei figli che chiamano Dio “Abbà, Padre”.
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