Nato a Canicattì (AG) il 29/3/1941, Fra Benigno, al secolo Calogero Palilla, è frate francescano dal 1957, sacerdote dal 1966. Fa parte dei Frati Minori Rinnovati. Licenziato in Teologia presso l’Università Lateranense di Roma e laureato in Filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo, ha ricoperto nel suo Istituto Religioso diversi incarichi. Attualmente è Vicario Generale del suo Istituto,oltre che esorcista dell’Arcidiocesi di Palermo e incaricato dalla Conferenza Episcopale Siciliana di organizzare e coordinare incontri di formazione per gli esorcisti di Sicilia e per quei sacerdoti che si preparano a svolgere questo ministero. Tra le sue pubblicazioni segnaliamo: Cammino di amore; Liberi con Francesco; Vita in grazia, ostacoli; Vivere in grazia, voglia e gioia.
Fra' Benigno dei Frati minori rinnovati: il diavolo esiste!
“Nella mia esperienza di esorcista posso dire che il diavolo agisce anche oggi in maniera non solo ordinaria come avviene attraverso la tentazione, ma anche in maniera straordinaria attraverso l’infestazione, la vessazione o la possessione. Si tratta, comunque, di casi molto rari”. Non basta il tono sereno e l’aspetto rassicurante di Fra Benigno dei Frati Minori Rinnovati, esorcista e incaricato dalla Conferenza Episcopale Siciliana della formazione degli esorcisti, ad attenuare il peso delle sue parole. Una sensazione di gravità che non ci lascia neanche quando aggiunge che “prima ancora della mia esperienza c’è da dire, a priori, che se Gesù ha dato alla Chiesa potere e autorità di scacciare i demoni (cfr. Lc 9,1), certamente essa, lungo la storia, dovrà pur incontrare casi che richiederanno l’esercizio di questo suo potere. Altrimenti, a che pro un tale potere?”.
Da anni ormai, questo frate nato a Canicattì (Ag) combatte contro il maligno… proprio lui, che lasciando il nome di Calogero Palilla, ricevette quello di fra Benigno! Non pensava – e lo confessa lui stesso – di fare l’esorcista. Giammai. Eppure “come non utilizzare il dono che il Signore ha fatto alla sua Chiesa quando ti trovi dinanzi a sofferenze che non possono non strapparti le lacrime, soprattutto quando ne sei spettatore?”. E poi fra Benigno aggiunge: “Sono mali e tormenti che a volte, pur sapendo che c’è una risposta e anche una soluzione, potrebbero indurre a chiederti il perché di una sofferenza, il perché di una sofferenza procurata dal diavolo”.
Da anni ormai, questo frate nato a Canicattì (Ag) combatte contro il maligno… proprio lui, che lasciando il nome di Calogero Palilla, ricevette quello di fra Benigno! Non pensava – e lo confessa lui stesso – di fare l’esorcista. Giammai. Eppure “come non utilizzare il dono che il Signore ha fatto alla sua Chiesa quando ti trovi dinanzi a sofferenze che non possono non strapparti le lacrime, soprattutto quando ne sei spettatore?”. E poi fra Benigno aggiunge: “Sono mali e tormenti che a volte, pur sapendo che c’è una risposta e anche una soluzione, potrebbero indurre a chiederti il perché di una sofferenza, il perché di una sofferenza procurata dal diavolo”.
Perché Fra Benigno racconta di supplizi e strazi terribili. “Nella mia esperienza di esorcista mi son trovato, a volte, di fronte a persone che soffrivano molto – scrive nel libro dal titolo “Il diavolo esiste, io l’ho incontrato” – soffrivano a causa di dolori in diverse parti del loro corpo, che non trovavano spiegazione alcuna da un punto di vista medico. Soffrivano per pugni e bastonate, invisibili ma reali, che lasciavano lividi. Soffrivano per croci, graffi, tagli profondi e scritte sanguinanti sul loro corpo. Soffrivano per un fenomeno di paralisi, che andava e veniva. Soffrivano perché, a volte, si sentivano immobilizzate sul letto e costrette a subire rapporti sessuali da parte di una realtà invisibile. Soffrivano, perché trovavano difficoltà a partecipare alla Santa Messa, rimanendo bloccate senza poter camminare, quando si alzavano per andare a prendere il Corpo di Gesù nella Comunione. Soffrivano per quel sapore molto sgradevole dell’Ostia consacrata e per la difficoltà che avevano di deglutirla, ma soprattutto perché a volte erano costrette a sputarla”.
“Casi patologici?” – chiediamo a Fra Benigno. “Accadeva intanto che, iniziando a pregare su di loro, entrassero subito in trance – risponde – e, in esse, emergesse un’altra personalità”. “Sdoppiamento di personalità?”, continuiamo. “A me non sembra – dice Fra Benigno – quell'avversione al sacro in persone impegnate nella vita cristiana, avversione che si manifestava quando dovevano fare la Comunione o quando io accostavo sul loro corpo o il crocifisso o la Bibbia o una reliquia di un santo, o le aspergevo con acqua benedetta o imponevo loro le mani invocando lo Spirito Santo; soprattutto quelle risposte lucide e profonde che andavano al di là delle loro conoscenze teologiche: tutto questo mi induceva a pensare di trovarmi a che fare con quella presenza malefica, di cui parla la Bibbia, la quale causava loro quelle sofferenze sopra riportate. Una conferma l’avevo, poi, nel fatto che con le preghiere di esorcismo tutto si normalizzava e le persone risultavano liberate e guarite, senza che avessero assunto farmaci o si fossero sottoposte a trattamento psicoterapeutico o, comunque, avendo sospeso le cure diversi anni prima che avvenisse la loro liberazione e la loro conseguente guarigione”.
Ma il confine tra possessioni diaboliche e patologie è davvero sottile. “In 10 mesi ho ricevuto richieste per 750 appuntamenti: tutti volevano un esorcismo, ma solo una dozzina o poco più ne aveva bisogno”. Sono i dati stessi forniti da Fra Benigno a dare la cifra di quanto diffusa sia la paura e, allo stesso tempo, la moda del diavolo.
A questo punto, però, sorge spontanea una domanda. E se la pone anche lo stesso esorcista. “Ma se la liberazione, e la conseguente guarigione, è stata opera non da un effetto placebo, ma dell’intervento di Dio, di Dio che si dice essere onnipotente, perché, allora, è stato necessario tutto quel tempo per giungere alla liberazione e alla conseguente guarigione?”. Per una guarigione, una liberazione completa, infatti, possono trascorrere anche due o tre anni. “Io non conosco le ragioni di questo ritardo. So solamente, a livello teorico, che esse possono essere diverse – dice ancora nel testo del libro che uscirà tra il 15 e il 20 Febbraio prossimi, ed. Paoline.
Una prima ragione potrebbe essere la non sufficiente collaborazione del paziente attraverso un cammino di conversione.
Una seconda – aggiunge Fra Benigno – il fatto che nel paziente o nei familiari manchi una fede sufficiente. Gesù l’ha esigita sempre prima di compiere un miracolo di guarigione o di liberazione: “Tutto è possibile a chi crede” (Mc 9,23), diceva. La risposta a volte era questa: “Signore, credo, aiutami nella mia incredulità” (Mc 9,24).
Una terza ragione potrebbe essere il fatto che non ci sia sufficiente preghiera e non si digiuni. Gesù indicò i mezzi per ottenere la liberazione: “Certa specie di demoni – disse – non si può scacciare se non con la preghiera e il digiuno” (Mc 9,29; Mt 17,21). A non pregare e a non digiunare possono essere o chi è vittima dell’azione straordinaria del diavolo o l’esorcista o la Chiesa stessa – aggiunge Fra benigno – Sì, la Chiesa stessa! L’esorcista, infatti, opera in nome della Chiesa ed è la Chiesa che libera per quel potere ricevuto dal suo Signore. Per conseguenza, se dietro l’esorcista non c’è una Chiesa orante e penitente, una Chiesa, cioè, che non utilizza i mezzi proposti da Gesù per scacciare i demoni, i tempi di liberazione non possono che allungarsi. E non dovremmo dimenticare che la Chiesa sono tutti i fedeli: laici e chierici.
Una quarta ragione del ritardo della liberazione potrebbe essere il fatto che Dio ne voglia ricavare, così, un bene: un bene per il paziente; un bene anche per i parenti, i quali in occasione di questi eventi spiacevoli sono spesso indotti a iniziare un cammino di fede e di conversione; un bene, infine, per il mondo intero, dal momento che la sofferenza umana, da qualunque parte provenga, completa quello che manca alla passione di Gesù a favore dell’umanità (cfr. Col 1,24).
Tuttavia, se l’esorcismo non porta subito alla liberazione definitiva, esso, però, restringe sempre più il campo d’azione del diavolo o dei demoni”.
Una prima ragione potrebbe essere la non sufficiente collaborazione del paziente attraverso un cammino di conversione.
Una seconda – aggiunge Fra Benigno – il fatto che nel paziente o nei familiari manchi una fede sufficiente. Gesù l’ha esigita sempre prima di compiere un miracolo di guarigione o di liberazione: “Tutto è possibile a chi crede” (Mc 9,23), diceva. La risposta a volte era questa: “Signore, credo, aiutami nella mia incredulità” (Mc 9,24).
Una terza ragione potrebbe essere il fatto che non ci sia sufficiente preghiera e non si digiuni. Gesù indicò i mezzi per ottenere la liberazione: “Certa specie di demoni – disse – non si può scacciare se non con la preghiera e il digiuno” (Mc 9,29; Mt 17,21). A non pregare e a non digiunare possono essere o chi è vittima dell’azione straordinaria del diavolo o l’esorcista o la Chiesa stessa – aggiunge Fra benigno – Sì, la Chiesa stessa! L’esorcista, infatti, opera in nome della Chiesa ed è la Chiesa che libera per quel potere ricevuto dal suo Signore. Per conseguenza, se dietro l’esorcista non c’è una Chiesa orante e penitente, una Chiesa, cioè, che non utilizza i mezzi proposti da Gesù per scacciare i demoni, i tempi di liberazione non possono che allungarsi. E non dovremmo dimenticare che la Chiesa sono tutti i fedeli: laici e chierici.
Una quarta ragione del ritardo della liberazione potrebbe essere il fatto che Dio ne voglia ricavare, così, un bene: un bene per il paziente; un bene anche per i parenti, i quali in occasione di questi eventi spiacevoli sono spesso indotti a iniziare un cammino di fede e di conversione; un bene, infine, per il mondo intero, dal momento che la sofferenza umana, da qualunque parte provenga, completa quello che manca alla passione di Gesù a favore dell’umanità (cfr. Col 1,24).
Tuttavia, se l’esorcismo non porta subito alla liberazione definitiva, esso, però, restringe sempre più il campo d’azione del diavolo o dei demoni”.
Come fa il diavolo a scegliere le sue “vittime”? “Ci può essere una sofferenza che potrebbe essere frutto di una colpa personale – dice nel suo libro il frate minore – come l’adesione a sette sataniche, la partecipazione a riti satanici o a messe nere, una propria consacrazione a satana, un patto fatto con lui, una partecipazione a sedute spiritiche, l’ascolto di musica di rock satanico, il ricorso a maghi, streghe, chiromanti, fattucchieri, medium, chiaroveggenti e cartomanti (mi riferisco a quelli veri, pochi in verità, non agli imbroglioni!), cose tutte che sono come delle finestre aperte, che possono consentire al diavolo e ai demoni di entrare nella sfera della vita di una persona”. Ma Fra Benigno sottolinea con forza: “l’importante è ricordare che dove c’è sofferenza, non sempre c’è anche colpa”.
Sentir parlare del maligno, delle sue azioni devastanti, della difficoltà nel tenergli testa ed avere la meglio, ci riportano in mente scene di film che fanno ormai parte della storia del cinema e della nostra inquietudine. Storie che ci creano disagio, imbarazzo e spesso anche paura. E sono solo finzioni sceniche! Come fa un uomo di Dio a non vacillare dinanzi a tutto ciò? A non cadere nel pessimismo, o quanto meno in una sorta di tristezza? Fra Benigno ci stupisce e ci ammaestra. “La constatazione, nella mia attività esorcistica, delle liberazioni e delle conseguenti guarigioni mi ha indotto, spesso, a lodare e benedire il Signore, a ringraziarlo per aver dato alla Chiesa potere e potestà su tutti i demoni, come pure potere di scacciarli. Mi ha indotto, anche, a scrivere questo libro, che vuole essere il racconto di quei prodigi, che il Signore ha compiuto attraverso gli esorcismi da me fatti.
“Dite i suoi prodigi”: è, questa, la raccomandazione del Salmista (Sal 95 [96],3), raccomandazione che volentieri ho accolto”. Leggendo “Il diavolo esiste, io l’ho incontrato”, è evidente il frate minore fa della sue esperienza una vera e propria preghiera, quasi un salmo. “Queste pagine – dice – vogliono narrare lo splendore della gloria di Dio. Vogliono dire la stupenda sua potenza. Vogliono parlare della sua grandezza. Gloria, potenza e grandezza, che si sono manifestate, appunto, durante gli esorcismi. L’ho constatato con i miei occhi e, per conseguenza, sento di gridarlo con profonda convinzione: “La destra del Signore ha fatto meraviglie”.
Queste pagine ne sono una testimonianza. Leggendole, non potremo non concludere che il Signore è veramente grande, che egli è degno di ogni lode e che la sua grandezza non si può misurare"
“Dite i suoi prodigi”: è, questa, la raccomandazione del Salmista (Sal 95 [96],3), raccomandazione che volentieri ho accolto”. Leggendo “Il diavolo esiste, io l’ho incontrato”, è evidente il frate minore fa della sue esperienza una vera e propria preghiera, quasi un salmo. “Queste pagine – dice – vogliono narrare lo splendore della gloria di Dio. Vogliono dire la stupenda sua potenza. Vogliono parlare della sua grandezza. Gloria, potenza e grandezza, che si sono manifestate, appunto, durante gli esorcismi. L’ho constatato con i miei occhi e, per conseguenza, sento di gridarlo con profonda convinzione: “La destra del Signore ha fatto meraviglie”.
Queste pagine ne sono una testimonianza. Leggendole, non potremo non concludere che il Signore è veramente grande, che egli è degno di ogni lode e che la sua grandezza non si può misurare"
Tratto da: Assoc. Gruppo di Preghiera Maria Immacolata
Mia sorella Bonfardino e venuta tante volte ma non e ancora stata liberata ed e una persona che soffre sicuramente lei e un bravo esorcista mia sorella aveva bisogno di un aiuto in più che solo lei padre la può aiutare cordiali saluti.
RispondiEliminaCara Nadia, purtroppo oranti di strada non è in comunicazione con Fra' Benigno Palilla.
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